Capitolo 36

13 3 1
                                    


Vali camminava per il lungo corridoio del palazzo reale, verso la sala del trono dove il re lo attendeva. Al suo fianco c’era Rufus, camminava un passo dietro di lui in modo da poterlo tenere sott’occhio. Era particolarmente legato al ragazzo, persino più di quanto lo fosse a sua sorella: lei non aveva bisogno di essere protetta e nemmeno lo voleva, era diventata una guerriera; lui era un intellettuale, ma non aveva mai vissuto o visto ciò per cui era passata lei, era fragile, doveva proteggerlo. Vali ed Aura erano come dei figli per lui, come tutti i figli c’è sempre quello che ha bisogno di maggiori attenzioni. Con lui aveva avuto il tempo, come un padre con suo figlio, Aura era sfuggente, già da quando era piccolissima.

<<Starà bene?>> chiese d’un tratto il principe, sussurrando le parole che furono a malapena sentite.

<<Adesso non è di lei che devi preoccuparti, Vali>>

<<Mi sudano le mani>>

<<Vorrei non dovertelo dire, ma pensa a come si comporterebbe Aura>> suggerì il maestro <<Senza la parte violenta>>

<<Senza violenza non sarebbe mia sorella>>

Un soldato aprì il portone della sala del trono, lasciando entrare il principe e il maestro nella sala ormai distrutta e malandata. La servitù si era ribellata quando erano iiziate le ribellioni cittadine, pochi anni prima. Alcuni erano stati uccisi, altri erano riusciti a scappare nel cuore della notte, dopo aver finto fedeltà per giorni. Si vedeva che nessuno puliva da anni. Vali si domandava come fosse sopravvissuto Anghel, sempre a caccia di domestiche da scopare o di batuffoli di polvere da eliminare. Man mano che avanzavano al principe saliva la temperatura corporea, aveva paura di fallire e deludere il suo maestro, il suo popolo, sua sorella.

<<Sire!>> il ragazzo e il suo accompagnatore chinarono il capo, costringendosi a mantenere un comportamento riverenziale.

<<Ho saputo che avevi una richiesta da farmi>> iniziò il re <<Parla!>>

Risentire la voce di quel verme dopo tanti anni fu come una coltellata in pieno petto per il giovane, mentre il maestro nascose un’espressione di disgusto con la testa bassa. Vali deglutì a fatica, poi prese un lungo respiro a pieni polmoni.

<<Maestà, vorrei chiedervi di rimandare la mia prova di due mesi per rispetto al lutto della nostra famiglia>>

<<Il fatto che tua sorella sia morta non vuol dire che la scelta non sia importante>>

<<Maestà, mia sorella aveva diritto quanto me di sostenere la sfida>> il principe di bloccò, capendo che si stava alterando <<Non dico di non volerla sostenere, solo di volerla rimandare>>

<<Tua sorella era una donna, le donne non possono governare senza un uomo>>

<<Mia sorella è morta!>> urlò in preda all’isteria <<Vi chiedo due mesi, non di più. Che fretta avete, non state mica morendo>>

Ci furono degli attimi di silenzio, il re e il principe si guardarono con rabbia ma non parlarono. Il re era certo che fosse stato il suo maestro a imbeccare il ragazzino contro di lui, non aveva mai avuto tutta questa spina dorsale. Anghel si avvicinò al re, abbassandosi per sussurrargli qualcosa.

<<Altezza, magari la richiesta del principe può andare a vostro vantaggio>> disse con voce maliziosa il consigliere <<Le persone penserebbero subito di farvi fuori e poi sbarazzarsi di lui se vostro figlio sostenesse adesso la prova>>

Ovviamente Anghel parlava per il proprio di bene: più la prova del principe veniva rimandata, più tempo aveva lui per trovare il cuore di Valva nascosto nel palazzo. Il principe avrebbe perso e, con la sorella morta, non ci sarebbero stati più altri eredi da far provare: avrebbe avuto campo libero.

The Power's choiceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora