Capitolo 41

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<<Ore di raccomandazioni e te ne torni con un braccio bucato>> disse Yar, a braccia conserte mentre se ne stava appoggiato alla porta <<Perché?>>

<<Anghel stava scappando>> tossì violentemente, ma non uscì sangue dalla sua bocca.

<<Gustav ha detto che starai bene, ma per qualche giorno dovrai tenere il breccio fermo e non stressarti>> riportò quelle raccomandazioni, che suonarono più come ordini, passando una pezza bagnata alla ragazza per rinfrescarsi il viso sudato.

<<Non stressarmi?>> sorrise la ragazza <<Come se fosse possibile, nella situazione in cui ci troviamo>>

<<Vuoi raccontarmi cos’è successo?>> si sedette accanto a lei sul letto <<Gli altri non hanno saputo dirmi molto>>

<<Che avrebbero dovuto dirti?>> chiese retoricamente lei <<Non c’erano quando ho inseguito Anghel>>

<<Peggio, non avresti dovuto allontanarti!>> la riprese lui, come alle volte faceva Rufus dopo qualche sua solita azione sconsiderata e dettata dalla paura <<Se fossi morta…>>

<<Non lo sono, Yar>> prese il volto del ragazzo tra le mani, appoggiando la sua fronte alla propria, poteva sentirlo digrignare i denti per trattenere le lacrime, tentativo miseramente fallito quando lei lo baciò.

All’inizio era un semplice bacio a stampo, solo per dire ad entrambi che erano vivi, che erano insieme, ma presto si trasformò in un bacio rude e appassionato, intenso e profondo, che entrambi volevano ancora trasformare in ben altro. Fu Yar, il responsabile del gruppo, a fermarsi e a bloccare anche lei. Non potevano, non mentre aveva il braccio in quelle condizioni.

<<Da quanto tempo è che non stiamo insieme?>> chiese lei, baciando ancora il ragazzo a fior di labbra.

<<Una settimana, credo>> rispose lui, tenendo le labbra schiuse e gli occhi serrati <<E ce ne vorrà ancora una per stare ancora insieme>>

<<I giorni sono diventati una settimana?>> chiese lei ridacchiando, mentre spingeva sul corpo del ragazzo per approfondire un altro bacio <<Per me possiamo anche adesso, basterà fare attenzione al braccio>>

<<Assolutamente no>> disse Gustav, irrompendo nella stanza con fasce pulite e acque di uno strano color bluastro <<Adesso tu esci e io le cambio il bendaggio>>

<<Perché dovrei uscire?>> chiese lui, alzandosi velocemente dal letto <<Se anche si dovesse spogliare, credi che non conosca il corpo della mia fidanzata>>

Fidanzata. A quella parola Aura sembrò pietrificarsi: la vedeva una cosa tanto seria? In quel modo si chiamano le proprie dame dopo una proposta matrimoniale andata in porto. Pensava a se avesse intenzione di farle una proposta tanto seria in quel momento a dir poco critico o se stesse semplicemente esagerando. Alla fine Gustav annuì svogliatamente, non aveva la minima voglia di mettersi a discutere con un ragazzo che si mostrava leggermente responsabile solo se si trattava della salute delle persone alle quali voleva bene: se voleva vedere la ferita della sua amata, lo avrebbe accontentato. Iniziò a togliere le bende, fino a mostrare il taglio: da una certa angolazione si poteva vedere dall’altra parte.

<<La ferita è ancora grave>> disse sottovoce il medico, più a sé stesso che ai due ragazzi.

<<Cos’è quella roba?>> chiese Aura, mentre il medico strizzava le bende nell’acqua blu che aveva portato.

<<Acque dell’Ikoruzo, una sorgente mistica orientale>>

<<Se è orientale cosa ci fa qui?>> chiese Yar.

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