Chapter 43

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Non posso credere di averle qui.

Non appena apro la porta, e vedo le mie
due migliori amiche appostate davanti a me, ho come la sensazione di aver riaquisito la vitalità persa ormai da giorni.

Senza pronunciare una singola parola, mi lancio tra le loro braccia, stringendole forte a me, come chiedendo loro, in modo implicito e silenzioso, di aiutarmi, di donarmi quella forza che adesso proprio non ho, come hanno sempre fatto in passato.

Il loro calore è confortante, il loro affetto è palpabile e dal modo in cui mi stringono posso capire quanto gli sia mancata e quanto stiano cercando di proteggermi da qualcosa che non so ancora bene cosa sia.

"Mi siete mancate così tanto... "

Le stringo ancora più a me mentre pronuncio queste parole, ad occhi chiusi, cercando di fargli capire quanto io mi stia davvero aggrappando a loro per non tornare a precipitare in caduta libera, in quel buco nero nel quale sono stata immersa troppo a lungo, in questi orribili giorni.

"Anche tu a noi. "

Le mani di Julie prendono il mio viso a coppa e lei mi guarda negli occhi, dall'alto, essendo parecchio più alta della sottoscritta; i suoi pollici accarezzano le mie sopracciglia mentre mi rivolge un sorriso velato di tristezza. La mani di Gin accarezzano la mia nuca e percepisco il suo sorriso, pur non essendo girata nella sua direzione.

"Che ci fate a Londra? "

Mi siedo sul letto a gambe incrociate, aspettando che mi raggiungano, una volta chiusa la porta.

"Davvero, Cam? Sei seria? È un mese che non dai segni di vita, una settimana che non sei rintracciabile... "

Mi risponde Julie, sfregandosi le braccia con le mani.

"Io aspetto ancora la tua telefonata... "

Commenta Gin, in riferimento alla conversazione telefonica che abbiamo avuto circa un mese fa, alla fine della quale le avevo promesso di richiamarla non appena il mio appuntamento con Harry, fosse giunto al termine.

"Già... "

Mi incupisco, spostando il mio sguardo basso, verso l'angolo della stanza, poi fissandolo, senza sapere cosa dire, che motivazione dargli.

"Mio Dio, ma qua dentro si muore di freddo! "

Julie corre a chiudere la porta finestra, l'accesso del mio nascondiglio non poi così tanto segreto.

Gin fissa i pezzi rotti dello specchio ancora sdraiati a terra, ed il suo sguardo poi, cade sul posacenere pullulante di cicche; sul letto ancora intatto; sul mio telefono spento, sopra il comodino ed infine, su di me.

"Quanti giorni sono che non mangi? "

"Da questa mattina, sono scesa al ristorante dell'albergo per mangiare qualcosa di inglese, a pranzo... "

Ridacchio, mentendo spudoratamente alla mia migliore amica.

"Quanti che non dormi? "

"Parli delle occhiaie? " le sorrido "in effetti, questa notte il temporale è stato più rumoroso del previsto, mi ha lasciato sveglia tutta la notte... "

Julie in piedi, appoggiata allo stipite della porta del grande bagno, ha le braccia incrociate e mi guarda malinconica, come se già sapesse quello che io non ho la forza di raccontarle.

"Quanti giorni sono che non esci? "

"Sono stata in terrazza fino ad una ventina di minuti fa... "

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