Sedici

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Jimin si lasciò cadere a peso morto sulla sua comoda e morbida poltrona, aveva chiesto a Seokjin di fare una cosa, solo una. Cosa ci faceva Jungkook nel suo ufficio? Aveva scoperto tutto? Da quanto tempo era lì? Stava andando a dire a tutti quello che aveva scoperto? Jimin stava tremando, sentiva il fiato mancargli, la paura lo stava surclassando ogni secondo di più. Aveva troppe domande nella testa e troppe poche risposte. Era corso da Yoongi per salvarlo, aveva avuto paura di perderlo e in un attimo si era distrutto da solo.

Aprì velocemente il primo cassetto della sua scrivania, per un momento il suo cuore rallentò. I suoi medicinali erano impilati e messi come il solito, non c'era una virgola fuori posto, forse veramente non aveva toccato nulla, forse davvero era solo andato nel bagno.

Scattò in piedi come se improvvisamente la sedia fosse diventata la cosa più scomoda dell'intero universo e corse nel bagno. A differenza del suo cassetto però, il bagno era completamente smontato, tutto aperto, prodotti spostati, alcuni addirittura aperti, le sue piccole boccette di profumo erano quasi tutte finite e la sua essenza preferita si percepiva per tutto il bagno. Se quello era davvero la sola cosa che Jungkook aveva visto allora si poteva considerare salvo. Almeno per quella volta. 

Passò qualche ora, Jimin era chiuso dentro il suo ufficio, non aveva la minima intenzione di scendere e lasciare il suo ufficio di nuovo incustodito, aveva rischiato già tanto la prima volta e non si sarebbe lasciato trovare scoperto una seconda.

L'unica opzione che aveva per poter lasciare il suo ufficio era portare la maggior parte dei suoi medicinali in macchina o a casa per tenere quelli più importanti in tasca tutto il tempo, ma in ogni caso sarebbero stati troppi per viaggiare per tutta l'azienda con i farmaci in mano. 

Improvvisamente come un fulmine, la porta di Jimin si aprì mostrando la figura di Taehyung con un paio di carte in mano. 

<<Preferisco che si bussi per entrare nel mio ufficio>> disse aspro Jimin chiudendo rapidamente il cassetto. 

<<È importante>> sentenziò Taehyung poggiando le carte sulla sua scrivania. <<Jungkook ha già mandato confermato il nuovo nome dell'azienda e tre diversi giornali ci hanno chiesto di farvi fare uno shooting insieme>> disse serio indicando il punto dove avrebbe dovuto firmare. 

<<Uno shooting?>> chiese Jimin. 

<<Si, voi due, foto insieme e una piccola intervista per i media>> spiegò il ragazzo dai capelli argentei come fosse la cosa più semplice del mondo. 

<<Lo so cos'è uno shooting!>> rispose nuovamente acido <<Ma perché?>> 

<<Perché le persone vogliono sapere>> sorrise avvicinandosi alla porta <<Passerete il pomeriggio a farvi foto>> aprì la porta <<Vado ad avvisare anche Jungkook, Seokjin vi scorterà dal fotografo tra una decina di minuti, fatevi trovare davanti alla segreteria>> uscì. 

<<Tu non mi dai ordini!>> ringhiò ormai alla porta chiusa. 

Jimin odiava tante cose, odiava ancora di più quando qualcuno decideva prontamente di ignorarlo e quel Taehyung aveva deciso di farlo in modo troppo palese. Sospirò alzandosi dalla comoda poltrona e raccolse velocemente dal cassetto i medicinali di emergenza, aveva capito che stando vicino a Jungkook i suoi rischi aumentavano.

Si diresse fuori dall'ufficio e nell'esatto momento in cui chiuse la porta, il ragazzo a cui stava pensando, fin troppo a suo parere, gli si materializzò davanti.

<<Mostra la tua miglior faccia ai paparazzi qui fuori quando usciremo Park>> il sorriso di Jungkook era beffardo, malizioso e saccente. Jimin avrebbe di gran lunga voluto prenderlo a pugni pur di togliergli quel sorrisetto dal viso.

Seokjin aspettava i due CEO davanti alla segreteria del piano terra, mentre roteava tra le dita le chiavi della macchina. I due uscirono dall'ascensore con fare superiore, non solo perché ad entrambi ribolliva il sangue per essere chiamati come azienda unica, sia perché alcuni paparazzi avrebbero potuto vedere attraverso la porta in vetro e i due ci tenevano a venire bene nelle foto che avrebbero potuto scattare.

Il segretario di Jimin li seguì fuori dalla costruzione stando qualche passo dietro di loro, così da dare la libertà ai fotografi e infine li fece salire sui sedili posteriori dell'auto.

<<Hai portato il tuo miglior profilo Park?>> lo schernì il più alto allargando le gambe sul sedile giusto per occupare più spazio.

<<Spero di non offuscarti troppo, ma penso sarà inevitabile>> rispose il biondo di rimando preferendo appoggiarsi alla porta pur di stargli lontano.

<<Ne sei così sicuro? Ci sono così tanti omega lì che pagherebbero per avermi anche solo per una notte lo sai?>> alzò un sopracciglio.

Un brivido percorse la schiena di Jimin, era un piccolo tremolio che partiva dalla testa e finiva sulle dita dei suoi piedi. Era chiaro che Jungkook sapeva, non aveva mai scherzato con lui di certe cose, sentiva che aveva aperto quel maledetto cassetto, non aveva toccato niente ma aveva letto le descrizioni che riposavano sopra i tappi. Cercò di calmarsi e di non scoppiare a piangere lì su due piedi, avrebbe continuato la sua recita fino alla fine, a costo di negare il tutto anche con un coltello alla gola.

<<Solo per avere la certezza che io sono meglio Jeon>> sibilò Jimin freddo e malizioso, guardando il suo collega con un sopracciglio perversamente alzato. Questa volta fu Jungkook a sentire un brivido lungo tutta la sua spina dorsale, il solo pensiero che qualche omega che lo stimava tanto fosse stato per una notte nella camera da letto del suo rivale, soltanto per divertimento. Non aveva senso come ragionamento, non aveva motivo di essere infastidito, forse non sopportava il fatto che Jimin potesse avere sempre tutto più di lui.

<<Siamo arrivati>> dichiarò Seokjin svegliandolo ancora più inviperito di quella mattina, solo che questa volta non aveva idea di cosa lo aspettasse.

𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora