Cinquanta

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<<Ah no?>> Jungkook era curioso, non sapeva molto del carattere degli omega ma sapeva che la combinazione calore e luna piena non era delle migliori.

<<Non è di questo che voglio parlare>> lo zittì Jimin semplicemente.

<<Dimmi>> disse piano l'altro confuso da quel repentino cambio d'umore, era normale data la sua situazione ma comunque gli sembrava di vivere su delle montagne russe perennemente in movimento.

<<Mi sono sempre ripromesso di non parlartene ma->>

<<Se non vuoi farlo non costringo>>

<<Si che voglio. Da quando ho memoria ho vissuto insieme a Yoongi e gli altri miei fratelli. Eravamo in sei prima che tu mandassi i tuoi sporchi alpha a rovinare tutto e non voglio comportarmi con te come se non avessi fatto nulla>> cosa gli aveva riportato alla mente quella storia? Semplicemente quel ballo che avevano inscenato poco prima, Changbin amava ballare.

<<Di che cosa stai parlando?>> Jungkook non capiva più nulla, gli sembrava di essere costantemente preso in giro.

<<Sai benissimo di cosa sto parlando>> alzò la voce Jimin.

<<No non ne ho idea Jimin>>

<<Mi hai portato via tutto, tutto quello che sentivo mio, tutto quello che mi apparteneva, la mia casa, uno dei miei fratelli, il mio controllo e anche il mio lavoro se proprio vogliamo dirla tutta. Davvero credi che dopo tutto questo il calore e la luna possano essere il mio più grande dolore?>>

<<Jimin, spiegami, non sto capendo>> le parole di Jimin erano taglienti come delle lame appena affilate sull'anima di Jungkook, facevano male, aveva ragione, più volte si era comportato da perfetto stronzo e idiota nei suoi confronti, ma allo stesso tempo non sentiva di meritare le ferite che gli stava lasciando quella conversazione, lui aveva provato e continuava a provare ogni secondo ad essere una persona migliore, soltanto per lui.

Anche lo sguardo di Jimin era diventato tagliente <<Non capivi quando hai mandato dei tuoi sottoposti a casa mia per scoprire tutta la verità? Quando hanno fatto del male a uno della mia famiglia, portando con te la sua vita>> Jimin sbraitava, sentiva che era ancora una ferita aperta.

<<Jimin io non ho mai sospettato di te se non quando ho aperto il tuo cassetto, non mi sono mai informato su dove abitassi e tanto meno avrei mandato dei miei colleghi da te per smascherarti, anche se l'avessi fatto, tutti quelli che lavorano per me girano tra i piani dell'azienda ogni giorno, li avresti già riconosciuti>> lo sguardo di Jungkook era sincero, forse il più sincero che aveva mai fatto in tutta la sua vita. <<Mi dispiace tanto per la tua perdita, non lo sapevo davvero, non potevo averne idea, se adotti la terapia del silenzio con me>> 

<<Allora illuminami chi potrebbe aver tentato il tutto per tutto per scoprire qualche segreto sul mio conto?!>> 

<<Non lo so ma di certo non io>> sbraitò <<Non so se ti fidi di me abbastanza da credere che non sono io che voglio farti del male o portarti via le persone che ami>> 

Jimin rimase in silenzio un momento, le parole di Jungkook erano troppo pure per essere una bugia, ma comunque lui era l'unico a cui potesse dare la colpa, chi altro avrebbe potuto arrivare a tanto pur di scoprirlo.

<<Ascoltami. Io non ho niente a che fare con cosa è successo, ho scoperto tutto quel giorno e non avevo nessun dubbio prima>>

<<Ragazzi! Avete sbalordito tutti e siete spariti dalla pista>> esordì Yuta immergendosi nella conversazione, Jungkook si zittì con una velocità quasi al negativo. <<Jungkook ci sono due colleghi che vogliono offrirti da bere, ci accompagni?>>

<<In realtà non volev->>

<<Vai>> sorrise Jimin <<Puoi starmi attaccato al prossimo ballo>> alzò un sopracciglio.

<<Direi perfetto, andiamo ti offro il migliore dei nostri vini!>> sorrise trascinando Jungkook via da quell'angolo di terrazza nascosto dal mondo.

Jimin rimase con le mani strette alla ringhiera fredda, con gli occhi puntati sulla luce brillante che emanava la luna in alto nel cielo, il suo animo era tormentato da continui pensieri, si sentiva in colpa, una di quelle stelle che illuminava la sera era suo fratello, anche se non di sangue, lui non aveva saputo dargli la giustizia che meritava, gliel'aveva promesso ma aveva fallito, anzi, si era innamorato dell'unica persona che avrebbe potuto far arrivare quei due schifosi alpha fino alla sua casa.

In quel momento avrebbe tanto voluto uscire da quella grande azienda, lasciare tutti e tornare a casa, ad abbracciare Yoongi per ricordargli quanto fosse speciale, per stringere Taemin e ringraziarlo per tutto quello che faceva, baciare la fronte a Ni-ki e a Soobin, per vederli sorridere e sentirsi un bravo fratello maggiore, per poi entrare nella stanza di Changbin, fingere di vederlo ancora perso a giocare disteso sul materasso nelle posizioni più strane che soltanto a lui sembravano comode.

Voleva illudersi di aver trovato la felicità, di aver trovato l'amore, se lui non ricambiava almeno si sentiva desiderato e voluto, si sentiva importante, si sentiva importante per il suo compagno. Ma lui non poteva amare, doveva dare la giustizia che quel ragazzo meritava, doveva combattere contro i suoi sentimenti, per quanto potessero crescere.

Alzò lo sguardo verso la luna <<La luna è bellissima, non è vero?>> i suoi occhi si riempirono di lacrime, aveva già detto quella frase, il modo più nascosto che aveva per gridare i suoi sentimenti dolorosi a quell'alpha che stava aggrappato con tutti i denti e gli artigli al suo cuore, da una parte lo lacerava, ma dall'altra si sentiva bene perché c'era qualcuno che lottava per averlo, per prendersene cura in qualche modo.

Si, la luna era bellissima quella notte ma accanto a lui non c'era la persona che avrebbe potuto rendere invidiosa la luna con la sua bellezza, c'era solo Jimin con gli occhi umidi, diviso a metà tra amore e famiglia. Incapace di scegliere chi ascoltare tra la sua testa e il suo cuore.

𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora