Chapter 3

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Avevo seguito il percorso verde nella Tube, imboccando la Distric Line diretta a Notting Hill e adesso, di nuovo delusa e completamente confusa, mi trovo seduta su questo, ormai troppo familiare, seggiolino grigio con uno stomaco brontolante e voglioso di Fish & Chips.
Ero stata altri quindici minuti immobile per quella strada, l'unico rumore udibile erano le mie unghie nere che sfregavano lungo il cuoio capelluto, totalmente confusa e talmente disperata che appena notai un signore uscire dal suo imponente cancello nero, mi avvicinai chiedendogli informazioni.

"Mi scusi, posso chiederle un' informazione?"

Chiesi.

"Certo signorina, mi dica..."

Mi sorrise, dandomi prova di quanto avessi ragione riguardo all'invidiabile gentilezza e cortesia degli inglesi.

"Conosce per caso, Harry Styles?"

"Chi non conosce Harry Styles, a Londra?"

"Bene! Sa mica se abita da queste parti? Secondo i miei calcoli dovrebbe avere una casa proprio in questa strada..."

"Temo di non poterla aiutare, signorina. Sappiamo che abita in questa citta ma nessuno sa dove."

"Oh... Lei lo ha mai visto in giro per il quartiere?"

"Si, un paio di volte mi è capitato in effetti. Ma a passeggio o alla guida di un auto nera, non l'ho mai visto entrare in uno di questi appartamenti. Mi dispiace..."

La Range Rover.

"D'accordo, ho capito. Grazie mille dell'aiuto."

Ci sorridemmo a vicenda e lo lasciai alla sua telefonata appena arrivata, voltandomi, affamata, verso la stazione metro più vicina.
Sono disperata a tal punto da chiedere informazioni a presunti vicini di casa di Harry Styles, che tutti sanno abiti a Londra ma nessuno sa dove.

Fantastico.

Conosco la cittá, ma non così bene da sapere in quale altro quartiere potrebbe abitare una celebrità e nonostante mi fossi ripromessa di non farlo, sento che sto iniziando davvero a perdere le speranze.

Davvero pensavo che sarei riuscita a trovarlo?

Questa non è casa mia: qui circola gente e tanta anche, qui ci sono troppi quartieri e case e troppe poche informazioni sicure.

Stando attenta al piccolo vuoto sotto ai miei piedi, poggio i miei Dr. Martens a terra ed esco dalla stazione.
In uno dei tanti libri che ho letto su Londra c'era scritto che se avessi avuto voglia di pesce fritto e patatine, avrei dovuto mangiarne una porzione a Notting Hill, perché come lo fanno buono qui, non lo fanno da nessuna parte.

Un piccolo sorriso spunta sul mio viso, mandando via quel fastidioso cipiglio, quando supero le villette a schiera, colorate ognuna in modo diverso: rosa, giallo, viola, blu...
Questo è un quartiere completamente diverso da quello in cui mi trovavo precedentemente: nessun cancello imponente, nessuna macchina da milioni di sterline parcheggiata sul fronte, nessuna regola di colore per le abitazioni e nessun silenzio.
L'ora del mercato cittadino è appena giunta al termine e le persone iniziano a sbaraccare le proprie bancarelle, chi canticchiando, chi borbottando perchè alla fine, non ha venduto poi molto.

Passando vedo la "bottega del tatuaggio" di Ken, l'uomo del quale Hugh Grant ci parla nell'introduzione del film "Notting Hill" del 1999; vedo i famosi negozi di parrucchieri dai quali esci avendo capelli "come le Spice Girls, versione: i capelli sono miei e me li gestisco io. " , vedo le ultime bancarelle di antiquariato dove "persone comprano milioni di oggetti, alcuno autentici altri... beh, non proprio autentici." e vedo il portone blu che lui e sua moglie avevano acquistato prima che lei lo piantasse per un uomo che sembrava il clone di Harrison Ford e dove ora, se tutto fosse vero, condurrebbe una specie di mezza vita con un coinquilino di nome Spike.

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