Capitolo 61

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Aura scese con un salto da dove era seduta, atterrando con un ginocchio e un palmo piantati al suolo e guardando fisso verso il suo maestro, che continuava a tenere lo sguardo basso.

<<Ragazzi, se non vi spiace accompagnare i contessini dentro e seppellire i cadaveri, io e mio fratello vorremmo scambiare due chiacchiere con il nostro maestro>>

Vali, che aveva fremuto tanto per riabbracciare Cayl, adesso aveva solo l’immagine del corpo senza vita della madre in mente. Quando i ragazzi si allontanarono, Aura intimò a Rufus di iniziare a dare delle valide spiegazioni prima di essere picchiato. Non avrebbe mai pensato che il suo maestro, l’uomo che avrebbe voluto come nonno di suo figlio, fosse quello che più le aveva mentito.

<<Vostra madre iniziò il rituale da sola, sapevo quello che voleva fare, ma credevo di essere riuscito a persuaderla>> iniziò a spiegare, ripercorrendo quel giorno con voce sofferta <<Entrai in camera sua per darle la buonanotte, quando la vidi riversa per terra che sputava sangue>> non avrebbe volto far immaginare ai ragazzi una simile cosa, ma ormai era alle strette <<Intorno a lei c’era una folta nube di incenso, un cerchio di sale e delle candele, stava scrivendo qualcosa in una lingua arcaica nel suo sangue usando le dita>> poi un singhiozzo scosse il suo corpo <<Me la sono vista morire tra le braccia, l’ultima cosa che mi ha detto è stata “Cantala alla prossima notte senza luna per loro e io non sarò morta invano”>>

<<Le parole scritte nel suo sangue erano una maledizione per accrescere i nostri poteri?>> domandò Vali, Rufus annuì <<Hai fatto come ti aveva chiesto?>> annuì anche questa volta.

<<Perché ci hai tenuti all’oscuro di tutto, secondo te non avevamo il diritto di sapere?>> sbottò Aura, con le mani incrociate per tenerle ferme.

Aveva una gran voglia di spaccargli la faccia. Non lo incolpava della morte della madre, lui e Adaline avevano sempre detto di come fosse innamorata della magia, come sperimentasse sempre nuovi arcani, molti dei suoi libri che aveva portato con sé a Napoli li aveva rubati dalle stanze della madre. Lo incolpava di aver sempre mantenuto il silenzio su questo, di aver lasciato che incolpassero altri per tutta la vita.

<<Mentre moriva, vostra madre mi fece giurare di non essere mai io a dirvelo>> disse il maestro, abbassando nuovamente lo sguardo <<La amavo come una sorella>>

<<Aura, c’era qualcuno in casa quando sei entrata?>> chiese Uline, affacciata alla finestra del pian terreno a pochi passi da loro <<Abbiamo trovato una pozza di melma nera>>

<<Un demone oscuro, come si chiamavano?>> riflettè per ricordare <<Ah sì, un demongorv>>

<<Ti ha ferita per caso?>> chiese la rossa; Aura non capiva dove volesse arrivare, ma annuì, indicando un morso sull’avambraccio <<Spero che non sia così, ma potrebbe averti marchiata per attirare i suoi fratelli a te>

Quindi, quel demone che l’aveva morsa prima che lo decapitasse, era figlio della strega. Poteva anche averla morsa solo per attaccarla, poteva avere sete di sangue. Venne smentita da forti urla che provenivano dal giardino principale.

<<Aura, corri!>> le urla di Joseph arrivarono forti in quel momentaneo silenzio <<Abbiamo un problemino>>

Aura corse in direzione del problemino insieme a Joseph: un gruppo di circa venti Caini Orbi venuti al cancello della villa lui lo definiva ‘problemino’. Il gruppo si radunò tutto davanti al portone della casa, mentre quei mostri entravano. Era qualcosa di rivoltante, attraversavano le sbarre del cancello dividendo il loro corpo come fosse melma malleabile, semplice argilla, poi tornavano d’un pezzo. Avevano un odore nauseabondo. Ordinò a Rufus di portare dentro i contessini, tenerli al sicuro quanto più possibile. Ma Cayl non ascoltava, camminava con lo sguardo perso nel vuoto verso quel gruppo di mostri assassini. L’unico pensiero erano i corpi senza vita della sua famiglia, delle persone a cui voleva bene, che non era riuscito a proteggere. Vali gli corse dietro, ma uno di quei mastini lo aveva già agguantato. Per quanta rabbia e sete di vendetta potesse sentire, non era forte come voleva far credere ed era anche disarmato e ferito. Gli artigli di quella bestia gli si conficcarono nelle spalle, mentre emetteva gemiti di dolore e scalciava. Vali, Aura e Joseph intervennero: il principe per salvare l’amato, la principessa per salvare il fratello e il castano per aiutare la sua regina. La mira del biondo era notevolmente migliorata, ma non tirava una sfera di fuoco per paura di colpire Cayl, la bestia si parava proprio con il corpo del ragazzo. Quando stava per affondare i denti aguzzi nella carne dello stomaco del ragazzo per divorarlo, furono insieme fratello, sorella e fratello maggiore a colpire: i due principi sprigionarono dei fuochi in modo da fargli lasciare la presa e allontanarlo, Joseph lo colpì con una delle sue frecce benedette. Il mostro cadde all’indietro e il contessino corse subito da Vali. Il biondo avrebbe voluto ucciderlo o almeno rimproverarlo per essersi messo in pericolo in quel modo stupido, ma adesso quei mostri stavano iniziando ad accerchiarli ed erano sicuramente molto più arrabbiati. Vali lo spinse solo ad entrare in casa con Rufus e sua sorella. Il ragazzo ebbe giusto il tempo di rifugiarsi con tutti gli altri sotto il portico, quando i mostri accerchiarono i tre. “Fuori uno, ne mancano diciannove” pensarono Aura e Joseph guardandosi.

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