Tredici

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Erano passati esattamente due giorni da quella maledetta riunione, Jimin già aveva raggiunto il limite della sua pazienza accanto a quel, a suo dire, montato di Jeon. Neanche Jungkook dal canto suo se la passava bene, il continuo battibeccare con Jimin lo aveva sfinito al punto da togliergli anche la voglia di lavorare.

Tutto era iniziato il giorno dopo la riunione, per logici motivi di spazio, Taehyung e Namjoon avevano acconsentito di spostarsi nell'edificio della Nevermind, Jungkook aveva accettato con riluttanza, anche perché ammettere di avere l'azienda più piccola non era una delle cose che voleva fare prima di morire, ma tutto sommato quella era stata la giornata più semplice che Jungkook avesse avuto rispetto a quelle che lo aspettavano, infatti dopo aver portato i suoi effetti personali nella grande costruzione del suo nemico ormai collega, il suo incubo anzi, il suo inferno aveva avuto inizio.

Quella mattina Jungkook si svegliò qualche minuto prima del solito, stranito dal cambio di sede doveva assolutamente avere più tempo per poter arrivare puntuale all'azienda. Così dopo essersi vestito e preparato si era gettato in macchina ed era arrivato alla sua destinazione in tempi record per essere ancora qualche minuto di anticipo rispetto al solito, nello stesso momento però, nel parcheggio, era entrata un'altra macchina.

<<Stai morendo dalla voglia di entrare nella mia azienda Jeon?>> aveva riso Jimin scendendo dalla vettura e chiudendola con un abile e veloce gesto delle chiavi.

Jungkook scese a sua volta <<Si da il caso che per quanto odi ammetterlo, ora è nostra>> rispose, enfatizzando l'ultima parola.

<<Peccato che ci sia ancora il nome della mia>> rise Jimin nuovamente, questa volta entrando nella struttura con passo svelto.

Jungkook ringhiò e seguì l'attuale proprietario nonostante fosse contrariato da tutta quella situazione. <<Jimin dov'è il bar che devo fare colazione>>

Jimin rise e gli indicò l'ascensore <<Terzo piano a sinistra, trovi e il bar e la cucina>>

<<Avete una cucina?>>

<<Il pranzo dove lo fai? A casa?>> lo guardò stranito.

<<No, lo compri fuori>> rispose evidente Jungkook.

Jimin rise a pieni polmoni <<Sei proprio strano>> concluse dirigendosi verso il suo ufficio.

Jungkook si diresse velocemente nell'ascensore verso il terzo piano, ancora scioccato dall'organizzazione di Jimin, forse alla fine non era poi così stupido. In ogni caso non riusciva a spiegarsi perché spendere così tanto per una cucina che non avrebbe certo portato guadagno.

<<Signor Jeon, benvenuto>> lo accolse elegantemente un ragazzo vestito di bianco.

Jungkook rimase un momento spiazzato, era appena arrivato e già le persone sapevano di lui? Jimin avrebbe dovuto odiarlo tantissimo per arrivare al punto di parlare di lui ai suoi sottoposti.

<<Tu sei?>> chiese con un sorriso cordiale.

<<San, Choi San, sono il responsabile della cucina, il signor Park ha avvisato tutti che sarebbe venuto>> fece un piccolo inchino rispettoso <<desidera qualcosa?>> concluse.

<<Una brioches alla marmellata e un caffè grazie>>

<<Mi dispiace ma abbiamo solo brioches alla crema, il signor Park odia la marmellata>>

Che cosa aveva pensato prima nell'ascensore? Jimin non era poi così stupido? Oh lo era eccome, era riuscito a distruggerli la quotidianità in ogni modo possibile.

<<Va bene alla crema grazie>>

<<Ordineremo anche la marmellata per lei>> concluse con un piccolo inchino il ragazzo, per poi entrare in cucina.

"Odioso Park Jimin" era l'unica cosa logica che riusciva a pensare il quel momento, doveva odiarlo così tanto per arrabbiarsi in quel modo per una misera colazione. Doveva calmarsi, era, in modo figurativo, il suo primo giorno di lavoro e non poteva rendere partecipi tutti, compresi i giornalisti che si stavano lentamente appostando fuori dall'azienda, che era un alpha debole, incapace di tenere a bada il suo lupo per colpa dell'ira. Perché si, per quanto cercasse di nascondersi dal mondo, mostrando i lati positivi dell'essere un'alpha d'élite, non poteva fare a meno di invidiare il suo collega: se ne stava per i fatti suoi, era amato da tutti solo perché si interessava agli omega, chiunque avrebbe pagato oro colato per essere al suo posto, per quanto odiasse ammetterlo, anche Jungkook era tra quelli.

Consumò quasi frettolosamente la sua colazione, per quanto quella brioches fosse di ottima qualità, quel ripieno gli dava fastidio, ma non per il gusto in sé, ma proprio perché era a causa dell'altro se ora lo stava mangiando. Conclusa la colazione si diresse verso l'ultimo piano dove albergava il suo ufficio, o meglio, il loro ufficio. Uscì rapido dall'ascensore e alzò la sua mano per bussare ma, prima che potesse toccare la porta l'azionista di Jimin, di nome forse Hoseok, lo interruppe.

<<Jimin odia che lo si disturbi mentre lavora, le abbiamo preparato un ufficio a parte per questo>> disse sorridendo.

Era uno scherzo? Doveva esserlo, si sentiva trattato come un ragazzino alle prime armi, come se per anni non avesse lavorato in quel settore e non avesse avuto abbastanza esperienza per stare nello stesso ufficio di Jimin. Di nuovo, il suo lupo stava urlando dentro, ma lui ancora non poteva lasciarsi sopraffare, sospirò pesantemente cercando di espirare tutta la rabbia che gli stava ammontando dentro quella mattina. <<Dove posso trovarlo?>> chiese riferendosi all'ufficio.

<<Mi segua>> concluse semplice Hoseok portandolo lontano dalla porta di Jimin e oltre le scale verso la sua nuova sistemazione lavorativa.

Dietro la porta in vetro appannato, Jimin aveva sentito tutto, dopo aver percepito i passi di entrambi andare verso le scale era finalmente riuscito a tirare un sospiro di sollievo, aveva chiesto sia ad Hoseok che a Seokjin di impedire a Jungkook di entrare nel suo ufficio, le scuse che aveva tirato fuori erano, quella che aveva usato Hoseok per fermare Jungkook e l'altra era che costudiva dei modelli per vestiti e molto altro che se il suo collega le avesse scoperti, sicuramente sarebbe tornato a lavorare come azienda singola e sarebbe finito per surclassarli. Misteriosamente i due avevano creduto Jimin sulla parola e per tutta la mattina si erano appostati vicino alla porta del suo ufficio per evitare di far entrare Jungkook.

Il vero problema di Jimin però era il primo cassetto della sua scrivania, che conteneva tutti i suoi medicinali per le emergenze che lui stesso non aveva idea di dove nascondere nel caso Jungkook fosse entrato e controllando in giro, fosse finito per aprire quel cassetto. Per questo preferiva tenerlo lontano, anche perché sapeva che lui era l'ultima persona che doveva sapere di lui, del suo vero lui.

𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora