Quarantacinque

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La notte era profonda nella città di Tokyo, dove i due colleghi erano felicemente nel mondo dei sogni dopo un tempo indefinito. Chilometri lontano però, a Seoul, ben tre persone non riuscivano a chiudere occhio per i troppi pensieri che gli annebbiavano la mente.

Taehyung era seduto sul grande divano che occupava il soggiorno, si era fatto una tisana rilassante e stava analizzando una nuova serie TV che aveva deciso di iniziare, Taehyung aveva un grande difetto che poteva essere considerato anche pregio in certi casi, qualunque serie guardasse lui trovava un personaggio molto simile a lui e si immedesimava in tutto. Cosa che sfortunatamente successe anche in quella.

Lui era sempre stato un ragazzo serio e posato, aveva molti hobby ma preferiva condividerli soltanto con sé stesso, a volte anche Jungkook era all'oscuro di cosa facesse il suo coinquilino. Lui scriveva, dipingeva, rare volte cantava e leggeva, leggeva qualunque cosa, riusciva a divorare libri anche stando al lavoro tutto il giorno. Guardava tantissimi film e li seguiva con l'anima.

Dentro di sé aveva sempre cercato la definizione d'amore, perdeva lo sguardo in tutte le leggende che lo riguardassero, innamorarsi per lui significava condividere i suoi segreti con qualcuno, mostrare se stesso senza aver paura di essere giudicato in alcun modo, anzi forse sarebbe addirittura stato capito da chiunque il destino gli avesse scelto per compagno della sua anima. Aveva una persona in mente, sempre lui, gli camminava nel cervello dalla mattina alla sera, ora anche la notte. Ma forse quel qualcuno era destinato a qualcun'altro e lui, per la prima volta che si era innamorato, aveva sbagliato.

Anche Yoongi era impossibilitato a prendere sonno, continuava a rigirarsi nel letto senza successo e pensava. Pensava a come l'amore nella sua vita fosse arrivato in quel periodo come un treno in piena corsa, sentiva la sua anima divisa in due, ed entrambe si scioglievano per due persone diverse.

Non si sentiva di spiegarlo a nessuno, nemmeno a Jimin o a Taemin in casa, nemmeno lui voleva accettare la cosa, voleva capire quale dei due fosse quello giusto ma appena cercava di accantonarne uno sentiva il suo cuore frantumarsi.

Lui, che sempre aveva messo gli altri al primo posto, che aveva sviluppato una sorta di istinto materno prima del tempo, se solo pensava che quei ragazzi che ora dormivano in casa sua, erano vivi grazie a lui, un po' tremava.

Lui voleva semplicemente che le persone non si sentissero mai come aveva dovuto sentirsi lui, schifato e abbandonato solo per il suo secondo genere, lui aveva insegnato a tutti che per vivere in quel mondo infame bisognava fingere e illudere gli altri, così ora grazie a Jimin erano benestanti e potevano permettersi tutte le cure possibili, cosa che non avrebbero mai potuto fare lavorando legalmente da omega.

Yoongi era una persona riservata, lo era sempre stata, forse per idee che gli si erano insinuate nella testa da bambino o forse per conformazione di carattere. La cosa che lo infastidiva era come quei due, pur non conoscendolo, flirtavano, senza pudore alcune volte, invadevano la sua riservatezza, lo facevano arrossire e sentire desiderato, era meraviglioso senza ombra di dubbio, l'unica cosa che odiava era il non capire perché in due, non c'era nessuna legge della natura che spiegasse come fosse possibile.

Magari uno dei due fingeva e lui non se n'era accorto, lui si era finto alpha per anni e loro non potevano fingersi suoi potenziali compagni per quelle poche volte che si incontravano? Forse si. Di uno sapeva di potersi fidare, era collega di Jimin dall'inizio, avevano passato anni insieme e sicuramente non avrebbe finto nulla solo per del sesso con il quasi fratello del suo capo. Quindi era evidente chi dei due stesse mentendo.

Infine anche Hoseok si trovava in giro per casa con una calda camomilla tra le mani, non era mai stato un ragazzo molto pensieroso, preferiva non razionalizzare troppo le cose e agire subito, poi magari pentirsene come mai nella vita, ma preferiva fare le cose, quella notte però, dopo troppo tempo sull'interruttore di spegnimento, i suoi pensieri si erano accesi e, mentre sedeva nella sua grande terrazza per ammirare Seoul illuminata di notte, pensava, pensava a quanto la sua vita fosse sempre andata per conto suo nonostante le sue passioni, le scelte che voleva e che aveva fatto.

Quando a sedici anni passava le notti nelle vie della metropoli a ballare con il suo gruppo, niente problemi, niente preoccupazioni. Poi l'incidente, quell'attacco di alpha arrabbiati e trasformati che li avevano scoperti in piena notte, raramente si era trasformato e quel giorno non ce la fece. Ricordava ancora il dolore alla sua gamba e il dottore che gli diceva che non avrebbe più potuto muovere un passo di danza.

Si dice che un ballerino muore due volte, la prima è quando smette di ballare ed è quella la morte più dolorosa, lui si sentiva così.

Dopo l'incidente si era rifugiato negli studi, economia e moda, era finito accanto a Jimin quando ancora l'azienda era un sottoscala, voleva mettersi in gioco di nuovo, solo che questa volta era andata bene, ora poteva ammirare le vie dove viveva il vecchio Hoseok, dall'alto del suo appartamento, vestito del suo stesso brand a sorseggiare una buona camomilla.

Pensando ancora a come una sola persona fosse capitata nella sua vita da un momento all'altro dopo averla conosciuta per anni solo di nome e lui gli era caduto ai piedi senza che potesse fare nulla. Quanto avrebbe voluto condividere l'appartamento con lui, preparare un'altra camomilla e osservare la città nel calore della stessa coperta, in silenzio, senza bisogno di parlare.

Era notte, tre persone non riuscivano a chiudere gli occhi, forse una coincidenza, forse destino.

𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora