Capitolo 48

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Yar entrò nella stanza in piena notte, quando anche la luna e le stelle dormivano. La portà cigolò, ma il rumore non svegliò i ragazzi addormentati. Barcollava talmente che doveva mantenersi allo stipite del letto. Aura dormiva sul letto con Uline, dava la mano a Vali, che dormiva sulla sedia accanto a lei. Joseph si era addormentato seduto sul davanzale della finestra chiusa, aveva il capo calato sul petto e il cappello a coprirgli il viso. Barcollò fin dove giaceva Aura, si inginocchiò di fianco a lei, annusando il profumo dei suoi capelli: sangue e polvere da sparo, il suo profumo preferito. Teneva gli occhi socchiusi, un sorriso ebete che mostrava chiaramente tutte le ore passate al bancone a bere. Accarezzò lievemente e con un dito il segno ancora gonfio e rosso sul labbro della ragazza, facendole emettere un respiro di fastidio. Appoggiò il capo sul ventre della principessa, sentendola respirare, sentendo i rumori dello stomaco che le urlava di mangiare. “Chissà da quanti giorni non metteva niente nello stomaco” fu l’ultima cosa che il corvino pensò, prima di perdere i sensi per il troppo alcool in circolo.

La mattina dopo, la prima a svegliarsi fu Aura, che si ritrovò il peso della testa del ragazzo sullo stomaco e la fioca luce del cielo bianco negli occhi. Accarezzò i capelli neri e spettinati del ragazzo, era sicura che sarebbe tornato prima del suo risveglio. Si chinò per annusargli la bocca, puzzava ancora di alcool. Si sbilanciò per controllare i pantaloni, il cinturone era ancora al suo posto, sistemato come lo aveva prima di uscire. Continuò ad accarezzargli i capelli con la mano sinistra, mentre teneva ancora con la destra la mano di Vali. A vederlo adesso, sembrava un bellissimo angelo caduto, così docile e tranquillo, totalmente diverso da come lo aveva visto il giorno prima. Fu dura, per la ragazza, non posare le proprie labbra sulle sue, ma era ancora arrabbiata con lui, non era di certo cosa che avrebbe dimenticato. Ma vederlo così calmo, gli sembrava impossibile che fosse la stessa persona.

<<Il vino veritas>> disse Uline, guardando negli occhi Aura.

<<Non era ubriaco ieri, quando sono successe quelle cose>> spiegò <<Lo era questa notte, quando è tornato, puzza ancora di alcool>>

<<Appunto, magari l’essere ubriaco gli ha fatto capire quanto avesse sbagliato in questi giorni>>

<<Lo spero>> sussurrò <<Non so se lo perdonerò questa volta, figuriamoci una prossima>>

<<Posso farti qualche domanda?>> la mora annuì <<Avete mai pensato di aver corso troppo, di esservi messi insieme troppo presto?>>

<<Ci sono donne che si sposano molto più giovani>>

<<Cos’hai provato la prima volta che lo hai visto nudo?>>

<<Avevo solo nove anni>> ma la rossa voleva saperlo lo stesso <<Pensavo a come fosse perfetto il suo corpo>>

<<Era il primo ragazzo che vedevi nudo, tralasciando Vali e Joseph>> affermò la rossa <<Potrebbe essere che tu non ti fossi innamorata di lui, ma che ne fossi solo attratta fisicamente>> colpì la ragazza <<Conosco questa sensazione, una passione che arde come un fuoco di paglia, all’inizio è qualcosa di travolgente, ma poi si spegne senza lasciare nulla>>

<<Pensi che sia meglio lasciarci?>>

<<No>> rispose la rossa <<Vedo come lui ti guarda, vedo come lo guardi tu, vorrei che Joseph guardasse me così>>

<<Anche tu gli interessi, ha solo avuto troppe delusioni per lasciarsi andare completamente>>

<<Quello che hai detto ieri, che ti faceva schifo, lo pensavi davvero?>>

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