Chapter 6

2.9K 146 20
                                    


Harry's POV.

"Mi stai seriamente dicendo che hai dormito in una doccia? "

"Hey, c'era troppa Tequila nel mio sangue! Ho preferito prevenire danni rimanendo a dormire in bagno, vicino al w.c. "

Cerca di discolparsi mentre mi racconta di come, ad un Capodanno, qualche anno fa, tornó in albergo con ben: due birre e tre shot di Tequila nello stomaco.
Certo, questo prima che rimettesse ogni singola goccia di essi in quattro anda e rivieni dal bagno alla camera, fin quando non ritenne più giusto fermarsi lì dentro per il resto della notte.
Qui entra in gioco la doccia, perché dormì esattamente lì dentro fino a quando un'amica non decise di svegliarla, aprendole l'acqua gelata in testa.

"Beh, ottimo modo di cominciare l'anno nuovo." rido di nuovo, dopo aver finito la mia seconda birra.

Questo posto è carino, ci sono già stato un paio di volte. È riservato pur essendo nel centro città, è un ristorante alla mano, le luci sono soffuse con tavoli e panche in legno, sembra essere immersi nell'Ottocento quasi ed il cuoco dovrebbe essere italiano, almeno così dice lui stesso.

L'ho vista storgere la bocca appena le è apparsa davanti agli occhi l'insegna del locale, con su scritto: "Pizza italiana."
ma non ho fatto domande, morivo letteralmente di fame e comunque sia non mi sembra che alla fine le sia dispiaciuta.

Non so cosa diavolo mi sia saltato in mente ad invitarla fuori.
Di certo non è un appuntamento e questo lo sappiamo entrambi, però andiamo, che cosa diamine ci combinava?
Avrei potuto benissimo risalire su quella metro, salutandola, per poi tornarmene a casa e mangiarmi la mia bella pizza lì, italiana o non italiana.
E invece no, ora sono qui, con lei e, beh, forse non dovrei dirlo, ma la serata si sta dimostrando davvero piacevole.

Ho notato che è mancina dal modo in cui ha tagliato la pizza e parlando di mani, ho notato che cosa rappresentano quei tre tatuaggi sulle mani che avevo già scorto in metropolitana, prima che la situazione degenerasse. Nella mano sinistra, esattamente dove io ho la croce nera, lei ha una stella. Sembra esattamente la stella che avevo io nella parte inferiore del mio braccio sinistro, prima di decidere di colorarla del tutto, solo più piccola, decisamente.
Vedo quello che sembra il soprannome con cui le piace essere chiamata, nella stessa mano, proprio nella parte esterna, sotto la base del mignolo; ogni lettera scritta in maiuscolo è puntata e mi rendo conto che mi piacerebbe sapere per quale fottuto motivo abbia deciso di rappresentarle così.
Nel braccio destro, nella parte interna del polso, sotto il palmo della mano troppo piccola, vedo il perimetro dei continenti e tra tutti e tre è sicuramente, di gran lunga, quello che preferisco.

La sento parlare ma so di non starla ascoltando, sto semplicemente fantasticando sui suoi tatuaggi, vorrei sapere se ne possiede altri, dove e poi, saperne il significato.
Sono uno che ritiene i tatuaggi segni di storie passate o particolarmente importanti per noi, incisi a vita sulla nostra pelle, facendo in modo di portarcele sempre con noi, facendocele tornare in mente se per qualche strana ragione le avessimo dimenticate; sono uno che ritiene fantastico un tatuaggio solo se portatore di significato per colui che decide di portarselo dietro fino a che camperà e chissà se lei la pensa come me.

Sorrido quando vedo l'anello sul suo dito medio, so con certezza che lo ha comprato a Portobello Road in uno dei tipici negozi vintage, lo avevo intravisto in vetrina un paio di giorni fa.

Sta a sedere in modo insolito ma incredibilmente carino allo stesso tempo: le gambe sono incrociate sotto il suo sedere e porta spesso le mani incrociate sotto il suo seno quando si sente in dovere di confermare una sua tesi.
Vedo che anche da quel punto di vista non è affatto male la ragazza, io andrei su una terza, niente di più niente di meno; potrei riuscire ad indovinare meglio se non portasse un maglione oversize di un paio di taglie più grandi della sua.
È fastidiosa questa cosa ma anche piacevole: mi piace il modo in cui è vestita, è semplice, ha uno stile giusto, quello stile che non ho mai trovato in nessuna delle tante ragazze che ho frequentato fin ora.
Non che la stia frequentando eh, ma il paragone è inevitabile; le altre preferivano un tubino aderente e scollato Dolce e Gabbana con décolleté laccati Christian Loubutin, il tutto magari accompagnato da una porchette di Chanel ed una pelliccia di montone da chissà quante migliaia di sterline, senza considerare affatto che il luogo non sarebbe stato affatto giusto per quel tipo di vestiario.

Mind the Gap Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora