Capiolo 6 - III

490 82 9
                                    


Il giorno in cui mi riaccompagnò con il suo motorino a casa e ci prese all’improvviso un temporale, capii molte cose.
Ero attratto da lei in maniera viscerale, la volevo con tutto me stesso.
Quella camicetta bagnata mi stava mandando fuori di testa, non riuscivo a pensare ad altro se non a togliergliela. Era del tutto inconsapevole della sua sensualità, lo vedevo dal modo in cui si muoveva, era impacciata e imbarazzata non capendo invece che in quel momento io la vedevo come la donna più seducente del mondo.
Ma non era solo la voglia di andarci a letto che mi spingeva verso di lei, anzi mi sembrava squallido provarci pensando solo a una relazione di sesso, era di più, ero spinto da un sentimento che non avevo mai conosciuto, che mi avrebbe fatto accettare l’idea di aspettare il momento giusto piuttosto che correre e perderla improvvisamente.
Quando se ne andò da casa mia fuggendo senza motivo, non potevo permettere che la giornata finisse così, avevo bisogno di vederla ancora.
Andai sotto casa sua e la convinsi a cenare con me. Mangiammo una pizza e un babà, passeggiammo sul lungomare e lei mi raccontò della sua vita, fu tutto semplice ma allo stesso tempo perfetto.
Con lei diventava tutto appassionante anche mangiare una semplice pizza, il modo in cui si approcciava alle persone e alle cose trasmetteva una grande voglia di vivere.
Non aveva pretese, le bastava poco per stare bene e per far star bene le persone vicino a lei. Per la prima volta nella mia vita avevo vicino una donna che non si lasciava condizionare dai miei soldi, dal mio lavoro o dalla mia posizione, sembrava non contare nulla tutto ciò per lei.
Mi fece sentire per la prima volta libero da qualsiasi condizionamento.
Anche se in realtà mentivo a me stesso, un condizionamento c’era ed anche bello grande.
Quando lei mi raccontò della sua vita io provai a fare lo stesso ma non fui sincero fino alla fine.
Avrei dovuto menzionare Melania, il mio matrimonio ormai finito e il fatto che un tempo, fossi un uomo diverso da quello che lei aveva davanti in quel momento, ma non lo feci e capii il motivo quando tornai a casa.
La paura di perderla aveva preso il sopravvento, io mi ero innamorato di lei.
Amavo quella ragazza che spensierata se ne andava in giro per Napoli con il suo motorino blu.
Non sapevo come comportarmi, non volevo metterla in difficoltà in fin dei conti era sempre una mia dipendente e se non fosse stata interessata a me avrei creato un bel problema.
Non potevo permettermi di perdere una così talentuosa collaboratrice e di rovinarle una carriera in ascesa, ma condividere ogni giorno con lei e non poter esprimere quanto provavo era frustrante, soprattutto non poterla sfiorare, toccare, baciare le sue labbra che continuavano ad ossessionarmi, mi rimaneva solo guardarla ma ogni volta che entrava e usciva dal mio ufficio per portarmi il caffè mi faceva girare letteralmente la testa.

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora