Capiolo 7 - III

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Ero uscito fuori a ridosso dell’entrata dell’ospedale, se avessero avuto notizie mi avrebbero chiamato. Non riuscivo più a stare dentro, quell’odore di disinfettante mi dava alla nausea.
Non ero un fumatore ma in quel momento mi sarebbe piaciuto esserlo, forse avrei scaricato su una sigaretta tutta la mia ansia.
Uscì mio fratello con Michele, pensai subito che avessero delle novità invece erano usciti solo per farmi compagnia.

“Hanno detto qualcosa?”

“No niente, Chiara sta provando a parlare con i medici, sicuramente a breve le faranno sapere qualcosa. John andrà tutto bene, vedrai!” Mi poggio una mano sulla spalla per incoraggiamento.

“Deve andare bene.” Non consideravo nessun’altra alternativa.

Cambiarono entrambi sguardo, capii subito.

“John non voltarti, ci pensiamo noi!”

Ma non ascoltai e non presi minimante in considerazione quel consiglio.
Sapevo che se mi fossi voltato avrei trovato davanti a me l’origine dei miei problemi.
Dario era tornato ed era a pochi metri da me.
Senza pensarci gli andai incontro e gli sferrai un pugno sulla faccia. Sicuramente gli ruppi il naso ma se non mi avessero fermato gli avrei sfracassato il cranio.
Lui ripeteva che gli dispiaceva, piangeva e pregava di perdonarlo. Era venuto solo per sapere come stava Isi

“Non devi pronunciare neanche una lettera del suo nome pezzo di merda!” Gli urlai contro.

“Vi prego credetemi io non l’ho vista attraversare la strada. Ti prego John devi credermi, non volevo che andasse a finire così” Disse mentre continuava a sanguinargli il naso.

“Tu non volevi? Tu non volevi? Tu ci hai rovinato la vita!” Gli gettai in faccia tutto il mio disprezzo mentre mio fratello mi tratteneva.
Avevamo attirato l’attenzione di tutti, anche della sicurezza dell’ospedale che pregarono Dario di entrare a farmi medicare e a me di calmarmi.
Mio fratello ebbe il sangue freddo di portarlo via, Michele mi rimase vicino cercando di farmi ragionare.

“John Isi non vorrebbe questo, devi calmarti. Non avvicinarti più a quell’uomo non saresti in grado di fermarti, non ci servono altri problemi.”

“Voi toglietemelo da davanti e io non farò niente, ditegli che se si avvicina di nuovo a me o a Isi io lo rovino”

“Ok ci sta pensando Raoul. Calmati, anzi rientriamo magari hanno novità.”

Rientrammo, avevo ancora una forte agitazione addosso, forse aveva ragione Michele se non mi avessero fermato sarebbe successo l’irrimediabile.
Avevo perso di vista l’obbiettivo, dovevo rimanere lucido per stare vicino a Isi.
L'idea però che quel pezzo di merda era tornato nella mia vita mi stava facendo perdere la testa.

La sua presenza era sempre stata fonte di sventura anche se in parte quando me lo ritrovai a Sorrento mi serví come scossone, forse avrei continuato a mantenere nascosti i miei sentimenti o forse col tempo avrei trovato comunque il coraggio questo non saprei dirlo, ma di fatto mi fece capire che stavo sprecando un'occasione, stavo perdendo tempo rischiando di lasciarla ad altri.
Quando entrò nella sala ristorante con quel vestito verde mi sconvolse, non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Veniva verso di me e mi guardava nonostante il giorno l’avessi fatta arrabbiare tantissimo.
Avevamo discusso e lei era arrivata al punto di ristabilire i ruoli.

“Comunque a questo punto è bene chiarire e rimettere nella giusta posizione il nostro rapporto. Tu sei il capo io la tua dipendente, il nostro rapporto si limiterà solo a livello professionale, perché a quanto pare già si sono creati un po' troppi malintesi!” Disse scocciata dal mio altalenante comportamento.

“Non potrei essere più d’accordo!” Risposi così in quel momento, per non darle soddisfazione, non so cosa mi avesse detto la testa, ma quella sua testardaggine mi faceva perdere la pazienza.

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora