Due

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Jeon Jungkook amava il suo lavoro, fin dalla tenera età aveva avuto la strada spianata per quanto riguardava i suoi interessi, essendo il primogenito alpha di una famiglia ricca non aveva nulla di cui lamentarsi per come era iniziata la sua vita e come stava proseguendo. Jungkook era un lavoratore nato, arrivava prima di tutti in azienda e andava via dopo tutti, apriva e chiudeva lui. Ogni tanto si concedeva delle giornate di riposo ma erano molto rare e si concentravano soprattutto durante le festività, così da passarle insieme alla sua famiglia. Jungkook amava dormire quindi la sua sveglia era impostata al limite della puntualità per arrivare giusto in orario davanti alle porte della sua azienda. Avendo un limite di tempo di dieci minuti per fare tutto si potrebbe pensare che arrivasse a lavoro completamente spettinato e con il completo sfatto, invece no, quei dieci minuti erano altrettanto divisi per ciò che doveva fare: tre minuti per vestirsi, altri tre per sistemarsi i capelli e gli altri quattro per arrivare davanti alle porte dell'azienda. La colazione era religiosamente presa al bar del primo piano, dopo l'arrivo del barista che gli offriva ogni mattina un cappuccino e una brioches rigorosamente alla marmellata.

Jungkook era un ragazzo preciso al limite del fastidioso, dopo la sua colazione si dirigeva al secondo piano dove risiedevano gli atelier e, fino all'ora di pranzo rimaneva lì, a giudicare capi e cuciture, colori, accostamenti e nessuno osava contraddirlo, d'altro canto se l'azienda era cresciuta così tanto in poco tempo era soltanto merito suo. Il ragazzo si sentiva un paladino della giustizia tra la gerarchia che il mondo imponeva, i suoi abiti cuciti ovviamente a mano da omega erano di prima classe, lui pensava che più faceva lavorare i suoi omega più avrebbe avuto la scusa per pagarli di più. Quello che poi in realtà si faceva sfuggire era che: con lo stipendio che gli riservava sarebbe stato impossibile per qualunque omega farsi una vita al di fuori del lavoro per altri alpha.

Però, nonostante qualche piccolo errore, Jungkook era uno degli alpha, se non l'unico, che teneva alla salute, alla vita e alla privacy degli omega, ciò che poteva fare era rimanere in casa nel periodo dell'accoppiamento anche se l'odore dei ferormoni degli omega riuscivano quasi a oltrepassare i muri di casa sua. Jungkook aveva sempre desiderato una vita semplice e non poteva negare che i suoi genitori gliela avessero regala in modo prodigioso, l'unica cosa che poteva definire complicata, era tenere a bada il suo lupo quando si manifestava, nel periodo di calore degli omega o quando qualcuno lo faceva arrabbiare più del dovuto. Quelle erano le volte in cui Jungkook si sentiva esattamente uguale all'animale che gli viveva dentro, quando i suoi occhi mogano diventavano di un rosso cremisi, era impossibile tornare indietro fino a quando il suo lupo non si fosse calmato.

Il povero ragazzo che doveva subire le pressioni, le grida e a volte gli insulti di Jungkook quando era in preda al suo lupo, era Kim Taehyung, il suo segretario fidato. Quello che nell'azienda non riusciva a farlo Jungkook, lo faceva lui, solitamente variava dal fare lo stagista al presentarsi lui alle riunioni al posto del suo superiore a causa di festività familiari, il lavoro di Taehyung variava molto ma ogni fine giornata Jungkook lo ringraziava e insieme tornavano nella loro, quasi, villa condivisa.

Taehyung parlava spesso della "Nevermind Fashion" quando durante la cena i due si trovavano seduti allo stesso tavolo senza dover fingere di essere su due piani diversi. Prima di lavorare per Jungkook, il ragazzo vestiva solo abiti firmati dall'altra azienda, non perché li trovasse incredibilmente innovativi ma, dopo aver visto l'attuale capo, sfilare quando ancora l'azienda era piccola gli aveva fatto crescere dentro una profonda ammirazione per quel ragazzo che distruggeva l'immagine di maschio alpha.

<<La vedo particolarmente rilassato oggi capo>> sorrise il barista mentre gli porgeva su un vassoio il suo ordine quotidiano.

<<Sono un libro aperto per te>> scherzò Jungkook prendendo la brioches e addentandone un pezzo. <<Spero non ti dispiaccia offrire un caffè anche al nostro azionista>>

<<Oh ecco perché è così rilassato, nessun problema, gli offrirò il miglior caffè>> disse con un sorriso a 32 denti.

<<Non serve, quello tienilo per me>> rise dolcemente Jungkook, finendo il suo caffè amaro, senza zucchero e dirigendosi verso l'ascensore, una volta raggiunto però una testa argentea si fece largo tra le porte in chiusura entrando insieme a lui.

<<Taehyung tutto bene?>> chiese il moro guardando il suo amico/stagista/segretario.

<<La Nevermind sta approvando la nuova collezione, è il momento di mandare quella famosa richiesta al capo e vedere cosa succede>> sorrise, sistemandosi il completo dalla veloce corsa che aveva compiuto per intrufolarsi nell'ascensore.

<<Taehyung mi hai migliorato ancora di più la giornata, scrivila in modo amichevole ma non troppo, portamela all'ora di pranzo e vediamo se inviarla seduta stante>> ordinò delicatamente Jungkook premendo il pulsante per il secondo piano.

La mattinata trascorse velocemente ed esattamente come ogni altra, Jungkook voleva a tutti costi ultimare la collezione che aveva in mente così da iniziare a pubblicizzarla e perché no, investire su alcune sfilate per rendere i suoi vestiti e capi apprezzati da tutti.

All'ora di pranzo Taehyung si presentò nell'ufficio di Jungkook con il suo pasto in una mano e la brutta copia della lettera nell'altra.

L'ufficio di Jungkook rasentava l'eleganza più sofisticata e non a causa della moquette nera che faceva contrasto con le pareti bianche sulle quali erano appesi specchi e quadri dalle cornici dorate, ma semplicemente perché restandoci pochissimo tempo al suo interno, sembrava un ufficio da esposizione.

<<L'ho scritta!>> esordì Taehyung poggiando il foglio sul tavolo.

<<Ora iniziamo a divertirci>> sussurrò Jungkook leggendo le prime frasi e annuendo.



𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora