Capitolo 16

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Fortuna che un grande chiacchiericcio proveniente da fuori ci fece tornare in noi e ci tolse da quella strana situazione.
"Ma cosa succede?" Andammo a controllare e con nostra sorpresa trovammo il sig. Antonio che teneva banco nell'area caffè.
"John eccoti, stavo per venire da te"
"Antonio, buongiorno che sorpresa!" Gli andò incontro per abbracciarlo.
"Allora ragazzi non voglio farvi perdere tempo, vorrei parlare un momento con tutte le persone che hanno lavorato per me, dove ci possiamo accomodare John?"
"Accomodiamoci in sala riunioni"
John fece strada e io andai a chiamare tutto il team, Michele in primis.
"Volevo ringraziare tutti per il lavoro magnifico che avete svolto e se me lo permettete farvi anche un regalo" si voltò verso John "ho già interpellato tuo fratello, scusami se ti ho scavalcato ma volevo che fosse una sorpresa anche per te!"
John lo guardava curioso.
"Allora ho già il benestare di Raoul, se John accetterà vorrei invitarvi tutti domani nel mio albergo a Sorrento e mi farebbe piacere che soggiornaste per una notte." Partì un applauso spontaneo.
"Alt, Alt ragazzi io non ho dato il consenso..." John si voltò verso il sig. Antonio "Antonio spero solo che al mio arrivo ci sarà un bel mojito ad aspettarmi!" E un nuovo boato riempì la sala riunioni "Andiamo ragazzi ce lo siamo meritati!" Allungò la mano al sig. Antonio per ringraziarlo e lanciò un'occhiata veloce su di me.
"Un ultimo appunto, se volete ognuno di voi può portare un accompagnatore, nessun problema, mandate la lista alla mia segretaria entro sera, così provvederà a far preparare le camere. Ora vi saluto non vi rubo altro tempo"
Mi venne incontro e per cortesia mi alzai dalla sedia "Isabella mi raccomando non mancare, sei il mio ospite d'onore!"
"Mi lusinga sempre sig. Antonio."
Nel frattempo la sala riunione si era svuotata e anche io mi stavo avviando per uscire ma John mi trattenne.
"Non hai risposto se verrai o meno domani?"
"Ha qualche importanza?" Risposi con un'altra domanda per provocarlo.
"Per me sì...!"
"Bene valuterò se venire o meno a questo punto!"
"Posso obbligarti sai, sono il tuo capo, in fondo questa è una vacanza-lavoro!"
"Allora sig. Masi se la mette così dovrò rivedere la mia agenda per domani" Continuai sempre sulla scia della provocazione "e considerare se portare un accompagnatore anch'io."
"Non mi convince molto quest'ultima considerazione!" Aggrottò la fronte.
"Credo che tornerò al mio lavoro sig. Masi"
"Lo sai che mi urta quando mi chiami sig. Masi! Oggi mi vuoi fare uscire fuori di testa!" Disse nascondendo un sorriso.
Lo lasciai lì solo, quella volta avevo colpito io, ero riuscita a tenerlo sulle spine come lui faceva da tempo con me. Cos'era per lui solo un gioco di allusioni, di parole celate, di sguardi rubati? Bene sapevo giocare anche io a quel gioco anche se non volevo giocare. Volevo qualcosa di concreto che lui si tratteneva a darmi. Ogni volta che c'era l'occasione si tirava indietro, vedevo il suo trattenersi ma non capivo da cosa fosse dipeso.
Persi la concentrazione a forza di ragionare, volevo trovare per forza una giustificazione o un motivo concreto per quei suoi atteggiamenti ma non ne venni a capo e cosa peggiore, quel giorno, c'era un via vai di clienti donna pronte per incontrarlo.
Ero gelosissima, vedevo dalla mia postazione quelle donne provocarlo in tutti i modi, gli ruotavano attorno come le iene con la loro preda.
Non riuscivo a continuare il mio lavoro, non era molto, dovevo sistemare la lista degli invitati per il party di sabato e poi avrei finito, ma niente non riuscivo a smettere di sbirciare.
Ero rassicurata solo dal fatto che fosse un uomo professionale, non un gesto o una parola fuori posto, almeno sul lavoro. Lo vidi andar via con una di quelle donne e non tornare e lì capii che la mia situazione era piu complessa di quanto avessi ipotizzato, non riuscivo più a gestire tutto lo stress che mi creava, da lì a poco sarei scoppiata come una pentola a pressione troppo piena.
Scoprii con dispiacere della non presenza di Michele a Sorrento, aveva la prova dell'abito da sposo e non poteva rimandarla. In fin dei conti non mancava molto al suo matrimonio.
Pensai di invitare Leila come mia accompagnatrice. Lei non facendo parte del team non aveva avuto il privilegio di essere invitata. Naturalmente se fosse venuta a conoscenza della possibilità di poter partecipare e non gliel'avessi proposto non mi avrebbe più parlato. In più era anche disponibile, gli uffici amministrativi e gestionali avrebbero chiuso per ferie proprio l'indomani, mentre noi saremmo andati in ferie la settimana a cavallo di ferragosto subito dopo la festa del sig. Antonio.
Eravamo tutti particolarmente eccitati per quella faccenda della vacanza, già si stavano organizzando le macchine per il viaggio, le cose da fare, i locali da chiamare. Eravamo un bel gruppo affiatato di colleghi, ben assortiti soprattutto Leila e Simone, lui era un nostro collega che la mia amica aveva puntato appena arrivata nel nuovo ufficio. Da immaginarsi a questo punto i salti di gioia che fece quando la invitai.
Leila prendeva la vita così come veniva, si innamorava subito e con la stessa tempistica si disinnamorava, forse perché non aveva conosciuto mai l'amore vero, quello viscerale che ti contorce lo stomaco, che ti confonde le idee e ti cambia i ritmi vitali, ma solo storielle poco impegnative o semplici infatuazioni.
E fino a qualche mese prima potevo affermare di non conoscerlo neanch'io, ma da quando per sbaglio, quel giorno in biblioteca, ero inciampata tra le braccia di John Masi, non ero stata più in grado di pensare alla mia vita senza di lui. Era un chiodo fisso nella mia testa ma soprattutto nel mio cuore.
Prima di andare via dall'ufficio decisi di passare a trovarlo nel suo ufficio per lanciargli un'ultima provocazione ma soprattutto per rivederlo, visto che era sparito per tutto il pomeriggio.
"Io ho finito, se non serve altro andrei a preparami per domani!"
"Hai considerato poi se portare un accompagnatore?"
"Ah sig. Masi ma è proprio fissato con questa storia dell'accompagnatore! Comunque sì, già mi sono organizzata!"
"Ah...!" Non sembrava averla presa bene.
"Qualche problema?"
"No, nessun problema! È un ragazzo dell'ufficio?" Chiese con tono seccato. Avevo decisamente colpito.
"Non ho mai detto che fosse un lui! Verrò con Leila, la mia amica, lavora anche lei qui!"
Il suo volto si rilassò subito.
"Sì so chi è Leila"
Mentre chiudevo la sua porta continuò.
"Ti piace prenderti gioco di me eh!"
Gli feci un occhiolino, sorrisi maliziosa e andai via.

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