Apro gli occhi, sono in macchina, lato passeggero.
Guardo alla mia destra e posso vedere le vere condizioni di mio padre di quella notte.
È tutto sudato, ha gli occhi rossi che a malapena stanno aperti, ha macchie sulla camicia e sul cappotto come se si fosse rovesciato per sbaglio qualcosa addosso.
Puzza di alcool e sigarette.
La strada è vuota e lui esce dalla carreggiata molte volte.
«Papà.. ho sonno», d'un tratto sento la vocina di un bambino.
Mi blocco e mi si ferma anche il cuore.
Ho paura a girarmi poiché sento già una morsa nel petto.
Guardo lentamente dietro di me.
Un bambino di soli cinque anni è seduto senza cintura nei posti dietro.
Mio fratello.
«Papà!», si lamenta il piccolo.
«Eddy sta zitto, okay! Siamo quasi arrivati! Dio», risponde lui sgarbato.
Prende la bottiglia di fronte a me e ne beve un sorso guardando poco la strada.
Passa una macchina di fianco a noi che ci suona e lui gli mostra il dito medio sputando parolacce. Parole che dei bambini non dovrebbero sentire.
Io sono zitta, non faccio nulla, sto al mio posto anche se nel profondo so che tutto questo è sbagliato.
Dopo poco curviamo.
Straccia un rosso in un incrocio.
Un camion ci travolge.
Come ultima cosa, sento le urla di mio fratello, quella vocina stridula e piena di paura, rimbombarmi nella testa prima di cadere nel buio più profondo.

La ragazza nel Sottosopra (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora