Capitolo 44

580 97 5
                                    

Finalmente senza stampelle e senza fasciatura. La caviglia andava decisamente meglio, riuscivo a camminare abbastanza bene. Il medico si era raccomandato di non sforzarla, non sapeva però che avrei passato un’interna giornata su un set il che non era proprio il massimo. 
L’appuntamento era fissato molto presto per i miei standard, alle 7.30 al Marina Molo Luise a Mergellina.
Michele mi passò a prendere con la sua macchina, arrivammo puntuali anche troppo dato che fummo i primi, addiruttura prima di John.
Salutò veloce, mi dedicò un occhiolino amihevole e chiese a tutti di seguirlo.
Ci guidò lungo un molo fino ad arrivare davanti ad una bellezza rara. Una barca degna di nota, imponente e lussuosa ma non pacchiana. 
Una volta a bordo rimasi ancora più affascinata dall'imbarcazione.
A poppa uno spazio semicoperto con tavolo, poltrone, comodi divani e bancone bar antecedevano l'entrata alla parte interna. A prua spazi ben allestiti per un’area relax, con morbidi e ampi materassini per esterni e cuscini sparsi qua e là.
“John chi è il proprietario di questo yacht?”
“Io!” Rispose disinvolto come se fosse una cosa normale possedere una barca del genere.
“Giusto… Dimentico sempre che sei ricco!” Gli diedi un colpetto sul braccio ma me ne pentii subito. Ero sempre fuori luogo.
“Lo so che te ne dimentichi, ecco perché mi piaci!” Mi diede un pizzicotto sulla guancia e tornò a sbrigare il suo lavoro. Non sapevo cosa intendesse con quel mi piaci, ma fu l’unica cosa che memorizzai di quella frase.
Ciro e la sua troupe arrivarono puntuali, poco dopo mi chiamò “Ti ricordi quando facevamo la prova luci? Protesti aiutarmi nel mentre che aspettiamo i modelli?”
“Si certo!” Sapevo cosa voleva, dovevo posizionarmi nei vari punti così da riuscire a regolare l’obbiettivo con la luce. Lo avrebbe potuto fare con chiunque ma con me era tutto più sbrigativo.
Per prova doveva scattarmi delle foto e mentre lo faceva notai che John sorvegliava tutto come un falco. 
Quel suo modo di fare non mi dispiaceva affatto, mi dimostrava di essere ancora geloso di me.
Appena finito, Ciro mi chiamò all’interno della barca, di solito una volta scattato se c’era qualche foto che mi piaceva la teneva per regalarmela. 
“Peccato che siano venute male!”
“Era impossibile che venissero bene, non facevi altro che muoverti per guardare il tuo capo!”
“Ma che dici!”
“Isabella, vuoi veramente farmi credere una cosa per un'altra! Qual è il mio lavoro?”
“Il fotografo”
“Ecco appunto, io imprigiono nelle foto i momenti più significativi e la realtà nel suo dettaglio. Questo sguardo… non ti sembra quello di una che ha una cotta pazzesca per il suo capo?” Mi mostrò una foto che non avevo preso in considerazione, avevo gli occhi sognanti e un po' malinconici, guardavano oltre l’obbiettivo proprio dove era seduto John. Era vero che imprimeva la realtà e lo sapeva fare al meglio, rivedevo tutta me stessa in quella foto.
“Anzi lo sai che ti dico...anche lui è cotto di te! Non ha fatto altro che starmi col fiato sul collo mentre scattavo! Lo vogliamo scoprire?”
“Come?”
"Ci penso io!”
“Ciro non mi far fare figuracce!”
“Ma quali figuracce!”

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora