Ventiquattro

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Il silenzio regnava sovrano dentro quelle quattro mura d'ufficio, l'unico suono che ogni tanto si udiva erano le dita di uno sulla tastiera e la mano dell'altro sul mouse, o viceversa.

Jungkook liberò ben presto l'ufficio per dirigersi a pranzo, non avendo fatto colazione il suo stomaco bramava cibo più di ogni altra cosa. Jimin invece aveva di tutto per la testa tranne che il voler mangiare. Quella stessa mattina aveva preso in giro Seokjin per l'aver trovato il suo compagno tramite l'odore. Da quel momento stava pensando a quanto semplice fosse vivere da beta, sentire il profumo solo di chi siamo destinati, era così semplice.

Che cosa stava pensando, perché all'improvviso si interessava di accoppiamenti e d'amore? l'unico amore che poteva avere erano i modelli di abiti su cui doveva lavorare. Forse era proprio perché ora Jungkook sapeva di lui, magari inconsciamente voleva accoppiarsi per restare al sicuro, per essere coperto dal profumo del suo compagno, così da lasciare che Jungkook restasse lontano da lui.

La paura che gli albergava dentro era che quelle due persone che continuava a dividere fossero state la stessa. Jungkook, il suo compagno. Se quello corrispondeva al vero, molti suoi atteggiamenti si sarebbero spiegati. Il giorno della sfilata, quando lui stava avendo problemi con il suo calore e Jungkook sembrava avere lo stesso, quando ogni volta che incontrava il suo sguardo da lupo sentiva una stretta allo stomaco. Più ci pensava, meno riusciva a tranquillizzarsi, vedeva un bivio davanti a sé, il vivere perennemente come schiavetto di Jungkook per assicurarsi che nessuno scoprisse la verità oppure sedurlo, con il suo profumo, con il suo essere, per farlo diventare suo in un modo non troppo voluto.

A dirla tutta non voleva fare nessuna delle due cose. Quello che sapeva di poter fare però, era calmare Jungkook in ogni momento, gli sarebbe bastato guardarlo con un briciolo di paura negli occhi e lui sarebbe ceduto. Lo aveva fatto anche il giorno prima, quando era così arrabbiato da volerlo morto. Ma anche quello gli stringeva il cuore nella paura, perché se Jungkook avesse scoperto che lo faceva apposta, chissà cosa gli avrebbe fatto.

Voleva piangere, si sentiva frustrato, voleva scappare a casa e non farsi più vedere, ma anche facendo così Jungkook lo avrebbe rovinato. Lasciò un forte pugno sulla scrivania, convinto di liberare la sua frustrazione con la violenza, ma finì a farsi male da solo alla mano e abortì l'idea di farlo di nuovo. Decise di saltare il pranzo, dopo tutto aveva ancora in corpo la sua colazione con la crema, uscì dall'ufficio e scese i piani, fino ad arrivare all'atelier.

<<Buongiorno Signor Park!>> lo salutò calorosamente una sua coetanea intenta a lavorare su quella famosa gonna che avevano approvato entrambi nemmeno due giorni prima.

<<Buongiorno>> sorrise appena Jimin avvicinandosi ai modelli già terminati. Se quando aveva consentito all'unione pensava solo ai soldi, ora vedere quei capi così silenziosi e solo con qualche schizzo di colore gli dava il voltastomaco, Jungkook era riuscito ad infiltrarsi oltre che tra i suoi segreti anche sull'unica cosa che amava fare e per cui avrebbe dato la vita.

<<Sfilerò anche io quando questa collezione sarà pronta>> disse passandosi tra le dita le maniche di un completo per sentirne il tessuto.

<<Che bella notizia signor Park, come ai vecchi tempi!>> sorrise la donna continuando a cucire i punti segnati.

Jimin sorrise <<No, sfileremo tutti>>  concluse, includendo il suo peggior incubo, i loro segretari, i loro azionisti e anche il modello che si era portato lui stesso in azienda qualche giorno prima.

Qualche minuto dopo però, la calma di Jimin svanì perché dentro quell'atelier entrò Jungkook con la pancia piena e un sorriso a 32 denti.

<<Buongiorno signor Jeon>> salutò ancora la donna educatamente.

Jungkook sorrise <<Non dovresti saltare la pausa pranzo, vai a prendere qualcosa prima che sparisca tutto>> rispose dolcemente.

<<Volevo finire qui>>

<<Avrai tutto il pomeriggio, vai>> concluse facendo sorridere la donna e  seguendo con lo sguardo la sua figura saltellare contenta diretta verso la cucina.

<<Mi vuoi così tanto che mandi via le persone pur di starmi attaccato?>> chiese irritato Jimin portando d'istinto la sua mano a stringere la giacca che portava.

<<Oh Jimin>> sorrise Jungkook camminando nella sua direzione. <<Sappiamo entrambi che non è un caso se io sono venuto a scoprire di te>> dichiarò ancora, dopo aver premuto Jimin contro il muro.

<<Se per caso non ti fai i cazzi tuoi non è colpa mia>> ringhiò Jimin.

Jungkook si avvicinò a lui lentamente, ispirando quel poco che sentiva del suo profumo. <<So che senti il mio profumo Jimin>> a quella frase un'onda di profumo si addentrò velocemente dentro le sue narici facendogli sentire le gambe sul punto di sciogliersi. Jungkook proseguì la sua strada fino ad arrivare con il naso contro quello dell'altro, era combattuto, non sapeva se voleva fare davvero quello che stava pensando, ma per sapere se quello che aveva detto Taehyung era vero, doveva lasciare che il suo lupo esplorasse.

<<Jungkook... Ti prego>> supplicò Jimin cercando di sparire all'interno del muro, il profumo gli stava annebbiando il cervello, sentiva il calore del corpo di Jungkook anche se non era contro il suo, chiuse gli occhi.

Jungkook teneva la bocca leggermente schiusa <<Ascolta il tuo lupo, lo sento>> sorrise appena il moro, notando come Jimin stesse lottando per non cedergli. <<Vorrà dire che lo dirò io, baciami>>

Un brivido percorse tutta la schiena di Jimin <<Tutto ma questo no>> supplicò. Lo voleva, lo voleva fare, ma sentiva che sarebbe finito come la prima volta che era ceduto a se stesso. Soltanto che di sé stesso si fidava. Di lui no.

Jungkook sorrise un momento, gli faceva pena <<Non voglio minacciarti->> non riuscì a finire la frase che in un momento di pura pazzia Jimin gli prese con violenza il colletto per avvicinarlo a sé e azzerare la distanza che li separava, unendo le loro labbra.

Era una prova? Voleva sapere se effettivamente si trattava del destino che stava tanto odiando? Dopo aver sentito le labbra di Jungkook combaciare perfettamente con le sue, il suo cuore aveva iniziato a far male da tanto che batteva e il suo stomaco si stava rinchiudendo in un insieme di sensi di colpa e una felicità primitiva che non credeva di possedere.

𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora