Chapter 1

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Quindi, avanti con i convenevoli.
Mi chiamo Camille, ma vorrei che tutti mi chiamassero "Cam" al posto del classico "Cami": il secondo fa troppo "italiana".
Beh, purtroppo lo sono davvero.
Sono nata in una cittadina vicino Firenze ed era il 1997: a Parigi Lady Diana muore in un incidente stradale, negli Stati Uniti d'America nasce Google, la Scozia, dopo 290 anni di unione, firma l'indipendenza dall'Inghilterra, a Miami lo stilista italiano Gianni Versace viene assassinato e in Inghilterra nasce quello che diventerà uno dei gruppi musicali più famosi al mondo, i Coldplay.

Sono una maggiorenne novella, ho da poco preso il diploma e adesso sono qua: Londra.

"Casa è dove è il tuo cuore."
Quindi: benvenuti a casa mia.

Londra. Perché proprio Londra?
Spesso mi capita di fermarmi a riflettere, chiedendomi che cosa abbia poi di così tanto speciale questa città da un punto di vista oggettivo.
Insomma tutti quanti conosciamo il tempo atmosferico uggioso e triste di questa città, difficile da sopportare; quando nevica tutti gli aeroporti sono bloccati, pur essendocene cinque; la metropolitana si rompe un giorno sì e l'altro pure ed il cibo non è un gran che: non siamo in Italia.
Ma forse è proprio questo il punto: non siamo in Italia.

L'Italia non ha niente che non va, almeno dal vostro punto di vista, ma dal mio invece, ha proprio qualcosa che non fa per me.
È da quando ho quindici anni che vige costantemente in me la voglia di andarmene da lì, di scappare.
Crescendo la mia voglia di crearmi una vita a mia immagine e somiglianza, distaccandomi dal mio passato il più possibile, é aumentata sempre di più; ecco perché non c'è un libro che parla di Londra che io non abbia nella mia libreria; ecco perché non c'è un museo che io non conosca: dal "British Museum" al "London Transport Museum", state tranquilli che io li ho visitati tutti, forse anche più di una volta.
Ecco perché, pur essendo una turista, riesco a fare corse pazze in Underground tra la Northen Line, la Victoria Station e la Piccadilly Line; perché sono solo poche le strade che non conosco e perché ogni volta che "torno a casa", alle 17 in punto, come la più tradizionale tra gli inglesi, corro a gustarmi del buon tè caldo con latte, nella teieria più antica della città.

Mi sono sempre detta che se fossi davvero riuscita a scappare allora avrei dovuto trasferirmi in un posto nel quale avrei vissuto volentieri, un posto che avrei amato davvero, il mio posto.

C'è qualcosa qui che mi attira; Londra mi tenta, minacciandomi ogni volta di tenermi con lei per sempre e quando sono nella mia, ahimè, vera casa, la sento chiamarmi, ripetendomi sotto voce che il posto nel quale sto vivendo non è quello giusto per me e mai lo sarà.

Anche il tempo qui mi piace: mi piace la pioggia, mi piace la nebbia e la neve soffice a Natale, adoro il tempo buio e per quanto mi piaccia, so che non sentirei affatto la mancanza del mare, avendo la possibilità di vivere in una città come la "City" .

Amo la freddezza degli inglesi, il loro "non invadere il territorio", il loro stare sempre sulle loro: qui nessuno invade i tuoi spazi, nessuna stretta di mano imbarazzante quando incontri qualcuno, quando tu non hai voglia di parlare sta sicuro che qui nessuno ti forzerà a farlo; amo la loro gentilezza, la loro cortesia, la loro compostezza e la loro eleganza, amo il fatto che siano indipendenti, che se vogliono una cosa loro la ottengono, che se non vogliono cambiare qualcosa loro non la cambiano: l'Inghilterra è attualmente la monarchia più potente del mondo in mezzo ad innumerevoli repubbliche ed essa, l'Euro non lo ha mai adottato, non voleva.

Amo il fatto che qui tutti possono essere chi davvero vogliono essere: da damerini ricchi e tradizionalisti, a hippy tatuati e curiosi di conoscere ogni campo.

Amo il fatto che Londra mi abbia risucchiato, che l'Inghilterra mi adotterebbe senza problemi, che mi offrirebbe un lavoro dignitoso, laurea o non laurea, che nessuno mi giudicherebbe per le scarpe che indosso, per i tatuaggi che posseggo o per la musica che ascolto.

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