Capitolo 29

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Uscimmo fuori in terrazza, a ridosso della balconata vidi Chiara in attesa e vicino una bellissima donna, alta, capelli lunghi, molto scuri e lisci, indossava un abito argento che non passava inosservato né per il colore né per il fatto che fosse molto avvitato e sexy.
Parlava con John ma non mi sembrò essere una chiacchierata di circostanza, lui non nascondeva di essere molto urtato.
Michele provò a dissuadermi tentando in tutti i modi di portarti lontano da loro, non voleva che mi avvicinassi a lui ma soprattutto non voleva che lei mi notasse. Il suo scopo fallì  perché fu proprio la donna a venire da noi.
“Ciao Michele come stai?”
“Ciao Melania, tutto bene grazie!” Rispose nervoso, veloce mentre continuava inutilmente a trovare un modo per portarmi via. Vedevo che tentava di attirare l’attenzione di Chiara ma lei poverina non riusciva ad aiutarlo.
John mi guardava fisso, preoccupato, rimanendo distante di qualche metro.
Mi sentii smarrita, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo e a quel punto fui io a non voler più seguire Michele. Mi piantai puntigliosa con i piedi a terra, nel punto esatto in cui mi ero fermata.
“Isi andiamo!” Michele tentò di nuovo.
“Con chi ho il piacere di parlare?” Chiese rivolgendosi direttamente a me la donna.
“Molto piacere sono Isabella, una collega di Michele!” Le allungai la mano per presentarmi. 
“Ah lavorate insieme! Allora piacere mio sono Melania la moglie di John” 
La moglie di John, lo ripetei veloce nella mia mente.
Ecco cosa voleva dirmi.
Lui era sposato.
Lì per lì non recepii subito la notizia, ma appena l’assimilai, sentii un grande calore e un fischio nelle orecchie, come se tutta la pressione corporea si fosse concentrata tutta insieme nella mia testa. Subito dopo il niente, il vuoto.
La vita può avere risvolti surreali, si crede di avere il controllo di lei e invece non è così, non si può. Si viene trascinati dagli eventi come fa la corrente con il mare e nonostante si provi con caparbietà a resistere lei spinge con forza e si rimane in balia delle onde.
Seguire le passioni, oh che ingenuità! Aveva ragione Dario, alla fine bisogna essere concreti nella vita. Bisogna prevedere gli eventi o perlomeno essere cauti e non tuffarsi in un mare in tempesta sperando che la corrente ci salvi portandoci a riva. John era la mia tempesta, mi ero lasciata trasportare da lui, dalla passione che provavo per lui, dal flusso incessante di emozioni e alla fine ero naufragata.

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora