Novantasette

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Jungkook seguì l'infermiera tenendo le mani nelle tasche per nascondere il tremolio, poteva considerarsi più tranquillo delle aspettative visto che notava come la donna avesse un piccolo sorriso sulle labbra, cosa si doveva aspettare una volta entrato in quella stanza?

Cosa avrebbe visto?

Sarebbe riuscito a superare qualunque cosa gli si fosse parata davanti?

Non lo sapeva, non voleva nemmeno pensarci, ma ogni passo che compiva verso quella stanza era come un conto alla rovescia. Infine proprio quando si sentiva di essere arrivato, la dottoressa non entrò nella sala operatoria ma svoltò a sinistra verso le camere e aprì la seconda <prego> disse solamente, lasciando entrare il ragazzo. Jungkook mise piede all'interno della stanza e immediatamente sentì gli occhi umidi. Jimin disteso sul letto di fronte a lui, con il viso pallido e gli occhi stanchi, ma con un sorriso debole che era pronto a scaldargli l'anima anche per tutta la vita. Si avvicinò a lui e gli accarezzò con delicatezza i capelli <amore, come ti senti?> chiese baciandogli la fronte. 

<come se un treno mi fosse passato sopra> sorrise appoggiando la testa sul morbido tocco del compagno. 

La stanza cadde nel silenzio, Jungkook era con il fiato sospeso, non sapeva cosa era successo, non sapeva se voleva chiedere cosa fosse successo in quella stanza d'ospedale, ma se qualcosa era andato male? gli avrebbe solo dato peso addosso e stava già fisicamente soffrendo abbastanza. Jimin fece un respiro profondo e aprì gli occhi, solo in quel momento il moro notò quanto fossero lucidi. 

<Sono due> disse piano <femmina omega e maschio alpha> fece una piccola pausa e gli prese la mano <lei... volevo chiamarla Jiyul> sorrise. 

Jungkook sentì le gambe cedergli, tanto che si sedette nella sedia accanto al letto del suo compagno. <<Come mia madre...>> commentò realizzando l'intento di Jimin, gliel'aveva detto una sola volta quel nome, quando gli aveva raccontato il suo passato, quando gli aveva detto che l'unico genitore che aveva mai considerato tale era la donna che l'aveva messo al mondo sotto ordine dei genitori che l'avevano cresciuto. Sentì a sua volta gli occhi lucidi, forse rapito in uno di quei momenti in cui ci si rende conto di chi si ha davanti. <<Certo>> disse lasciando uscire una lacrima dai suoi occhi <<lei ne sarebbe felice ne sono convinto>> specificò stringendo la mano del ragazzo nella sua, come se avesse paura che gli scivolasse via come sabbia tra le dita. 

<<Allora lui sarà Joonwon>> tirò fuori il suo pensiero poco dopo, ricordando il loro viaggio al cimitero quel giorno, quando Jimin si era aperto con lui <<penso che anche uno dei tuoi lo merita>> sorrise. 

<<Chiamarli come la nonna e il nonno?>> anche gli occhi lucidi di Jimin non ci misero troppo a trasformarsi in righe umide sulle sue guance ancora pallide. 

<<Penso ne sarebbero felici>> spiegò il moro convinto. 

<<Vieni più vicino, devo baciarti ma non ho la forza di alzare la testa>> lo rimproverò il biondo facendolo ridacchiare ma come gli era stato chiesto si avvicinò all'altro, poggiò la mano libera sulla sua guancia e con il pollice passò delicatamente la pelle con una lieve carezza, poi poggiò le sue labbra su quelle del compagno e chiuse gli occhi assaporando quella gioia e quell'amore che credeva di aver perso per sempre, lo sentiva vicino a sé, lo sentiva come se finalmente fosse tornato da lui, forse era il marchio che l'aveva fatto sentire vuoto come un libro a cui erano state cancellate le parole, o forse era semplicemente la sensazione che dava l'amore se si stava troppo tempo lontani, non poté darsi una risposta, ma alla fine pensandoci bene non la voleva nemmeno, erano troppi pensieri da far scorrere e ora l'unica cosa a cui voleva pensare era il suo uomo, disteso su quel letto, dopo aver messo al mondo due creature che dimostravano il loro amore, la loro fiducia l'uno per l'altro e anche, il loro futuro. 

Una volta staccati da quel bacio così semplice ma così sentito, ridacchiarono, Jungkook si sentiva come se fosse ritornato un ragazzino alla sua prima esperienza amorosa, con il cuore che batteva imperterrito cercando quasi di rompergli la gabbia toracica, mentre l'unica cosa che riusciva a fare era osservare il viso del suo amato. Fin quando non sentirono entrambi la porta della stanza aprirsi. 

Jungkook si allontanò dal giovane e vide entrare due infermiere con una piccola culla a testa, il moro li osservò ancora incredulo, rimase semplicemente con la bocca semi aperta, come se volesse dire qualcosa, ma le parole non uscivano, la gola era secca, le sue corte vocali sembravano improvvisamente inutilizzabili. Una culla era rifinita di rosso e il bimbo era sotto una coperta azzurrina, mentre nell'altra rifinita di giallo vi era la piccola con la copertina rosa. 

<prima di lasciarveli> esordì una delle due infermiere prendendo una cartellina e una penna. <vi devo chiedere nomi e cognomi per loro> 

Cognomi. Jungkook si sentì colpito in pieno e per la prima volta nella sua vita prese una decisione su due piedi. 

<Jeon Joonwon> fece una piccola pausa mentre guardava la penna scrivere sul foglio bianco <e Park Jiyul> 

Jimin spalancò gli occhi a quelle parole, sembrava surreale, non poteva crederci. 

<grazie mille signori> sorrise l'infermiera uscendo insieme alla seconda. 

Il biondo aveva ancora troppa poca forza nel corpo per poter dare sfogo ai suoi sentimenti, lanciare il lenzuolo poggiato delicatamente su di lui e gettarsi tra le braccia del suo compagno, quindi aspettò che i suoi occhi scuri si ripoggiassero sul suo viso, sorrise debolmente. <<Ti amo Jungkook>> disse con tono dolce.

Il moro sorrise a sua volta e appoggiò la fronte su quella dell'altro <<anche io ti amo Jimin>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 15 ⏰

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𝐌𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞 • 𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora