28.

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Questa mattina Cristian mi ha accompagnato all'università, durante la pausa pranzo è venuto a trovarmi in biblioteca mentre stavo studiando ed ora mi ha riportato a casa. Non è nemmeno sceso dall'auto perchè doveva andare a lavoro.
Mentre sto infilando la chiave nel portone, quest'ultimo si apre di scatto e per poco non mi fa cadere in avanti.
"Mi devi aiutare." Dice allarmato Andrea mentre rigira tra le mani le chiavi.
"Cosa succede?"
"Devo comprare un regalo di compleanno a mia madre, ma sono un disastro con i regali." Esce richiudendosi il portone alle spalle e afferrando la mia mano.
"Non posso, devo studiare, scusami."
"Ti prego, sono nella merda." Inizia a trascinarmi verso la sua moto ed il mio sguardo cade sulle nostre dita intrecciate.
"Quando è il compleanno?" Domando.
"Oggi!" Esclama lui passandomi il casco.
Oggi? Ha veramente atteso il giorno del compleanno per comprare il regalo?
Mentre sto temporeggiando rigirandomi il casco tra le mani lui mi guarda con degli occhi che pregano e a cui non posso dire di no.
"E va bene." Sbuffo salendo ed allacciandomi il casco mentre lui ha già messo in moto ed è partito.


"Non puoi regalare a tua madre una crema antirughe!" Esclamo io prendendogliela dalle mani con la forza.
"Perchè no? Ha le rughe quindi le serve." Dice con nonchalanche.
"Non puoi darle della vecchia il giorno del suo compleanno!" Giro a vuoto nel negozio per cercare lo scaffale da cui ha preso questa crema.
"Non capisco..." mi segue durante tutto il tragitto.
"Andrè." Appoggio la crema in un posto a caso "Puoi regalarle un profumo, ma non una crema antirughe!"
Mette il broncio come un bambino e poi inizia a vagare per il negozio con le mani incrociate dietro la schiena.
È buffo. Sembra uno di quei vecchietti che osservano i cantieri.
Afferra trucchi o pennelli a caso e li osserva come se fosse la prima volta che li vede, legge le istruzioni dietro le confezioni e poi, stufo di questa situzione, infila le mani nelle tasche dei jeans e mi guarda.
Ho capito, devo intervenire.
"Tua madre si trucca?" Domando avvicinandomi.
"Si."
"Perfetto. Lascia fare a me."
Afferro una palette dai toni caldi e un rossetto nude. È stato più semplice del previsto.
Glieli consegno nelle mani e lo spintono verso la cassa. È impressionante come i maschi siano così inadatti in luoghi come questi, come dei pesci fuori d'acqua.
Esce dal negozio con un bel pacchetto e tutto sorridente mi ringrazia.
Guardo l'ora sullo schermo del mio telefono e mi accorgo che sono passate tre ore da quando siamo partiti, sono le sette.
Ecco perchè il mio stomaco sta brontolando.
"Mangiamo qualcosa?" Propone "Ti pago almeno la cena, per il servizio."
"Non credo di riuscir a rifiutare, ho una fame!" Esclamo e poi lo seguo tra le persone sparse tra le vie di milano.
Da bravi salutaristi ci siamo seduti in un Mc Donalds, io ho ordinato un Crispy Mc Bacon con delle patatine e lui un Gran Big Mc.
Per la fame che abbiamo ceniamo senza proferir parola, io lo osservo mentre mangia quel panino a due strati che se lo avessi mangiato io mi sarei sporcata tutta. Ci ho provato una volta a mangiarlo e ho solo brutti ricordi.
Invece lui riesce a mangiare anche un panino di un fast food con una singolare eleganza, con i gomiti appoggiati sul tavolino e gli occhi nocciola che ogni tanto danno un'occhiata in giro.
"Cosa c'è? Ho la bocca sporca?" Dice accorgendosi che lo sto fissando.
"Oh no..." dico afferrando una patatina.
"Tu invece si." Si passa la lingua sulle labbra e beve un sorso di coca-cola.
"Proprio qui." Allunga l'indice per indicare il lato destro della mia bocca, cerco di afferrare il tovagliolo ma ormai lui ha già appoggiato il pollice per pulire.
"Ecco fatto." Dice soddisfatto mentre io lo sto ancora fissando per questo piccolo gesto.
Un piccolo gesto che mi sta facendo brontolare lo stomaco.
E questa volta non credo che sia la fame.


Dopo aver mangiato ci siamo concessi una passeggiata, io ho visto degli stivaletti con il tacco molto belli ma anche molto costosi in un negozio , invece lui è stato gran parte del tempo appoggiato ai muri fuori dai negozi mentre io entravo.
Comunque non ho comprato nulla, devo risparmiare se quest'estate voglio fare una bella vacanza.
Così ora siamo seduti in Piazza del Duomo ed io mi sto stringendo nella giacca di pelle che mi ha dato una mezz'ora fa. Stranamente questa sera ha fatto più freddo del solito ed il mio giacchetto di jeans sopra al maglioncino non è bastato.
"Quindi con Cristian come va?" Domanda dopo diversi minuti di silenzio. Non credo che gli interessi veramente, lo ha chiesto solo per rompere il silenzio.
"Bene, non vogliamo bruciare le tappe, peró mi sta iniziando a piacere veramente." Dico guardandolo negli occhi e lui fa lo stesso.
"Bene, allora."
"Già."
Faccio oscillare le mie gambe e fingo di guardare altrove per l'imbarazzo che sta emergendo in questo momento.
"L'hai più rivista Veronica, sai, da quella sera?" Domando ripensando a quando, poche sere fa, ha infilato il dito nella piaga tirando fuori l'argomento del tradimento.
"Si, questa mattina." Estrae una sigaretta e l'accende.
"Ti piace? A lei, secondo me, piaci." Dico mantenendo lo sguardo verso terra osservando le mie Dr Martens che dondolano.
"Me ne sono accorto." Dice con una spavalderia che mi fa alzare gli occhi al cielo "A me non interessa, peró. È una bella ragazza, ma nulla di più."
"Se il mondo fosse cieco quanta gente riusciresti ad impressionare?"
"Come?" Si volta verso di me confuso ed io alzo lo sguardo.
"È una citazione di Bukowsky. Se il mondo non riuscisse a vedere la bellezza, tu riusciresti comunque ad impressionarlo?" Mi spiego e lui aspira nuovamente il fumo.
"Interessante." Ammette "Tu credo che ci riusciresti."
"Davvero lo pensi?" Domando sorpresa.
"Sì. La prima volta che ti ho vista non ho pensato che eri bella oppure sexy, ho pensato che eri carina. Inoltre mi stavi facendo girare le scatole perché non mi lasciavi quella cabina telefonica..." ripensa a ció con un sorriso "Nel corso del tempo peró mi sono accorto che sei speciale. Sei bella, ma questo viene dopo della tua personalità, del tuo carattere, della tua gentilezza..."
Lo sto guardando con uno stupido sorriso stampato in faccia come imbambolata.
Anche lui riuscirebbe ad impressionare il mondo.
Con la sua bellezza impressiona tutti sicuramente.
Peró è particolare. Molto particolare. Ed è anche un pregio.
Mentre sono immersa nei pensieri mi scivola la bottiglietta d'acqua dalle mani e cade a terra.
Mi chino a raccoglierla nello stesso istante di Andrea e me lo ritrovo a meno di un centimetro dal mio viso. Non schiodiamo i nostri sguardi per diversi secondi, poi peró i suoi occhi fissano per un attimo le mie labbra mentre io sono con il fiato sospeso. Passa la lingua sulle sue labbra e nel notare questo gesto mi sento vacillare. Si avvicina ancora di più e soffia l'aria gelida sul mio naso, mi guarda ancora negli occhi e poi sussurra: "Meglio tornare a casa."
Allontana il suo volto deglutendo ed anche io torno a respirare mentre annuisco.
Mi alzo e lo seguo a debita distanza perchè cammina veloce.
Stava per baciarmi.
Com'è successo che siamo arrivati a quel punto?
Eravamo ad un passo dal baciarci.
Ma il guaio non è questo.
Il guaio è che un po' ci speravo.

Amatemi.

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