Capitolo 69

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Il calore piacevole di agosto si faceva sentire, la brezza leggera e tiepida del mezzogiorno le colpiva le spalle, lasciate scoperte dal vestito. Adaline stava giocando con i suoi capelli, creando con le sue abili dita e la sua mente fantasiosa un’acconciatura he esaltasse la bellezza della ragazza e la natura ribelle dei suoi capelli. Le cioche anteriori erano state tirate morbide dietro e unite da un nastrino viola, la chioma addobbata da decine di piccole violette che Rufus aveva colto nei guardini reali. Il vestito glielo aveva cucito Adaline: un abito dalla gonna ampia e dal corpetto stretto di tonalità diverse di viola; un nastro cucito a forma di V sul suo ventre, ad evidenziare la fine del corsetto e l’inizio della gonna, argentato; scarpe alte di qualche centimetro e dalla punta arrotondata, con un cinturino che abbracciava la caviglia, sempre argentate; Un mantello fatto di pelliccia di lupo grigio che era stato trattato per brillare. I gioielli non erano stati ritenuti necessari, tranne quel braccialetto in legno. La corona doveva essere l’unico gioiello protagonista della giornata. Rufus era stato vestito come un vero principe, con un completo nero e una coroncina di foglie d’alloro dipinte d’oro sul capo.

<<Ricordo quando siete nata, eravate così capricciosa, la prima ad uscire e il primo urlo assordante>> rammentò, mentre dava gli ultimi ritocchi alla ragazza <<E siete diventata sempre più capricciosa con gli anni, volevate solo Joseph a tenervi compagnia, solo lui poteva darvi da mangiare, solo lui poteva svegliarvi o rimanevate nel letto, solo lui poteva portarvi a dormire o avreste corso per tutto il corridoio anche in piena notte>> disse ridendo, ricordando quanto fosse tenero il legame tra il nipote e la ragazza <<Iniziaste ad essere più uniti e riservati quando voi avevate circa sei anni, non ne ho mai capito il perché>>

“Cairo, ecco il perché, ma non ricordarmelo proprio oggi Adaline” pensò la ragazza, mentre afferrava le spalle della donna per farla stare dritta sulla schiena. Aveva passato l’ultimo mese su quel vestito, era perfetto e non c’era bisogno di farsi venire la gobba o di stancarsi così per apportare altre modifiche e dettagli superflui. La guardò negli occhi e poi la abbracciò, sentendo la donna irrigidirsi emozionata prima di lasciarsi andare e stringere a sua volta la ragazza.

<<Oggi voi e il principe compite ventun’anni, sembra ieri che vi ho visto nascere e adesso regnate da eroi sulla Romania>> la donna piangeva dalla commozione, mentre Aura tratteneva le stesse lacrime per non rovinare il trucco che la donna le aveva applicato con tanta cura e fatica.

Bussarono alla porta, ma Adaline coprì fallimentarmente la regina con il suo corpo per non farla vedere, credendo che portasse male come vedere la sposa prima del matrimonio. Alla porta si affacciò Joseph, il che fece sospirare Adaline che credeva fosse il principe Vali. Il ragazzo entrò, chiudendo la porta e venendo investito dall’uragano Rufus che gli saltò in braccio urlando il suo nome. Adaline di fece da parte, mostrando al nipote la figura completa della ragazza. Il castano rimase a bocca spalancata e ad occhi sgranati: sembrava una dea, la sua bellissima e piccola dea. Le si avvicinò, appoggiandole le mani sui fianchi e osservandola in ogni dettaglio. Più la guardava e più la trovava stupenda. Mise a terra il piccolo per avvicinarsi a lei.

<<Sembri una dea>> le sussurrò, sfiorandole leggermente le spalle e poi la schiena coperta dal corsetto.

<<Non sbavare troppo, Joseph>> lo riprese sua zia, facendo ridacchiare Aura e arrossire lui.

<<Sono venuto a prendervi, vi aspettano tutti>>

Aura, tenendo per mano suo figlio, uscì dalla stanza, anticipata da Joseph che le teneva aperta la porta e seguita dalla sua levatrice. Vide uscire dalla porta adiacente suo fratello, che la affiancò porgendole il braccio per camminare insieme a lei. Portava i capelli composti e pettinati all’indietro, un farsetto blu chiaro e dei pantaloni neri che calzavano larghi sul suo corpo leggermente più minuto del dovuto, un copricapo nero con due piume dello stesso colore del farsetto  che teneva in una mano. Anche lui era stupendo, poteva già immaginare come Cayl avrebbe reagito vedendolo.

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