Capitolo 45

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<<No, vi prego, continuate>> imbeccò la strega dagli occhi dorati <<Adoro sentire i discorsi di speranza, prima di nutrirmi di ogni singolo sogno che possiate fare>>

L'odore di morte che la donna portava con se aveva fatto sbizzarrire il cavallo, tanto che la ragazza era stata costretta a scendere e a farlo portare via da Marcello. Gli occhi viola della principessa venivano penetrati dall'oro di quelli della strega, la metteva in soggezione quello sguardo, quella presenza. Aura respirava pesantemente, sembrava che si stesse svegliando da un incubo orribile, come ogni notte. La donna fece un passo in avanti, poi un altro. La riccia mora poteva sentire il rumore dei passi sincronizzati: i ribelli avevano fatto un passo indietro. Avrebbe voluto urlare a tutti di non avere paura di quella donna, che sarebbe morta prima lei pur di far in modo che non toccasse loro. Si guardò intorno, solo Joseph era rimasto accanto a lei, gli altri erano tutti una linea più indietro. Incrociò lo sguardo con Yar, era davvero delusa. Lui abbassò subito il capo.

<<Tu e il tuo amico non avete paura, principessa?>> parlò l'essere, inclinando il capo lateralmente <<La sento, la vostra paura è così buona, ma il bel cavaliere resta al fianco della sua adorata>>

La strega camminò fino a pochi passi da Joseph, continuando ad incedere verso di lui. Aura avanzò per porsi davanti al ragazzo, aveva l'istinto di proteggere il castano così come avrebbe fatto con Vali. La donna le rivolse uno sguardo infastidito e, con un colpo di mano, sprigionò una ventata gelida che colpì la ragazza in pieno petto, scaraventandola contro un albero. Il colpo fu talmente violento che il tronco spesso della pianta si incrinò. Lei aveva gli occhi socchiusi, il capo calato da un lato, perdeva sangue dalla testa. Joseph stava per correre da lei, ma venne bloccato dalle dita ossute e dalle unghie lunghe e ingiallite della strega, che gli afferrarono il mento con una forza sovrumana. Quella stretta faceva male, il ragazzo gemette lievemente di dolore, ma cercò comunque di liberarsi per correre dalla ragazza ancora priva di sensi sotto l'albero. Purtroppo non ci riusciva, quell'essere era troppo forte. Guardò supplicante Uline, sperava che capisse dal suo sguardo che voleva che andasse subito da Aura, senza pensare a lui. La rossa ricambiò lo sguardo, preoccupata e spaventata. Mentre stringeva i denti, dato che la strega aveva stretto la presa, guardava Yar come un traditore. Lui e Aura si amavano, anche se il loro rapporto sembrava andare in tilt ultimamente, non poteva credere che i dubbi fossero più forti di ciò che provava per lei. Era iniziato tutto per un capriccio così stupido rischiavano di perdere qualcosa di così bello.

<<Un faccino così carino, è un vero peccato che debba ucciderti>> disse, sollevando il ragazzo di peso, fino a fargli staccare i piedi da terra di qualche centimetro <<Ma purtroppo gli ordini sono ordini>> pronunciò con una vocina smielata da rauca.

La mano gelida scese dal mento al collo, ricoprendo il pomo d'adamo del ragazzo. La stretta si fece più forte, ancora e ancora. Mentre veniva soffocato, Joseph guardava Uline che camminava tra la folla per raggiungere Aura senza farsi notare dalla strega. Pregava che la raggiungesse in tempo per salvarla, pregava chiunque lo stesse ascoltando. Come se ci fosse qualcun altro e , pure se ci fosse, come se a quel qualcuno importasse se moriva una persona in più, anche se importante come Aura. Il dolore stava crescendo, boccheggiava come un pesce fuor d'acqua. Il suo volto si sbiancò, gli occhi socchiusi parevano bianchi. Fece un rantolo gutturale, proprio nel momento in cui Uline raggiunse Aura.

Fu tutto un attimo, mentre un pugnale dalla lama argentea e il manico rosso rubino fendette l'aria e colpì in pieno il polso stretto della strega, trapassandolo in modo da far vedere la punta dall'altra parte. La strega lasciò andare il ragazzo, che cadde a terra come un sacco di patate, lottando per riprendere aria. Lo sguardo glaciale della donna fissò il luccichio viola che le arrivò in risposta. Un mantello nero copriva totalmente la figura certamente femminile che aveva fatto il suo ingresso in scena calandosi dal cielo come un avvoltoio sulla preda. Non la si vedeva in volto, ma la sconosciuta si muoveva come se sapesse già perfettamente cosa stesse affrontando, come se non fosse la prima volta. Un nuovo soffio violento di bufera venne sprigionato, ma andò completamente a vuoto. La sconosciuta si accovacciò su un ginocchio, ponendo un braccio davanti al viso come per difendersi. Da esso si liberò subito uno scudo d'avorio che protesse tutto il suo corpo. Un altro pugnale, identico a quello di prima, si infilò nel lato destro del petto della strega, appena sopra il seno. La donna lanciò un urlo agghiacciante, acuto e rabbioso. Stava per colpire nuovamente la figura, quando un lampo di fuoco le colpì la mano, scottandola. Si voltarono tutti a vedere da dove era partito il colpo: il principe Vali era in piedi davanti alle mura, con il maestro al suo fianco. Il ragazzo, per la prima volta in tutta la sua vita, usava la magia per come gliel'avevano insegnata Rufus ed Aura. Si stagliava con sguardo e portamento deciso, fissando dritto la strega che aveva osato toccare sua sorella e il suo migliore amico. La strega sembrava indecisa se colpire l'incappucciata o il ragazzo. Un altro pugnale volò insieme ad un altro fuoco, entrambi colpirono lo stomaco della strega. Nel frattempo Uline aveva usato la sua magia per curare la ferita alla testa della principessa, che aveva appena ripreso i sensi. Vedeva suo fratello come un angelo, con la luce fioca che gli arrivava alle spalle. Poi ammirava la sua salvatrice, con un corpo estremamente sottile e ben formato, a tratti sembrava anche muscoloso. Le girava da morire la testa, sentiva che un altro svenimento stava per arrivare. La strega stava per colpire Vali, stavolta non con una sfuriata di vento ma con una specie di frusta infuocata. Ad Aura si illuminarono gli occhi di un viola acceso, che sarebbe stato perfettamente visibile anche al buio. Il suo corpo si mosse senza che la sua mente lo controllasse, fu solo lo spirito a darle l'impulso di proteggere la persona alla quale teneva di più. Si materializzò davanti alla frusta e prese il colpo destinato al fratello. Cadde dritta a terra, battendo la testa al suolo con un tonfo. Era cosciente, ma non sentiva più il proprio corpo e ne era felice, chissà che dolore atroce avrebbe provato se avesse fosse stata completamente attiva. Vali corse subito da lei, cadendo letteralmente sul corpo della sorella. Guardarla in quello stato era un colpo al cuore: il corpo troppo magro per la sua età, le labbra violacee, le guance senza il minimo segno del rossore tipico di una ragazza, il sangue che le macchiava i vestiti e i capelli. Dove aveva ricevuto la frustata era rimasto un segno rosso, la pelle era leggermente bruciata, sarebbe rimasto un segno evidente.

