Capitolo 58

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La mattina dopo, Vali svegliò Aura con delle dolci carezza sulla spalla. Aveva dimenticato quanto fosse bello vederla dormire, vedere il suo volto cambiare mille espressioni che di solito alla mattina non mostrava. Sembrava rilassata, l’attimo dopo singhiozzava dal pianto e quello dopo ancora rideva. Ma questo era normale, rispetto a tutto il resto almeno.

<<Sorellina>> chiamò il principe.

<<Siamo gemelli, testa bianca>> disse la ragazza mugolando, con la voce impastata dal sonno.

<<I miei capelli non sono bianchi>> si lamentò lui, pizzicandole il braccio.

<<Sono di un biondo vecchio>> replicò lei, stiracchiandosi.

<<Pensavo di andare da Cayl, ho rischiato di morire e non lo vedo da quando siamo andati da lui dopo la tua scelta>> aveva quello sguardo coccoloso che avrebbe potuto battere il musetto di un bambino.

<<Mi stai davvero chiedendo il permesso, Vali?>> rise la ragazza, alzando le sopracciglia <<Sono l’erede, mica la padrona del mondo>>

<<Lo so, non sono qui per chiederti il permesso>> disse il ragazzo, distogliendo lo sgardo imbarazzato <<Non voglio attraversare il bosco da solo>>

<<Il principe Vali, dotato di magia e di un’arma benedetta, ha paura di attraversare il bosco da solo?>> lo prese in giro, pizzicandogli ripetutamente un fianco, facendolo ridacchiare.

<<Se vado da solo do nell’occhio, tu mi hai detto di non destare sospetti>> fece spallucce <<Non potresti trovare una scusa per far venire qualcuno con me?>> chiese ancora con gli occhi da cucciolo.

<<Come faccio a dire di no a questi occhi>> affermò, scuotendo la testa in segno di resa <<Chiama Uline e Osvald, digli che dovete andare dai fassman per riferire della battaglia e dire loro di spargere la voce tra i nobili, ma con discrezione>>

Vali la abbracciò, mentre lei ancora cercava di abituarsi al fatto di essere sveglia. Se lo era detto più volte in quel periodo “Ho perso il privilegio di dormire”. Quando finalmente decise di averla soffocata abbastanza, si diresse verso la porta, ma lei lo chiamò.

<<Usa la scusa di andare a vedere se abbiamo dimenticato qualcosa l’altra volta per appartarti con lui>> suggerì sbadigliando.

<<Voglio solo vederlo>> ma il suo rossore sulle guance era evidente.

<<Certo>> disse sarcastica lei <<E io sono una monaca di clausura>>

Quando suo fratello finalmente uscì dalla stanza, la ragazza si tolse il lenzuolo di dosso, rivelando il suo corpo nudo. Rufus aveva dormito con lei per la rpima volta dopo tanto tempo; com’era dolce, dormiva ancora. Andò ad accarezzare le guanciotte paffute del bimbo, prima di vestirsi.

Uscì dalla stanza, Adaline dormiva sulla sedia a dondolo. La svegliò delicatamente, chiedendole di andare a riposare sul suo letto per stare con il piccolo Rufus. Appena aprì la porta, si trovò davanti Joseph, con un piatto con sopra una mela e una fettina di carne non identificata.

<<Stavo venendo a svegliarti>> disse il ragazzo.

“Avrebbe dovuto farlo Yar questo, ma è per questo che ti amo” pensò la ragazza, non intendendo amore nel modo in cui lo intendevano tutte le altre persone; tra lei e Joseph il legame era diverso.

<<Che carne sarebbe quella?>> chiese scettica, prendendo però la mela e addentandola, mentre si accomodavano al tavolino in legno.

<<Dei ragazzi sono stati interrotti da un cinghiale durante la guardia al secondo ingresso, ieri mattina>> raccontò il castano <<Pensavo che avessi bisogno di energie, non solo del solito respiro profondo e bicchiere di vino>>

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