Settantotto

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Non era rilevante quante volte lo avessero chiamato, quante volte avevano cercato di aprire la porta della sua stanza, senza risultati, Jimin si era chiuso nella sua stanza al buio, non voleva avere a che fare con nessuno, il suo cuore era frantumato, diviso a metà dal suo fidarsi di Jungkook e il suo credere che il suo peggior incubo si stava realizzando in quel preciso istante. Il suo cuore gli urlava di uscire da quella stanza, prendere Jungkook e fingere per tutta la sua vita che nulla di quello che aveva sentito era vero, la sua testa si stava prendendo gioco di lui, gli ripeteva che era stato uno stupido a fidarsi senza conoscere il suo passato, senza sapere che persona era quando la sua unica preoccupazione era soltanto se stesso, sapeva che aveva sbagliato a fidarsi subito, era una sua colpa e se l'assumeva completamente, ignorando il dolore che gli aumentava secondo dopo secondo sul collo, non era più importante, avrebbe ricordato per sempre il suo errore e sapeva che sarebbe tornato di corsa nelle sue braccia nonostante tutto, tutto quel pensare lo rendeva debole, se solo ricordava qualche giorno prima i suoi baci caldi, i loro corpi avvinghiati, promesse che non avrebbero mai potuto dire a voce alta, era tutto andato in fumo. 

Jungkook diretto verso Seoul inspirava l'aria estiva dal finestrino abbassato, si era promesso di proteggere il suo compagno dal giorno uno e nulla lo avrebbe fermato. Erano anni che non percorreva quelle strade ma nonostante il tempo trascorso, le sue mani correvano sul volante come se sapessero da sole dove andare, come se il suo animo da bambino fosse ancora fresco di ricordi. 

Parcheggiò velocemente ed entrò a passo svelto nella grande azienda che gli si presentava davanti, quella "J" posta sulla porta in vetro l'avrebbe riconosciuta tra mille. Passò la segreteria non curando di annunciare la sua presenza ma la ragazza impegnata a tenere sotto controllo chi entrava e chi usciva lo notò immediatamente.

<<Hey! Se non ha un appuntamento non può entrare il signor Jeon è molto impegnato oggi!>> squittì. 

Jungkook sbuffò sonoramente e si voltò spostando i lunghi capelli dal viso per farsi vedere <<Ti bastano un paio di anni senza vedermi entrare qui che ti dimentichi la mia faccia Chae?>> 

La ragazza rimase in apnea per qualche secondo rendendosi conto che aveva gridato contro il figlio del suo capo e lo lasciò proseguire verso l'ufficio infondo alla scala. 

Il moro spalancò la porta chiusa dell'ufficio, trovando due uomini a fissarlo, uno a cui non diede molto peso, l'altro seduto dietro la scrivania che decise di fulminare con lo sguardo. 

<<Jungkook non ti aspettavo di certo, ho letto sui giornali che sei in vacanza da più di una settimana>> sorrise l'uomo chinando la testa di lato, già pronto a commentare il suo modo di vestire poco professionale o i suoi capelli spettinati. <<Lasciaci un momento>> chiese al secondo uomo che abbandonò l'ufficio in silenzio. 

<<Si può sapere cosa vuoi fare?>> chiese acido, ricevendo come risposta uno sguardo confuso. <<Sei a capo di una società contro gli omega, non avevi altro da fare? Il medioevo è finito non è più come una volta che solo il secondo genere definisce che persona sei! Tu sei alpha eppure riesci a fare schifo!>> 

L'uomo rise <<Jungkook, non so come tu sia venuto a sapere della squadra di purificazione e nemmeno mi interessa, li ho creati per portare equilibrio in questo mondo che sta andando a rotoli, omega che si ribellano, beta che hanno rilevanza nella società, è inammissibile, ma stanne fuori, non è affar tuo anzi, ti sto facendo un favore.>>

<<Un favore?!>> 

<<Si, quel essere che hai come collega abita in una casa con soli omega, di recente gliene abbiamo portato via uno cercando un riscatto ma qualcuno che non era lui se l'è ripreso. Puoi spodestarlo e avere l'azienda tutta per te Jungkook.>> 

<<È nata come una duplice azienda, se lavoriamo, lavoriamo insieme, non sono così egoista da far cadere le persone per sentirmi meglio io>> 

Il più grande sbuffò <<Jungkook la vita non è un film, il tuo destino è quello di diventare il più grande->> 

<<No. È quello che vuoi tu per me e sinceramente non mi importa, è la mia vita>> 

<<A me si importa, ho speso dei soldi per farti nascere, per mantenerti e per darti quello che ora hai, non ti lascerò rovinare tutto perché devi comportarti da bambino immaturo>>

<<Tu chiudi quella società stupida e ridicola e forse potrò pensarci>> disse serio voltandosi e avviandosi verso la porta.

<<Jungkook ci sono voci che girano sul secondo genere del tuo collega, se scopro che sono vere e che tu lo difendi, ti troverai a cucire gli stessi vestiti di cui ora ti vanti di progettare, spero di essere stato chiaro.>> 

Jungkook passò distrattamente la lingua sui denti, ricordando ancora il sapore della pelle di Jimin. <<Cristallino, come sempre>> alzò le spalle uscendo, terminando la registrazione del suo telefono prima di chiamare Minho una volta salito in macchina. 

<<Jungkook sei tu?>> chiese al telefono. 

<<Si, ti mando una registrazione tra poco, penso sia di fondamentale importanza per la società su cui state svolgendo indagini, il signor Jeon non sono io ma è mio padre, il capo delle industrie J, lui li chiama la squadra di purificazione e agisce sulla famiglia di Jimin perché mi vuole a come unico capo della My Style>> disse conciso 

<<Grazie per le preziosi informazioni avviso Jimin, so che non ha preso bene la notizia dell->> 

<<Parlo io con Jimin, tu cerca di far condannare lui e tutto il suo gruppetto di psicopatici prima che facciano seriamente male a qualcuno>> 

<<Va bene, farò tutto il prima possibile>> concluse velocemente la chiamata. 

𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora