Capitolo 46

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La giornata fu piena, stancante e movimentata. Prima di terminare Ciro volle di nuovo fotografare sulla barca approfittando della nuova luce che il tramonto sul mare ci regalava.
Finalmente alle otto finimmo, stravolti e sfiniti. John propose a tutti quelli che volevano di rimanere, di prendere delle pizze, qualcosa da bere e di cenare sulla barca. Stranamente Ciro aveva conquistato la sua fiducia e simpatia, li vidi spesso chiacchierare, lo stesso Michele non smetteva di ridere dalla mattina. Ciro era un gran trascinatore e anche se poteva sembrare a primo impatto un cafoncello un po' spavaldo in realtà era gentile, rispettoso e con un cuore d'oro.
Lo stesso John si complimentò con lui del bel lavoro svolto e della sua professionalità e gli confermò che in futuro avrebbero di certo lavorato di nuovo insieme.
La cena fu veloce, la maggior parte delle persone andò via subito, in fin dei conti erano tutti molto stanchi.
Rimanemmo in pochissimi e alla fine ci ritrovammo solo io, John e Michele.
Proprio lui mentre stavo ripulendo mi prese da parte.
"Isi, ho visto che vanno meglio le cose tra di voi! Avete parlato?"
"No, parlato no, diciamo che è una situazione di stallo"
"Dovresti parlarci però!"
"Tu invece hai parlato con lui, vi siete chiariti?" Chiesi perché in fin dei conti quella faccenda aveva inclinato un po' anche il loro rapporto.
"Si abbiamo parlato. Devo dire che dopo mi sono sentito un po' in colpa ad avercela avuta tanto con lui. Naturalmente non per quello che era successo tra voi due, ma per il fatto che non si era confidato con me."
"Perché cosa ti ha detto?"
"Dovresti chiederlo a lui Isi!" Mi sorrise dandomi una carezza sul braccio, probabilmente per incoraggiarmi.
Uscimmo dalla zona cucina e John era lì, era appena arrivato ma non aveva sentito nulla.
"State andando via?" Convinto del fatto che mi avrebbe riaccompagnata a casa Michele.
Presi la palla al balzo "Io rimango un altro po' se per te va bene, ma dovrai darmi tu un passaggio!"
Michele sorrise soddisfatto e John annuì altrettanto contento e sorpreso.
"Bene io tolgo il disturbo!" Michele ci salutò e su quell'enorme barca rimanemmo solo noi due.
"Cosa vuoi bere?"
"Qualcosa di forte! Dobbiamo parlare!" Sorrisi per smorzare la tensione del momento.
Con un cenno della testa approvò la mia richiesta e andò a preparare due Cuba libre.
Ci sedemmo a prua, su quei comodi materassini da barca e un po' impacciata cominciai a parlare.
"Sai John io non ce l'ho con te perché sei stato sposato, certo è una notizia importante però alla fine l'avrei accettata, mi ha fatto soffrire invece il constatare di non essere stata poi così importante per te, speravo di poterti ispirare fiducia e di contare più di quanto mi hai dimostrato!" Mi interruppe subito, vedevo nel suo sguardo la volontà fremente di dare la sua versione così mi arresi e lo lasciai parlare.
Cominciò nel sottolineare che non avrebbe mai voluto farmi soffrire e volle rassicurarmi che il suo nascondersi non era causato da me o da altri ma solo da se stesso. Voleva chiarire col raccontarmi del suo matrimonio e della sua vita in modo da permettermi di capire meglio.
Mi chiese "Ti ricordi quante volte ti ho detto di volerti parlare?" Annuii "Anche la sera in cui abbiamo mangiato la pizza avrei voluto confidare tutto, credimi! Ho provato ma non sono mai riuscito, avevo paura di un tuo rifiuto, di certo avresti pensando che uomo è uno che sposa una donna che non ama e subito dopo chiede il divorzio? Un uomo orribile immagino... Avresti ipotizzato che volessi giocare con te, divertirmi, ma non è mai stato così sin dal primo momento. Quando stavamo insieme era come se non avessi mai vissuto prima, come se non avessi un passato da condividere. L'unica cosa che mi importava era stare con te, vivere morbosamente ogni secondo senza rovinarlo dai miei errori e dalla mia vita di merda."
Non riusciva a guardarmi negl'occhi per il troppo rammarico. "Non sono più l'uomo di un tempo" Continuò "Prima di te non conoscevo i miei limiti, le mie necessità, ero frivolo, poco responsabile e dannatamente triste e senza ispirazione, poi sei arrivata tu, con il tuo sorriso, i tuoi occhi che sprizzano felicità e la tua coinvolgente risata, non sai quanto mi manca la tua risata... Mi sei caduta addosso, con tutti quei libri e io ti ho preso, ho visto il tuo sorriso e da lì la mia vita è cambiata. So che mi schifi ma credimi l'ho fatto solo perché sono un vigliacco e avevo troppo paura di perderti"
A quel punto lo interruppi io.
"Io non ti schifo, non potrei mai sono solo delusa ecco!"
"Lo so e ne hai tutto il diritto, ma io non ti deluderei più. Non potrei ferirti intenzionalmente di nuovo."
"Io ti credo, ma mi serve tempo per ritrovare la fiducia persa!"
"A me basterebbe anche solo essere amici e se col tempo le cose miglioreranno staremo vedere. Ma per adesso direi che questo sarebbe già un gran traguardo! Che dici?"
Amici, che parola inusuale per descrivere noi due, anche se riflettendoci quei due giorni di tregua mi avevano fatta stare bene, mi avevano regalato un po' di tranquillità. Magari ributtarsi a capofitto in una storia ancora priva di fiducia non sarebbe stato il massimo, forse quell'idea di una probabile amicizia non era tanto malsana dopotutto. D'altra parte anche io non riuscivo a stargli lontana, mi mancava  ma avevo anche bisogno di riacquisire la confidenza di un tempo.
"Allora brindiamo a questa amicizia?" Proposi alzando il bicchiere.
"Sappi che anche come amico sarò geloso di te! "Mi venne da ridere.
"Lo vedi questo intendo, questo sorriso voglio rivedere ogni giorno!"

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora