Chapter 56

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Mentre, barcollando, mi faccio spazio tra i vari corpi sudati, ed in movimento, penso a come possa fare per tornare a casa.
Non ho la mia macchina, ed il mio cellulare è in tasca di Niall.
Sono fottutamente nella merda.

"A te, serve una fottuta babysitter! "

Vengo afferrato per un orecchio e, improvvisamente, trascinato via.

"Ti osservavo da lontano, e Dio solo sa che cosa ti avrei fatto, se tu l'avessi baciata. "

In questo momento, realizzo quanto mi fosse mancata la paternale di Niall.
Mi lamento a causa del dolore che mi sta provocando, ma quando dell'aria fresca si infrange sul mio volto accaldato, e bagnato dal sudore, smetto di lamentarmi, perché è come se ogni dolore fosse sparito.
Non riuscivo più a respirare, là dentro.
Prima che gli chieda come abbia intenzione di tornare a casa, vengo infilato nel posto del passeggero di un'auto.
Mi volto verso il guidatore, e dei capelli rossi danno subito nell'occhio.

"Mi dici che combini? "

"Ed! "

Come fossi un bambino, mi getto tra le sue braccia, stringendolo a me.

"Che cosa ci fai qui? "

"Sei nella mia macchina, Harry. "

"Come sapevi che- "

"Taylor mi ha chiamato. "

"Oh. "

Torno a posto, fissando la punta dei miei stivaletti.

"Ci hai provato con lei, e poi sei scappato via. Giusto? "

Decido di rimanere in silenzio, ma chi tace acconsente... Non è così?
L'unico che da un segno di vita è Niall, il quale sbuffa pesantemente, passandosi una mano sulla fronte, nei sedili posteriori.
Dopodiché, il resto del viaggio, prosegue in un tombale silenzio.
Non appena superato il nero cancello di ferro, la macchina di Ed si arresta davanti alla casa, nella quale sarò costretto ad entrare. Dico "costretto" , perché ho maledettamente paura di quello che potrebbe succedere lì dentro: di quello che non potrei trovarvici.

"Grazie mille del passaggio, Ed. "

Con un sorriso, il cantautore mi lancia un occhiolino d'intesa, toccandomi piano la spalla. Quando guardo Niall, è poggiato allo schienale, ha le braccia incrociate sotto il petto, e le sopracciglia aggrottate.

"E tu. " richiamo la sua attenzione "Grazie per riuscire a togliermi sempre dai casini. "

Non aspetto che lui mi risponda, e chiudo la portiera alle mie spalle; mentre sento l'auto sfrecciare via, io rimango impalato davanti alla porta di casa, prendendo un grande respiro.

"Ti prego, fa che non se ne sia andata. "

Cam's POV.

"Ti prego, fa che torni. "

Ripeto questa frase tra me e me, da quando sono scesa in cucina, circa un'ora e mezzo fa. So che non dovrei. So che, al contrario, dovrei pregare che non faccia alcun tipo di ritorno, ma è più forte di me.
Forse perché so che io, da lui, tornerei sempre.
È il fatto di non essere sicura che lui farebbe altrettanto, a preoccuparmi.

Nessuna luce elettrica illumina la cucina, a farlo soffusamente, è solo un bagliore di luce naturale, quella proveniente dalla luna.
Stringo una tazza di camomilla calda, tra le mani, mentre, rannicchiata su una sedia, osservando St. John's Wood dalla finestra, penso a che cosa dovrei dire ad Harry, se dovesse fare ritorno.
Sono arrabbiata con lui, delusa da lui, ma mi sento anche, terribilmente colpevole.
Forse non si sarebbe mai comportato in questo modo, se io gli avessi confessato i miei sentimenti. È come se, agendo in questo modo, mi abbia dimostrato di averlo reso insicuro, incerto.
Non saprei davvero come comportarmi.

Come se il destino fosse contro di me, provenire dalle mie spalle, sento la porta d'ingresso venir chiusa, e mi chiedo come abbia fatto a non averlo sentito aprirla.
I suoi passi sono incerti, lungo il piazzale di marmo, così come i suoi gesti quando lo percepisco togliersi le scarpe, la giacca, e poggiare le chiavi sul nuovo mobile, nell'atrio.
Come fossi un automa, mi alzo e mi dirigo verso i fornelli. Preso il bollitore, lo riempio d'acqua; accendo il fuoco, e pongo la brocca sulle fiamme.
Lo aspetto, in silenzio.
Quando non sento più i suoi passi per la casa, ma soltanto il suo respiro irregolare, molto più vicino, capisco essersi fermato sulla soglia della cucina.
Non si aspettava di trovarmi qui, come io non mi aspettavo di vederlo tornare.
Nessuno dei due proferisce parola.
Prendo un piatto, taglio una fetta di crostata alla crema, e la sdraio sulla porcellana.
Harry si avvicina, sedendosi su uno degli sgabelli, al bancone di marmo.
È proprio dietro di me, adesso.
L'acqua bolle.
Spengo il fuoco, verso l'acqua in una tazza, e vi pongo dentro la bustina di camomilla.
So che vuole dire qualcosa, lo sento, ma non ne ha il coraggio. Indugia, prima di rinunciare.
Sollevandomi sulle punte, apro lo sportello in alto, traendo la scatola degli analgesici.
I suoi occhi mi stanno studiando; lui sta cercando di capire che cosa stia provando in questo momento.
Il bello è che, proprio come lui, anche io vorrei saperlo.
Quando mi volto verso di lui, smettendo di dargli le spalle, i nostri occhi si incontrano.
Sarà a causa del buio, che non riesco a capire che cosa ci sia scritto al loro interno.
Continuando a non sentire il bisogno di dirgli qualcosa, poggio il piatto, la tazza, e l'analgesico, davanti a lui.
Gli servo tutto in maniera impeccabile.
Lui guarda la 'cura', quasi shoccato, preso in contropiede. Quando i suoi occhi, corrono confusi su di me, capisco che mi stia chiedendo, silenziosamente: "Perché mai? " .

"Sono abituata a questo: ho sempre riaccolto tutti a braccia aperte, curando le loro ferite. "

"Dimenticando le mie. " , vorrei tanto aggiungere.

Più confuso che mai, non riesce a guardarmi. Sa che ho ragione.
Ed entrambi sappiamo bene quanto questa mia reazione sia stata peggiore di qualsiasi altra, accompagnata da insulti, ed urla.

"Buonanotte, Harry. "

"Cam- "

Prima che provi a dirmi qualcosa, contro la mia volontà, lo interrompo.

"Ci sono le ragazze, a letto con me.
Puoi prendere il divano. "

Detto ciò, torno sui miei passi; me lo lascio alle spalle, allontanandomi dalla cucina.
Quando entro in camera, noto lo spazio di letto lasciato vuoto da Julie e Gin, le quali stanno ancora beatamente dormendo ai lati.
Scivolo verso quella parte di letto, e soltanto lì, in quel momento: piango.

Anche loro in totale silenzio, senza fare domande, come se si fossero messe d'accordo, un braccio di entrambe le ragazze, uno da un lato, uno dall'altro, corre a circondarmi la vita, tentando di consolarmi.
Mentre continuo a piangere, delusa da lui, e stanca di me stessa, aspettando che il sonno venga a prendermi per permettermi finalmente di staccare i pensieri, loro continuano a dormire, riuscendo comunque a non farmi sentire sola.
Solo le uniche persone che finora, non lo hanno mai fatto.

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