Chapter 37

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Harry's POV.

Mi sento un fottuto clown.
Un fenomeno da baraccone, lo zimbello dell'intero evento.
Un burattino.

Non posso credere di essere in una limousine bianca, indossando un abito bianco, intonato perfettamente all'abito luccicante, crema e bianco, della bambolina, seduta al mio fianco.

In ritardo, sono uscito velocemente da casa mia con un fantastico abito da sera, nero, di Yves Saint Laurent ed altrettanto velocemente, se non di più, sono dovuto correre a cambiarmi. Appena aperto lo sportello di questa limousine, le urla di Taylor hanno investito violentemente l'intera St. John's Wood ed hanno notevolmente accentuato il mio mal di testa. Con la coda dell'occhio ho persino notato l'autista tapparsi le orecchie, infastidito. Non riuscendo davvero, fottutamente a sopportarla, sono scappato a casa, obbedendo ai suoi ordini. I pantaloni neri possono andare, così come la camicia bianca infilata all'interno di essi, anche se l'avrei preferita fuori, ma la giacca bianca, non posso assolutamente accettarla.
Andiamo, è da pazzi! Chi lo farebbe?
Sembro un gelataio sprovvisto di camioncino o un infermiere sprovvisto di siringhe e cartelle mediche. In più, il papillon troppo stretto da Taylor, al mio collo, sta iniziando ad essere dannatamente insopportabile. Mi sento come Ken, chiuso in scatola, in un negozio di giocattoli.

"Ma davvero, Harry? Yves Saint Laurent? "

Si volta verso di me, alla sua destra, guardandomi sbigottita.

"Yves Saint Laurent è una delle case di moda più famose, pregiate ed esperte, dell'intero pianeta. Che hai da ridire? "

"È così, così... Audace. "

"Moschino è audace, Saint Laurent è soltanto diverso. "

"Dì ciò che vuoi tesoro ma non potevo assolutamente permetterti di presentati a Kensinghton Palace, dalla Famiglia Reale, vestito in quel modo. Spero tu possa capirmi. "

Mi sorride, prendendomi la mano, la quale non ritraggo. La fisso soltanto.
Fisso le nostre mani insieme e cerco di riuscire a percepire di nuovo quelle scintille che avrei provato due anni fa.
Ogni minimo contatto con lei, con il suo corpo, era speciale.

Lei, era speciale per me.

"Non adori anche tu quel posto? "

"Scusami? "

Sollevo lo sguardo dalle nostre mani, cercando di riprendere il filo del discorso.

"Kensinghton Palace. "

"Che cazzo c'entra Kensinghton Palace adesso? "

Le ruggisco, infastidito dal fatto che abbia anche soltanto citato quel luogo.

"È lì che siamo diretti. "

"Stai scherzando? "

"Dove pensi che avremmo incontrato i Principi e la Duchessa, se non a casa loro?"

Allontano bruscamente la mia mano dalla sua, incazzato. Non ho alcuna ragione di esserlo, eppure lo sono. Lo sono fottutamente tanto. È come se sentissi di starla per distruggere ancora di più, mostrandomi agli infiniti obbiettivi affamati, con una ragazza che non è lei, in tutta la mia apparente felicità, insolenza e falsità, nel luogo in cui lei, fidandosi ciecamente di me, ha riportato alla luce i suoi demoni, nascosti nella parte più profonda di se stessa. In quel dannato, meraviglioso parco, quella notte, Cam mi ha svelato i suoi segreti, quelli che poi, soltanto poco dopo, le avrei sbattuto in faccia, rinfacciandoglieli, riaprendo quelle ferite che ormai sembravano essersi rimarginate.

È stato a Kensinghton che io l'ho conosciuta veramente e sarà a Kensinghton che la costringerò a non volermi conoscere mai.

Perché domani mattina verrano sviluppate le foto della serata e quelle foto faranno il giro del mondo intero, in due sole ore. In qualche modo lei le vedrà e la verità la colpirà definitivamente dritta in faccia.

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