Capitolo 11

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La principessa respirava lentamente e pesantemente, cercando di mantenere un contegno semplicemente esterno. Il consigliere la guardava con un ghigno che lei avrebbe volentieri fatto saltare in aria, si beffava di lei dentro di sé. Credeva di averla messa in trappola, credeva di averla sgamata e di potersi finalmete disfare di quel rompiscatole del suo maestro, addossandogli tutte le colpe.

<<Vi sbagliate consigliere, sono rimasta qui tutta la notte, i miei dolori mi hanno impedito di dormire ma non ritenevo opportuno disturbare un medico>> disse con calma e tenendo le spalle basse, parlando piano e respirando normalmente, come le aveva insegnato Rufus.
<<State dicendo che quella guardia mi ha mentito?>>
<<Dovreste assicurarvi meglio delle vostre fonti, vi mandano ad accusare persone intoccabili senza la minima prova>>

Fece un cenno di assenso, tentando di mantenere un sorriso gentile ed educato in viso, sperando di sembrare sottomesso alla volontà della principessa. Ma era palese che fingesse, sicuramente stava escogitando un modo per sbarazzardi di lei e del fratello.
Uscì dalla stanza di Aura, congedandosi con un inchino del capo. Aura si sedette sul bordo ai piedi del letto, pensando al pericolo appena scampato, ma era sicura che se si fosse fatta consigliare da Rufus non sarebbero caduti nelle trappole di quel figlio di buona donna.
Si alzò ed uscì dalla sua stanza, non voleva la calma, aveva assaggiato un’adrenalina insostenibile e ne voleva ancora, voleva confrontarsi con Anghel, voleva metterlo definitivamente al suo posto una volta per tutte.
Attraversando un corridoio, vide proprio Anghel tenera una guardia per il collo, magari era la guardia che gli aveva riferito del sup avvistamento. Si avvicinò per sentire cosa si dicevano, cercando si non fare rumore, tendendo alzato il vestito per non farlo strisciare sul marmo del pavimento.

<<Non mi importa chi te lo ha detto o se sia vero o meno, portami delle prove decenti su una possibile fuga della principessa Aura, qualsiasi cosa, o ti faccio squartare>>

La guardia annuì nervosamente, con gli occhi spalancati dalla paura e la bocca serrata, per poi correre via terrorizzato, lasciando da solo Anghel che se ne andò via di soppiatto.
Aura sentì una mano posarsi sulla sua spalla, subitò si irrigidì. Anghel se ne era andato da troppo poco, non poteva aver girato i due corridoi paralleli ed essere tornato indietro in pochi secondi. Si girò lentamente, fino a ritrovarsi schiacciata tra il muro e il corpo di Joseph. Lui era molto più alto, la sovrastava, guardando sempre fisso nei suoi occhi.

<<Principessa, che ci fate in giro da sola? Avevano detto che avevate dei dolori, non dovreste sforzarvi>>

Apprezzava che Joseph si preoccupasse per lei, era il migliore amico di lei e Vali, ma avrebbe apprezzato di più una preoccupazione non così imbarazzante. Aveva sempre ritenuto Joseph molto bello, lo aveva addirittura scelto come modello da disegnare quando Rufus chiese a lei e al fratello di scegliere un modello e disegnarlo secondo i canoni classici. Lo aveva imbarazzato e non poco: sentirsi chiedere dalla propria principessa, che aveva visto crescere e migliorare, ma pur sempre una bambina, di spogliarsi e sedersi su uno sgabello per lasciarsi ritrarre dal suo sguardo attento e da quello ancor più imbarazzato del fratello. Già, perché Vali non aveva detto nemmeno alla sorella di essere attratto dal suo stesso sesso, ma ne aveva avuto la prova quando, alla vista del corpo di Joseph era rimasto spiazzato, fu la sua prima eccitazione, quella sera raggiunse i picchi dell’olimpo pensando al corpo perfettamente proporzionato del ragazzo più grande, alle sue mani lisce e alle nervature che gli si vedevano sul collo quando si tendeva.
Non era però quello che gli aveva acceso la lampadina. La prima volta che era rimasto rapito da un ragazzo era stato un mese prima del ritratto: la prima volta che incontrò la contessina, l’altra proposta di matrimonio oltre la sorella, e suo fratello. Era letteralmente stato rapito dal contessino, lo aveva amato in ogni sua virgola, ogni sua sfumatura, ogni neo, e di quelli ne aveva un’intera mappa stellare. Ma era una battaglia persa, lui doveva tenere compagnia alla contessina, lui sembrava molto interessato ad Aura. A lui piacevano le bellezze femminili, se così non era allora era un ottimo attore.
Joseph non accennava a scollarsi, a giudicare dal suo sguardo attendeva una risposta, non se ne sarebbe andato senza. Lei non sapeva cosa rispondergli, non le piaceva mentire a chi voleva bene. Joseph iniziò a ridere, staccandosi da lei con qualche passo indietro.

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