<<Prendi il mio posto>> disse al fratello, con un minimo filo di voce <<Guidali alla libertà>>

<<Scordatelo, tu non morirai, resterai con me>> disse sorridendole dolcemente, mentre una triste lacrima gli scendeva lungo la guancia, le labbra e il mento <<Non puoi lasciarmi proprio adesso che ti posso riabbracciare>>

Anche Joseph si era avviccinato alla ragazza, strisciando tra la polvere per poter tenere la mano alla riccia. Il cuore di entrambi batteva troppo forte, quasi stava per uscire dal petto.

<<Anche tu, anche tu vuoi dirmi che non morirò?>> chiese, guardando la sua bambina.

<<Ovvio, ma anche che ti voglio bene, la mia piccola sorellina>>

Le loro mani si strinsero, in uno spasmo di bisogno quasi vitale. In prima fila, accalcato agli altri nel guardare quello spettacolo osceno, c'era Yar, tremante tra rabbia e vergogna. Guardava la sua Aura sanguinare, respirare a tratti. Spintonò la strega di lato e corse su di lei, sedendosi quasi sul suo corpo. Le afferrò il volto gentilmente con entrambi i palmi, premendo forte le sue labbra su quelle bollenti della ragazza. Era un bacio bisognoso, come se il corvino volesse chiedere così il perdono della ragazza morente.

La strega aveva approfittato della confusione e dello shock dei presenti per scappare, rientrare nel perimetro delle mura e ordinare ai soldati non fuggiti di chiudere subito il cancello. Vali avrebbe voluto colpirla con tutta la magia che aveva in copro, spinto da rabbia e disperazione, ma la donna aveva iniziato a creare una barriera protettiva a linea con le mura, usando le sue ultime forze per sigillare quel posto. Non poteva più toccarla. Quella donna aveva colpito a morte sua sorella e adesso la passava liscia.

Urlò, urlò forte mentre vedeva gli occhi di sua sorella spegnersi. Il popolo, i ribelli, tutti quelli che prima la incitavano adesso la guardavano in silenzio. Vedevano tutte le loro speranze spegnersi insieme a lei.
La sconosciuta si avvicinò al corpo in silenzio, mentre esalava gli ultimi respiri. Le mani dei due amici erano ancora incollate, il ragazzo piangente era ancora attaccato alle sue labbra. Lei scostò il corvino, poi si avvicinò alle labbra della ragazza e respirò in simbiosi con lei. Il suo respiro entrò nella ragazza, come un serpente viola. Spalancò gli occhi d'improvviso e scattò a sedere, respirando affannosamente. A Vali sembrò cadere l'aria dalle labbra, il petto gli scese per il peso di cui si era appena liberato. Con Joseph successe la stessa cosa, il ragazzo saltò subito al collo della compagna, ringraziando infinite volte la sconosciuta incappucciata. Lei si alzò in piedi e scomparve con un balzo nel cielo, così com'era arrivata.

Aura si alzò, con tutti quelli intorno a lei al suo fianco. Guardò tutti quelli davanti a lei, con la testa che le girava. Vali aiutava la sorella a reggersi in piedi, Uline aiutava Joseph.

Yar continuava a piangere, aveva rischiato di perderla, rischiato di dirle addio nel modo peggiore che potesse esserci. Era quasi morta e l'ultima cosa che l'aveva sentito dire era che probabilmente lo aveva tradito con suo cugino, l'ultima cosa che l'aveva visto fare era provarci con l'amica per ripicca, come un bambino di dieci anni. Con le lacrime ringraziava quella sconosciuta che fosse ancora viva e che potesse ancora chiederle perdono, sia a lei che a Joseph. La guardava fisso, ma lei guardava i ribelli davanti a lei, come se si vergognasse di essere quasi morta. Quando si voltò a guardare il ragazzo, avrebbe voluto asciugargli le lacrime, ma era troppo debole.

<<Credo sia il momento di affrontare la Scelta>> disse solamente <<Devo farla il prima possibile, altrimenti sarà tutto inutile>>

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