Capitolo 66

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Era il febbraio del 1476 quando Aura partì. Avrebbe visitato in segreto le prime città, controllate da pochi soldati perché vicine alla corte, per radunare quanti più ribelli possibili. Poi sarebbe passata ad ogni città del regno, irrompendo nelle città per liberarle dai soldati del re e dall’oppressione. Aveva deciso di lasciare il comando nelle mani di Vali, facendosi promettere che avrebbe ascoltato i consigli di Rufus e Mickey e che non si sarebbe fatto distrarre dell’ansia per lei e dall’amore per il contessino. Partì sola con Joseph; non poteva portare con sé troppi ribelli, ma se avesse tenuto lontano tutta la prima squadra per il tempo necessario avrebbe lasciato scoperti tutti i ribelli e i popolani, senza una guida o qualcuno che li aiutasse. Rufus e Vali erano tremendamente contrari, ma Joseph li aveva rassicurati più volte. “Se pure dovessi farmi ammazzare, lei tornerà da voi” questo gli aveva detto, per cercare di tranquillizzarli.

Pertirono di prima mattina, coprendo i propri volti e corpi con lunghi e ampi mantelli neri. Aura aveva camuffato la criniera di Milìta con la pece, per farla sembrare nera, come aveva fatto già molte volte in passato. Alla cavalla non piaceva, ma era necessario, come viaggare nei boschi e senza attirare l’attenzione.

Mentre cavalcavano non si erano detti una parola, il rumore degli zoccoli e quello forte vento che si abbatteva diretto su di loro copriva anche il rumore dei loro pensieri. Mickey gli aveva fornito una lista delle prime cinque città da visitare e da chi andare per trovare subito i ribelli. Solitamente la prima di queste città sarebbe a meno di due ore a cavallo ma, potendo percorrere solo boschi e paludi, ci avevano messo tutto il giorno per arrivare ad accamparsi fuori dalla prima città indicatagli. Avevano trovato un luogo adatto per passare la notte, la mattina seguente sarebbero entrati in città. Non mangiarono quella notte, l’ansia era stata troppa e il cibo era troppo poco per usarlo subito. Stettero solo per un po’ vicino al fuoco, abbracciati, come fossero vecchi amanti. La loro scusa era ristorarsi dall’umidità delle paludi e asciugarsi dal poco di pioggia presa, ma in realtà avevano soltanto bisogno di contatto umano.

<<Perché lo stai facendo?>> chiese dal nulla Joseph.

<<In che senso, che starei facendo?>>

<<Hai rinunciato a tutto, hai persino dannato l’anima, rischi di morire solo respirando e adesso affronti un viaggio di questa portata>> elencò lui, fissando il fuoco mentre ardeva <<Dici che lo fai per il popolo, ma perché non aspettare che tu o Vali veniste incoronati?>>

<<Tu aspetteresti senza far niente, nella tranquillità e nel lusso di un palazzo, mentre altre persone a pochi passi soffrono l’inferno?>> per lui era più che convincente, conosceva Aura e sapeva che ciò che diceva non solo aveva senso ma era anche l’unica cosa che avrebbe fatto <<Loro sono un pezzo di me e io sono quella che tutti conoscono perché sono a pezzi, ed ogni pezzo mi completa; un mosaico non verrà mai bene senza tutti i pezzi, ne puoi capire la figura, ma intero ha sempre un altro aspetto>>

<<A volte sei talmente convincente, intelligente ed astratta che non riesco a credere che ti sia innamorata di quel coglione di Yar>> disse, mentre la stringeva ancor di più a sé <<Perché ci sei tornata insieme, dopo nemmeno un mese poi?>>

<<Credevo che meritassimo una seconda possibilità>> si strinse nella sua giacca, più per la domanda che per il freddo <<In quel periodo eravamo tutti molto scossi, frustrati per le continue missioni e le novità in pochi giorni erano state troppe>>

<<Se non fosse stato Yar, se fosse stato un altro ragazzo con una tua cara amica, le avresti detto di dargli una seconda possibilità?>>

<<Non lo so>> rispose sinceramente, voltandosi a guardarlo negli occhi.

La conversazione terminò lì, erano entrambi stanchi e desiderosi di dormire. Joseph cercò di spegnere il piccolo fuoco con la sua giacca, ma riuscì solo a bruciacchiarne un angolo. Aura si divertiva a vedere i tentativi del ragazzo fallire miseramente, finchè non decise che erano entrambi distrutti e che magari era ora di aiutarlo. Con uno schiocco di dita e un lampo negli occhi, un piccola nuvolette comparve sul fuoco e lo spense con la sua pioggia. Joseph avrebbe voluto replicare che magari l’aiuto sarebbe stato gradito un po’ prima, ma era esausto. Caddero nelle braccia di Morfeo l’uno tra le braccia dell’altro, in un caloroso gesto di affetto reciproco.

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