Quaranta

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<<Jimin sveglia, siamo arrivati>>

Jimin emise un lamento non ben definito come risposta, cosa che fece ridere immediatamente Jungkook, da sveglio faceva sempre il duro, ma bastava farlo addormentare per avere a che fare con un bambino.

<<Jimin!>> gridò poco elegantemente Jungkook per farlo svegliare. Cosa che successe, il biondo sobbalzo. <<Hai recuperato tutte le ore di sonno? Bene andiamo siamo arrivati>> si lamentò, prendendo il suo bagaglio a mano e scendendo.

Jimin si rimise in sesto velocemente, prendendo la sua piccola valigetta e scendendo di corsa seguendo il collega <<Aspettami!>> gli gridò avvicinandosi a lui. 

In pochi minuti uscirono dall'aeroporto, con le loro valige alla mano.

<<Quando deve arrivare?>> chiese Jungkook avvicinandosi all'uomo che avevano pagato per accompagnarli in hotel.

<<Cosa?>> rispose Jimin con un'altra domanda.

<<Il problema principale che ti fa preoccupare di essere qui con me>> alzò un sopracciglio facendo arrossire l'altro in un secondo.

Jimin non pensava che Jungkook avrebbe mai avuto così tanto coraggio da chiedergli una cosa del genere.

<<...domani>> sussurrò piano sperando che l'altro non sentisse, ma lui sentì.

<<La festa è tra tre giorni, sei sicuro di farcela?>>

Era preoccupazione quella che sentiva nella sua voce?

Il viaggio verso l'albergo fu silenzioso, Jimin aveva lasciato fluttuare nell'aria quella domanda, non perché volesse fare l'uomo misterioso, ma perché la risposta non la sapeva nemmeno lui, si sentiva sempre un pezzo di carne fresca in una gabbia di leoni affamati. Una volta giunti davanti all'entrata i due scesero con le loro valigie.

<<Prego signorina>> sorrise Jungkook spingendo delicatamente Jimin in avanti.

<<Signor Park! Signor Jeon! Vi stavamo aspettando!>> squittí una ragazza alla reception.

<<Ricordami perché abbiamo bisogno di pubblicità in Giappone>> sussurrò Jungkook all'orecchio dell'altro, senza dare nell'occhio.

<<Ecco le vostre chiavi, al terzo piano, l'ultima porta infondo al corridoio, buon soggiorno>> spiegò semplice con un coreano molto basico, che sicuramente aveva imparato per il loro arrivo.

<<Grazie>> rispose semplice Jimin con un soffice accento giapponese, prima di dirigersi verso l'ascensore.

<<Infondo al corridoio>> fece il verso Jungkook una volta chiusi dentro quella scatola di metallo.

<<Sono curioso di sapere cosa sai tu di giapponese visto che hai tempo di prendere in giro loro>>

Jungkook sospirò <<Come siamo seri>> lo prese in giro a sua volta uscendo al terzo piano <<Siamo in vacanza ridi un po'>>

<<Te l'ho già detto, non è una vacanza, io non sono nelle condizioni per considerarla una vacanza>> rispose aspro appoggiandosi alla porta della loro camera.

<<Senti principessa>> ringhiò Jungkook bloccandolo sulla superficie. <<Non mi interessa se tu hai le tue cose, per me è una vacanza lontano dalla noia dell'ufficio quindi questo è>> passò rapidamente la sua tessera contro il sensore e aprì la porta dietro la schiena di Jimin che fece più passi all'indietro rischiando di perdere l'equilibrio.

<<Sei tu che devi darti una calmata>> disse sistemandosi da quella, quasi, caduta.

<<Sicuro che->>

<<Ho detto basta>> sibilò Jimin con gli occhi di un giallo brillante puntati su quelli di Jungkook, zittendolo all'istante. <<Io vado a farmi una doccia, sta mattina non ho avuto tempo>>

<<No tu ora ti cambi che andiamo a fare un giro>> disse serio il moro togliendosi la sua giacca e appoggiandola sulla poltrona accanto al letto.

Jimin intanto era incantato o forse scioccato, notando quello che aveva davanti, ma anche Jungkook dal canto suo aveva visto qualcosa che non gli piaceva.

<<Che camera hai prenotato?!>> sbraitò Jungkook sfilandosi brutalmente la cravatta.

Jimin aveva semplicemente chiesto una doppia luxury, non aveva specificato i letti divisi e non aveva preso in considerazione il fatto di avere un misero vetro che divideva la camera dal bagno. Doveva ancora capire perché fosse così normale non avere privacy nei bagni. Sia a casa di Jungkook che adesso lì.

Il moro sbuffò e prese il portafoglio dalla giacca <<Io scendo e me ne prenoto un'altra.>> sentenziò.

<<No!>> esalò Jimin preso da un impeto di paura gettandosi verso di lui e chiudendolo tra le sue braccia <<Ti prego... No>> disse ancora più sottovoce <<Con te accanto non soffrirò come al solito me lo sento... Non puoi abbandonarmi... Hai promesso di prenderti cura di me... Ti prego...>> perché ora stava piangendo? Perché sentiva che il suo calore sarebbe stato devastante senza Jungkook lì vicino a lui, pronto a prenderlo in giro e pronto a distrarlo, si vergognava di come aveva reagito, aveva sbagliato tutto, non doveva prendere una matrimoniale ma sotto sotto non gli dispiaceva, quella stanza lo faceva sognare, gli faceva pensare a Jungkook che lo teneva stretto durante la notte assicurandolo che tutto quel dolore sarebbe passato presto, anche se non era vero.

Jungkook ridacchiò appena <<Sarei tentato di farti la stessa domanda di prima, ma mi terrò il dubbio>> gli prese il mento tra le mani e gli lasciò un breve e veloce bacio sulle labbra, assaporando per qualche secondo anche le sue lacrime <<Sicuro di volermi guardare mentre mi lavo>> rise guardandolo negli occhi.

<<Guarderò la TV, è molto più interessante di te lo sai?>> rispose Jimin ancora con gli occhi bagnati e lucidi.

<<Fai così il cattivo con me anche mentre piangi, non mi sopporti proprio>>

<<Hai ragione>> si strinse a lui appoggiando la testa sul suo petto e stringendo la sua vita tra le braccia, chiuse anche gli occhi per poter ispirare solo il suo profumo. <<Ti odio proprio tanto>> disse piano lasciando cadere le ultime lacrime mentre stava stretto a lui.

Jungkook rimase un po' scioccato da quell'azione ma non poté fare altro che portare una mano sulla schiena di Jimin per stringerlo a sé, mentre l'altra gli accarezzava dolcemente i folti e morbidi capelli biondi. <<Vedo come mi odi, Jimin>> sorrise appoggiando la testa sulla sua.

𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora