Cinquantacinque

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L'aria che gli accarezzava il pelo, il profumo di sottobosco che gli inondava le narici, la terra sotto le zampe, la voglia di correre. Ad entrambi erano mancate quelle sensazioni, la sensazione di piena libertà che pervadeva ogni cellula del loro essere, il vento che passava sul loro pelo sembrava quasi una carezza.

Non fu ben chiaro a nessuno dei due quanto tempo passarono a rincorrersi come dei cuccioli, ma quando il sole iniziò a calare Jimin sentì la preoccupazione farsi largo dentro di sé, era sempre stato pericoloso, almeno in Corea, rimanere nei boschi durante la notte. Di solito molti lupi senza casa li occupavano e finivano a combattere tra di loro per avere il monopolio di una certa zona. Per l'ennesima volta Jimin si avventò sul compagno con la sola differenza che riprese il controllo di sé, tornando alla sua forma umana, Jungkook alzò il muso preoccupato, ma l'altro lo rassicurò immediatamente.

<<Sto bene, sta calando il sole, non so quanto possa restare sicuro qui>> disse ancora con il fiato corto per la corsa.

Jungkook con più fatica di quanta ne avesse fatta Jimin tornò umano sotto il peso dell'altro. <<Allora è meglio andare>> disse esausto da quel continuo correre.

<<Mi sono divertito>> dichiarò il biondo.

<<Anche io>>

Forse i due erano così presi nel rivedere la luce nei loro occhi che il fatto di essere nudi e distesi uno sopra l'altro in pieno bosco non gli sembrò più così rilevante.

<<Dovremmo farlo più spesso>> consigliò Jungkook.

<<So che stare troppo trasformato non ti fa bene>> sorrise Jimin accarezzandogli il viso dolce, che in quelle ore gli era mancato.

<<No hai ragione... Ora ho ancora più voglia di baciarti>>

Jimin arrossì e rise colpendo piano il petto scoperto del moro.

<<Quello non te lo proibisce nessuno>>

Risero, si baciarono, una, due, tre volte, nascosti al mondo da dei semplici alberi. Tornarono al posto iniziale dove avevano lasciato i loro vestiti comodi e si rivestirono senza staccarsi troppo l'uno dall'altro. Chiamarono nuovamente il taxi diretti in hotel per riposare, giocando con le loro mani durante tutto il viaggio.

<<Come ti senti?>> chiese Jimin una volta disteso sul grande letto matrimoniale della loro stanza.

<<Credo di non essere mai stato così bene dopo una trasformazione>> sorrise Jungkook timido, cosciente del perché si sentisse così, la ragione era davanti a lui e gli aveva posto la domanda.

Jimin rise <<Sono così importante?>>

<<Se ti dicessi di si ti monteresti troppo la testa>> scherzò Jungkook prendendo il telefono dalla tasca sentendolo vibrare, notando il nome di Taehyung sulla chiamata, sospirò e aprì il collegamento.

<<Che c'è->>

Il volume del telefono era alto, anche senza vivavoce Jimin sentì tutto.

<<Sono entrati in casa di Jimin, siamo andati tutti ma abbiamo trovato un biglietto di minacce sul tavolo e Yoongi dice che ne manca uno di loro.>>

Jimin sentì il fiato spezzato in gola, la forza nei muscoli mancargli, tentò di alzarsi ma le sue gambe cedettero facendolo cadere sul tappeto, nonostante il tentativo di Jungkook di sorreggerlo.

<<Chi manca? Come lo sai tu?>> chiese Jungkook chinandosi per stringere Jimin a sé.

<<Yoongi ha provato a chiamare Jimin ma non rispondeva, così ha avvisato Seokjin, ero nell'ufficio con lui e siamo corsi subito io e Hoseok, ma siamo arrivati tardi>> spiegò con rabbia.

<<Chi manca?!>> gridò Jimin sentendo i sensi di colpa iniziare a divorarlo da dentro le viscere del suo corpo.

<<Ni-ki>> disse Taehyung leggendo per la millesima volta quel post it appoggiato sul tavolo.

Il viso di Jimin era più pallido del solito, strigeva la manica di Jungkook cercando di trovare le parole per esprimersi.

<<Jimin!>> la voce di Yoongi al telefono sembrò risvegliarlo per qualche momento <<Ni-ki è fortissimo, ha preso da te, è ancora vivo, vogliono un riscatto non so per cosa, ma sta bene, ne sono sicuro>>

Jimin sembrava pronto ad avere la stessa crisi che aveva avuto quel giorno in ufficio al pensiero di andare lì dove erano ora.

<<Yoongi, scusa, non sta molto bene, ti richiamo quando si riprende>> sospirò Jungkook chiudendo la chiamata, facendolo sedere sul letto e alzandogli il viso per guardarlo negli occhi.

<<Guardami, te lo prometto andrà tutto bene, sei stato bene con le mie promesse e ho intenzione di mantenerle, per te, per i tuoi fratelli, tornerà a casa e tu sarai pronto a riabbracciarlo come se fossi appena tornato da una giornata di lavoro.>>

<<Jungkook è colpa mia>>

<<No non lo è, ascoltami>>

<<Dovevo rispondere al telefono!>>

<<Sei a chilometri e chilometri lontano tra oceano e terra, cosa volevi fare? Teletrasportarti a casa?>>

<<Non lo so... Qualcosa... Dovevo fare qualcosa... Io... >>

<<Guardami>> gli prese il viso <<Tu hai sempre fatto il possibile per loro, non dipendono da te, sono persone, ci sono cose che nessuno di noi può controllare, sono sicuro che andrà tutto bene e che riusciremo a riportarlo a casa.>>

<<Non voglio perdere qualcuno... Ancora...>>

<<Non lo perderai te lo prometto, fidati di me>>

<<Perché dovresti fare tutto questo per me? Lo sai che non hai nessun obbligo verso di me... Anzi>>

<<Potrò non averlo secondo te, ma ce l'ho per scelta mia. Ho detto che ti avrei protetto quel giorno in ufficio e lo farò sempre, che tu lo voglia o meno>> le mani di Jungkook stavano iniziando a tremare, aveva paura di dire troppo e pentirsene per sempre.

<<Non mi abbandonerai?>>

<<Ti ho già detto che lo farai tu>>

<<No!>> ringhiò tirandolo a sé per il colletto. <<Come posso mostrarti che non lo farò?>>

<<Me lo farà vedere il tempo principessa, domani torniamo a casa così sarai al sicuro e vicino alla tua famiglia, troveremo un modo per riportare tutti a casa così potrai finalmente stare tranquillo e approvare gli ultimi capi per finire la nostra prima collezione.>>

Jimin annuì semplicemente appoggiando la testa sul petto contrario chiudendo gli occhi, sperando di svegliarsi presto da quell'incubo e ritrovarsi nel suo letto, nella sua camera, in Corea.

𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora