Capitolo 24

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La grande casa dei Medici venne abbellita dei più sfarzosi colori, dei fiori più belli e profumati. C’erano persone ad ogni angolo, parlavano, discutevano, bevevano, mangiavano, alcune coppie ballavano in pista. Aura aveva indossato un abito viola scuro, con la gonna ampia e lunga, tanto da nascondere le scarpe nere, come i ricami del corsetto. Le spalline erano sottili, ma un velo nero le copriva le spalle. Aspettava qualcuno, ma non sapeva nemmeno lei chi fosse. Vali aveva indossato una veste azzurra con calzoni marrone scuro e scarponi del medesimo colore, Aura gli aveva dovuto sistemare i capelli, altrimenti sarebbe sceso come si era svegliato, un disastro. Erano entrati nella chiesa solo lui e Rufus, lei era rimasta fuori. Glielo aveva chiesto Lorenzo la notte prima, passata ad osservare le stelle come l’ultima volta. “Se vi vedrò, non riuscirò a scegliere lei”. Si sentiva profondamente in colpa, sia nei onfronti di Yar sia nei confronti di Clarice, anche se non la conosceva nemmeno. L’unica cosa giusta da fare era non entrare in quella chiesa. Una volta arrivati al ricevimento non si era avvicinata a Lorenzo, fu lui ad andare da lei, tormentando l’anello al suo dito.

<<Grazie>> disse a bassa voce il ragazzo <<Me lo hai reso più facile>>

<<Quella donna con l’abito celeste è la famosa Lucrezia?>> cambiò discorso, indicando una donna dai capelli scuri.

<<Si>> ammise il corvino, mantenendo la voce bassa <<Vieni, ti presento delle persone>>

Le prese la mano e la portò vicino ad un gruppo di persone che stavano discutendo di finanze e politica. Prima di lasciarsi trascinare lanciò un’occhiata al fratello, che non aveva lasciato nemmeno per un secondo il fianco del suo maestro. In quel gruppo c’erano delle persone che aveva conosciuto la sera prima: il filosofo Poliziano; i due Soderini, padre e figlio alleati di Lorenzo; Bianca, sua sorella.

<<Principessa Aura, lei è una mia cara amica, Lucrezia Donati>>

“Certo, cara amica, devi lavorare sul lessico Lorenzo” pensò, stringendo la mano della ragazza.

<<Lui è Guglielmo de’ Pazzi, il marito di mia sorella Bianca>>

“Ha buon gusto la ragazza” sorrise e strinse la mano anche a lui.

<<Lui è Sandro Botticelli, ti ho parlato di lui, ricordi?>> indicò un ragazzo che aveva visto anche la sera prima all’accoglienza.

<<Si, ricordo!>> affermò, allungando la mano per stringerla al pittore, che invece le baciò la mano inchinando il capo, in un gesto talmente galante che imbarazzò la principessa, guardandole sempre gli occhi viola.

<<Avete degli occhi meravigliosi>> disse un ragazzo dai tanti capelli mori <<Più unici che rari>>

<<Principessa, lui è Francesco de’ Pazzi, fratello di Guglielmo>>

Lorenzo le aveva presentato quell’uomo con la testa e lo sguardo basso, con tono diverso rispetto a prima, sembrava strano. Quel ragazzo la salutò con un gesto del capo, ridacchiando el corvino accanto a lei, poi si allontanò.

<<Perdonalo Lorenzo>> disse Guglielmo <<Sai che non è lui il problema>>

<<Già, alla fine Jacopo ci è riuscito, ha fatto in modo che mi odiasse>>

Aura non stava capendo niente di tutto quello che stava succedendo. Vedeva Lorenzo giù di morale, nel giorno del suo matrimonio, solo per aver visto per meno di due minuti uno sbruffone mezzo ubriaco.

<<Lorenzo, non credete che sia il momento di presentarmi vostra moglie?>>

Aura aveva cercato di riprendere Lorenzo, ma lui finse un sorriso, tornando subito ad avere uno sguardo triste e pensieroso, poi si spostarono lentamente verso un tavolo, dove sedevano la madre di Lorenzo, una donna dai capelli ricci di un rosso corposo e la sposa, ancora con il volto candido come quello di una bambina. Aura venne invitata a sedere dalla signora Medici prima ancora si essere vicina al tavolo.

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