Capitolo 42

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<<Nell'ultima casa in cui siamo stati abbiamo quasi buttato giù il cancello e qui vuoi bussare?>> chiese ironizzando il suo amante, capendo sempre di meno la ragazza con cui condivideva il letto.

<<Il ragazzo che vive qui avrebbe dovuto sposarmi, sua sorella era stata promessa a Vali in alternativa a me>>

<<Continuo a pensare che far sposare fratello e sorella sia disgustoso>> esordì Marcello, riprendendo la stessa cosa detta molti anni prima a Napoli <<Io non avrei mai potuto sposare mia sorella!>>

<<Tu hai una sorella?>> chiese Aura, non avendo mai sentito nominare e non avendo mai visto quella ragazza.

<<Si è sposata con un cavaliere della corona spagnola di stanza a Napoli, un anno prima che arrivaste voi>> ricordò il ragazzo <<Se ne è andata con lui in Spagna qualche settimana prima che accettassi il lavoro a Roma>>

<<Interessante>> disse lei, sorridendo maliziosamente al ragazzo <<Ora andiamo>>

Tirò la cordicella collegata a una campanella al di sopra del cancello, facendola risuonare in modo forte e chiaro. Dopo nemmeno un minuto arrivò un servo vestito di nero, con la testa china e lo sguardo sottomesso, impaurito da tutti quei ragazzi. Aura era davanti al gruppo, mostrò subito gli occhi all'uomo che si tirò indietro e fuggì subito in casa. Aura alzò gli occhi al cielo: aveva conosciuto il maggiordomo dei Fassman, non era di certo un cuor di leone. Ricordava la prima volta che aveva passeggiato con Cayl, sapeva dell'amore che provava suo fratello nei confronti del ragazzo, quindi si ritraeva se provava a prenderle la mano e camminava distaccata da lui. Erano entrambi pieni di imbarazzo, lui cercava di approcciarsi a lei solo perché quel pagliaccio del suo maggiordomo li seguiva a ruota. I genitori di Cayl volevano un buon matrimonio e volevano che il ragazzo facesse la sua parte, pur controvoglia, glielo aveva confessato lui stesso. Adesso era convinta che suo padre avesse approvato il matrimonio per togliersela da davanti. Dopo pochi minuti, vide un giovane alto, muscoloso e dai capelli castano scuro, arrivare a grandi falcate verso di loro. Si fermò a meno di un metro dal cancello, per ammirare gli occhi di Aura. Non la vedeva da molti anni, ma ricordava perfettamente il colore stravagante degli occhi della persona che gli aveva fatto passare tante notti insonni.

<<Aura!>> sussurrò, afferrando le sbarre del cancello e affacciandosi a loro come un carcerato <<Ci avevano detto che eri morta>>

<<Ci fai entrare, Cayl?>> chiese dolcemente, scatenando la gelosia di Yar, che subito voltò la testa dall'altra parte.

Il ragazzo aprì il cancello. Aura entrò per prima, seguita da tutto il branco. Yar guardò in un modo minaccioso il contessino, camminando molto vicino alla sua ragazza. Cayl non si disturbò nemmeno a chiudere il cancello, lo fece il maggiordomo appena vide Aura allontanarsi. Il ragazzo si affiancò alla riccia, camminando per il lungo sentiero all'aperto che riportava all'entrata della grande casa. Ai lati del sentiero i estendevano decine, o anche centinaia, di metri quadri di giardino. Non c'erano più alberi, né siepi, né statue o fontane. Erba vuota e scura.

<<Sono stata qui solo una volta, ma ricordo bene che non c'era un solo metro di giardino libero>> ricordò la ragazza, entrando nella magione mentre il ragazzo le teneva aperta la porta <<Adesso non c'è niente>>

<<I soldati hanno bruciato tutto, su ordine del re>>

<<Perché?>> chiese lei <<Il re sembrava ben disposto verso la tua famiglia>>

<<Un emissario da palazzo venne a comunicarci che, su ordine del re, i due matrimoni erano annullati>> raccontò <<Mio padre andò per chiedere spiegazioni>> la sua voce si incrinò e lei lo vide abbassare lo sguardo <<Arrivò un'orda di soldati, mia madre ed io ci barricammo in casa con la servitù>> respirava profondamente <<Rimasi a guardare dalla finestra mentre distruggevano tutto il giardino, alla fine lanciarono il corpo malmenato e sanguinante di mio padre all'entrata, come spazzatura: ci vollero due anni per farlo rimettere, ancora oggi farfuglia delle cose>> arrivarono davanti ad una porta <<Vi prego di non parlarne davanti a mia madre>>

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