Capitolo 62

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Joseph aveva girato tutta la casa per trovare Aura, anche se lei non voleva in alcun modo essere trovata. Si era nascosta in un box per cavalli, ma ci andava stretta per via delle ali, ingombranti anche da chiuse. Quando aprì la porta, vide ancora davanti a lui quello che Rufus aveva definito un emissario di morte. Il suo aspetto era terribile, ma era sempre Aura, anche se molto infondo. Aveva una ciotola piena di poltiglia azzurrognola, qalcosa che Uline aveva preparato con Gustav al rifugio e portato subito alla villa. Persino Vali e Yar avevano paura di andare a cercarla. Quando entrò nel box dovette stare attento a non farsi male con quelle grandi ali.

<<Uline e Gustav hanno fatto questo per voi, se vi girate ve lo metto>>

Il demone fece scivolare lo sguardo dalla faccia del ragazzo alla ciotola e viceversa, guardando scettica sia l’intruglio che il castano. Alzò un sopracciglio senza parlare, guardando la sostanza, poi si girò e spostò le ali in avanti per permettere al ragazzo di applicargli la poltiglia. Appena iniziò a spalmarla sul segno della bruciatura, sentì la pelle fredda del demone rilassarsi.

<<Non avere paura ragazzo, non mi fai niente>> disse il demone con la solita voce rauca.

<<Perché siete scappata?>> chiese, dalla sua voce traspariva soggezione <<Siete un demone, non dovreste temere degli umani, non dopo aver visto il vostro modo di cenare>>

<<La ragazza aveva visto come ci guardavano e se ne è voluta andare>> disse la donna, mentre girava di centottanta gradi la testa per vedere il lavoro del castano <<C’era quel corvino dagli occhi a punta, guardava come se fosse schifato>>

Joseph non continuò la conversazione, l’avrebbe continuata con Yar. Non pretendeva indifferenza davanti ad una figura così imponente e spaventosa, ma sotto c’era Aura e lui, se veramente l’amava come professava, non avrebbe dovuto comportarsi così.

<<Penso di aver finito>> disse il ragazzo <<Può tornare o dobbiamo aspettare?>>

Il demone lo guardò con un sorriso: “Umani, i loro legami sono il nostro occulto”, pensò. Annuì leggermente prima di emettere una grande luce implosiva. Joseph si coprì gli occhi per non accecarsi. Quando la luce si spense, il corpo di Aura era accasciato a terra, con i palmi a terra per cercare di sollevarsi. Il castano si precipitò subito ad aiutarla, alzandola da terra, mettendo un suo braccio sulle proprie spalle e facendo passare un braccio intorno alla sua vita, in modo da aiutarla a camminare. Il suo sguardo era perso nel vuoto, respirava pesantemente. Gettò un paio di volte lo sguardo sul marchio, che man mano si stava sbiadendo, creado vapore come da un pentolone d’acqua bollente. Mentre uscivano dalla stalla, Aura fermò Joseph staccandosi da lui e sedendosi sul gradino della porta. Prese il suo pugnale dallo stivale e lo fissò per un po’.

<<Se perdessi ancora il controllo, se dovessi non riuscire a guidare il demone, dovrai ammazzarmi>>

<<Non ce ne sarà bisogno, sono sicuro che riuscirai a tenere sempre il demone sotto controllo>> rispose lui, sedendosi accanto a lei.

<<Sai anche tu che non è così>>

<<Non mi chiedere di farlo, non ne sarei capace>>

<<Sei l’unico a cui possa chiederlo, di te mi fido e so che faresti la scelta più giusta, non la più egoista>>

<<Aura, ti prego…>>

Ma Aura aveva già iniziato ad incidere la lettera J sul suo palmo, quando terminò incise la lettera A su quello del ragazzo. Quando finì di dare sfogo al suo lato artistico, prese la mano sfregiata del ragazzo con la sua, facendo combaciare i tagli sanguinanti. Lei lo abbracciò, volendo sentire non solo il sangue, ma anche la sua reale presenza, perché lui per lei c’era sempre e questo lo sapeva.

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