Capitolo 22

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Era quasi mezzogiorno quando Marcello venne svegliato dai rumori molesti di Aura, presa dagli incubi. Prima di addormentarsi aveva visto albeggiare, i colori del cielo diventare dal blu al rosa al giallo, all’azzurro, mentre ripensava alla notte con Lorenzo. Che le stava succedendo? Perché sentiva calore se stava vicino a lui? Appena riuscì a prendere sonno, non per tranquillità, ma per stanchezza, iniziarono gli incubi. Sognò Yar. Lo sognò di spalle, ma sapeva che era lui, sentiva la sua voce avvelenata. Le diceva che lo aveva tradito, che lo aveva sostituito con quel Lorenzo, che lui la stava aspettando ma lei no, si era lasciata andare al primo che era arrivato. Lei poteva solo piangere: non riusciva a parlare, apriva bocca ma non emetteva suoni; cercava di avvicinarsi, ma sembrava non riuscire a muoversi. I suoi lamenti, i singhiozzi, avevano svegliato Marcello. Lei lo chiamava nel sonno, urlava il nome del ragazzino dagli occhi a punta con la voce rotta. Marcello non sapeva se svegliarla o no, non voleva che si spaventasse, ma era tardi, dovevano mettersi in viaggio, poi non poteva lasciarla in balia di quell’incubo, o di se stessa, perché non aveva ancora capito la differenza.

<<Principessa>> la chiamò, scuotendole la spalla leggermente <<Principessa Aura>>

Aura, immersa com’era nel sonno, non riusciva a sentirlo mentre la chiamava. L’incubo era cambiato, vedeva Anghel seduto sul trono del re, una donna al suo fianco, sul trono di sua madre, non l’aveva mai vista prima. Inginocchiati, sotto la lunga scalinata, c’erano Yar e Joseph, in catene e sporchi del loro sangue, rappreso intorno ai numerosi tagli. Anghel diceva che lei e suo fratello erano morti in un incidente nel viaggio di ritorno, Rufus con loro, quindi non c’era più un erede Maghiari, il trono era suo. Diceva che loro erano dei traditori del regno e che appartenevano al gruppo di ribelli e che sarebbero stati puniti con la morte per decapitazione. Un boia si sistemò per sferrare il colpo mortale con la sua scure, mentre due guardie tenevano il ragazzino fermo per le braccia. Lei urlava ma, come sempre, non riusciva ad emettere alcun suono.Chiuse gli occhi mentre il boia alzava la scure e urlò con tutta la voce che aveva in corpo, svegliandosi di soprassalto.

<<Principessa, ma vuje accussì me facite murì>> disse il ragazzo in dialetto, tanto dalla sorpresa e dallo spavento che si era preso.

Aura non aveva capito niente di quello che il ragazzo le aveva detto, parlava a stento la lingua che si bazzicava tra le città della penisola, figuriamoci se capiva il napoletano. Ma fu soprattutto la sensazione di paura e di angoscia a non farle capire niente, ci mise del tempo anche a capire che era sveglia, che quello era solo un incubo e che non era morto nessuno, almeno per il momento.

<<Era solo un incubo, principessa>> disse il ragazzo, una volta ripresosi dalla paura <<State tranquilla>> cercò di calmarla accarezzandole la schiena, ma sentì che tremava.

<<Io…io…>> si era presa uno spavento tale che non riusciva nemmeno più a parlare <<L’ho visto morire, ho visto mentre lo uccideva>>

<<Chi, chi uccideva chi?>> chiese lui visibilmente confuso.

<<Ho visto Anghel…>> iniziò a deglutire numerose volte con insistenza, manifestando un attacco di panico.

<<Respirate, calma>> disse lui, versandole un bicchiaere d’acqua e passandoglielo lentamente, quasi facendola bere lui <<Bevete piano>>

<<Ho visto Anghel seduto sul trono di Romania, con una donna seduta sul trono di mia madre, io quella donna non l’ho mai vista, come osa sedersi sul trono di mia madre, non è lei la regina>> disse tutto d’un fiato, ringhiando le ultime parole.

<<Non vi seguo, chi è Anghel?>>

<<Anghel è il consigliere reale>>

<<Era seduto sul trono, perché?>>

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