Trentaquattro

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<<Che ne pensi?>> chiese Jungkook dopo una manciata di minuti che Jimin era rimasto fermo davanti al computer con aria sconvolta.

<<Direi che è qualcosa di molto simile alla tua lettera.>> disse Jimin voltandosi.

<<La mia almeno aveva una buona sintassi e un obbiettivo professionale>> rispose.

Nemmeno Jungkook riusciva a capacitarsi di una richiesta del genere, non conosceva il CEO di quell'azienda ma chiedere di andare in Giappone per la festa di inaugurazione della sua nuova collezione era pressoché inutile se loro non avessero avuto un tornaconto monetario.

<<Vogliono fare uno scambio di mercato è ovvio>> sibilò Jimin.

<<Spiegami genio, noi andiamo lì, loro hanno il nostro nome e noi? Non ci farà pubblicità sapere che "signor questo" ci ha invitati da lui>> il moro continuava a non capire il perché di quella richiesta.

<<Qui in Corea non cambierebbe nulla, ma in Giappone non ci conoscono tanti, sono sicuro però conoscano lui, sarà come un presentare lui al mercato coreano e noi al mercato giapponese>> spiegò Jimin.

<<Non ho intenzione di dare le mie>>

<<nostre>>

<<Le nostre vendite a gente a caso perché me lo chiede>> sbraitò Jungkook battendo il pugno sulla scrivania.

<<Ma noi avremo le sue di vendite, vai a fare un giro sul sito a vedere i capi osceni che espone>> alzò le sopracciglia il biondo, ora ricordava benissimo perché ci aveva litigato in passato.

<<In ogni caso, non voglio rischiare>>

<<Io invece si>>

<<Perché devi sempre avere idee contrarie alle mie?! Ti da tanto fastidio darmi ragione?!>> sbottò Jungkook aggressivo.

<<Intanto ti calmi, secondo non è rimanendo nel tuo mercato che riusciremo a ingrandirci. Questo è il motivo principale per cui ci siamo uniti e così deve andare. Noi andremo in Giappone a fare i modelli a quella festa!>> disse Jimin fiero alzandosi dalla sedia, se quel CEO giapponese aveva deciso di fare le cose in grande, le avrebbero fatte anche loro.

<<Va bene principessa, però ti ricordo che la festa è settimana prossima>> lo richiamò il moro.

Settimana prossima.

Il calore.

L'idea di essere in un paese straniero, con solo Jungkook, durante il suo calore lo colpì in pieno come un treno in corsa, tanto che le sue gambe cedettero e si dovette sedere nuovamente, se solo si ricordava quello che aveva passato il mese prima, il suo corpo iniziava a tremare dalla paura.

<<Jimin tutto bene?>> chiese Jungkook con una nota di preoccupazione.

<<B-benissimo>> balbettò Jimin raggomitolandosi su se stesso con il fiato corto. Non poteva di certo arrendersi ora, voleva a tutti i costi crescere come azienda, diventare sempre più grande e magari perché no, avere il monopolio della moda. Ma non poteva, perché come Jungkook gli ricordava ogni secondo della sua esistenza, lui era uno sporco, inutile, bugiardo e subdolo omega, come tale ogni mese doveva fare i conti con sé stesso.

<<Jimin, hei, guardami!>> gridò Jungkook tenendo tra le mani le spalle dell'altro, non sapeva come reagire, aveva paura di averlo portato lui in quella situazione di paura, il suo lupo stava urlando dentro di lui, tanto che i suoi occhi rossi stavano brillando senza che potesse fare niente.

Jimin alzò lo sguardo verso quelle pozze cremisi e quasi immediatamente il suo cuore iniziò a battere a velocità normale. Lui non era l'unico a poter tranquillizzare l'altro.

<<Cosa ti è successo?>> chiese il moro, ancora più preoccupato da quell'improvviso silenzio. <<Jimin->>

Il corpo del biondo si mosse da solo, si sporse in avanti fino a sfiorare con il naso quello del collega <<Jungkook>> sussurrò quasi come se stesse sognando, prima di appoggiarsi delicatamente sulle sue labbra chiudendo gli occhi per lasciare che soltanto la sua bocca esplorasse e gustasse la pelle morbida di Jungkook.

Il moro dall'altra parte non poté tirarsi indietro, soprattutto quando Jimin emise un piccolo lamento molto simile ad un gemito per invitarlo a ricambiare quel piccolo bacio che voleva. Non capiva perché ogni volta che si ritrovava ad avere contatti di quel tipo con lui, il suo cervello andava in totale confusione, poteva anche dimenticarsi di respirare tanto stava bene mentre si muoveva insieme alle labbra di Jimin, così morbide e con un gusto particolare che avrebbe volentieri provato talmente tante volte da diventarne dipendente.

Jimin si staccò, troppo imbarazzato anche solo per parlare, viveva per quei piccoli momenti in cui cedeva e tutto gli sembrava più semplice per qualche secondo, avrebbe immaginato per sempre il volto di Jungkook addornato da un lieve sorriso e da quei suoi occhi scarlatti, dirgli che lo avrebbe protetto, sia come lupo che come persona, che non avrebbe mai lasciato che qualcuno gli facesse del male o si approfittasse di lui, poi avrebbe voluto vedere quegli occhi da alpha sparire e sentire le stesse parole da Jungkook stesso, per essere sicuro di essere protetto due volte. Chiedeva troppo, sapeva di farlo, ma nel suo cuore era un desiderio così grande che avrebbe raccolto tutte le stelle dell'universo per poi farle cadere per esprimerlo, almeno uno di quei fasci di luce lo avrebbe ascoltato e reso felice.

<<Jimin>> lo chiamò più volte Jungkook, senza però avere risposta, il viso del biondo era troppo rosso anche solo per fargli pensare di voltarsi e di guardarlo in faccia.

<<Jimin, guardami>> ripeté con la voce bassa, Jimin sapeva che voltandosi avrebbe incontrato quegli occhi, era un'altro motivo che lo continuava a farlo rimanere girato, ma Jungkook passò la mano sulla sua guancia costringendolo a voltarsi.

<<Non sopporto che tu abbia l'ultima parola>> sorrise malizioso, riportando le sue labbra a contatto con quelle contrarie, non era un bacio erotico, vorace o violento, erano dei piccoli baci che facevano sorridere entrambi.

Certo, litigare li divertiva, però scambiarsi quei piccoli affetti, forse poteva piacergli anche un po' di più.

𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora