Capitolo 22 - II

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Sarà che la mia curiosità aveva sempre prevalso sulla pazienza che non riuscii neanche quella volta a trattenermi. Cominciai ad assillarlo sul voler sapere subito quale fosse il mio regalo ma lui non si fece persuadere in nessun modo e mantenne quell'alone di mistero.
Arrivammo al locale, c'erano solo Alice, Mete, Berk e la sua ragazza, che con piacere conoscemmo per la prima volta. John mi chiese di seguirlo in magazzino, sicuramente il mio regalo era lì. Non riuscivo più a resistere.
"A Mete servono delle bottiglie di vino bianco, sai dirmi dove sono?"
Rimasi di sasso, allora ancora non era il momento di scoprire il mio regalo. Feci una smorfia di disappunto.
"Cos'è quella faccia?"
"Pensavo dovessi darmi il regalo"
"Ah come sei impaziente!"
Alla fine non prendemmo più il vino perché non ricordava quale nello specifico dovesse portare e tornammo in sala.
Appena rientrammo trovai tutti lì, ma proprio tutti. C'erano i miei genitori, Rania, Sara e Gennaro, Michele e Chiara e la mia dolce Leila. Non ci potevo credere, mi voltai verso John incredula con già gli occhi inumiditi.
Mi prese la mano e la baciò "Ti piace il mio regalo?"
"Oh John, non sai quanto!"
Andai senza esitare ad abbracciare tutti, avrei voluto stringerli insieme contemporaneamente, soprattutto mia sorella Sara che emotiva com'era già aveva cominciato a piangere. Vidi John parlare con i miei genitori e presentarsi dicendo che era molto felice di essere riuscito ad incontrarli finalmente di persona. Loro erano sinceramente entusiasti e non smettevano di ringraziarlo. Con Leila non servirono né parole, né lacrime ma con un semplice sguardo e un abbraccio colmammo tutto quel tempo di lontananza.
"Sei felice?" Mi chiese mentre ancora eravamo abbracciate.
"Non sai quanto! Ma come avete fatto a venire tutti insieme?"
"È stato John, ha organizzato tutto lui, ci ha mandato i biglietti aerei e ci ha anche prenotato un albergo qui vicino."
Non riuscivo a crederci, mentre Leila parlava continuavo a guardare John e ringraziai il cielo, il destino o chiunque me l'avesse mandato e mi avesse dato l'opportunità di amarlo e averlo vicino.
Leila mi raccontò che si sentiva un po' in colpa nei confronti di John, era stata dura con lui. Quando io ero partita per Istanbul lei era triste, avvilita e molto arrabbiata con lui.
Appena ebbe l'opportunità di parlargli a quattr'occhi lo prese in disparte in ufficio e lo accusò di avermi fatto andare via, gli disse che era solo colpa sua se io avevo abbandonato tutti e tutto e che se non fossi tornata non glielo avrebbe mai perdonato.
Raccontò che nonostante sapeva di rischiare di essere anche licenziata o di rovinare la sua situazione lavorativa non si trattenne nel dirgli tutto quello che pensava. Era convinta che quello che lui provava per me non era amore, perché se fosse stato così non mi avrebbe deluso più e più volte.
La cosa che la mandò su tutte le furie però fu il suo atteggiamento, lui non reagì ma rimase inerme, poggiato con le mani sulla scrivania a guardare il muro davanti a sé. Non parlò mai, solo Leila si sfogò e alla fine lasciò l'ufficio senza mai avere una reazione da parte sua.
"Perché ora ti sei ricreduta su di lui, se non vi siete mai chiariti?"
"Perché alla fine ci siamo chiariti."
Ci sedemmo in disparte a un tavolo e lei finì di raccontarmi.
Il giorno prima che John venne a Istanbul, Leila se lo ritrovò sotto casa, lo invitò a salire e gli offrì un caffè imbarazzata ma allo stesso tempo fredda e impassibile.
Anche lui sembrava in difficoltà ma poi sbloccò la situazione ringraziandola della schiettezza che aveva avuto a suo tempo e soprattutto le disse che apprezzava che io avessi vicino un'amica come lei, una persona vera che mi voleva realmente bene.
Le raccontò che aveva visto e parlato con le mie sorelle e aveva deciso di venirmi a parlare con la speranza di riportarmi con lui a Napoli.
Voleva far sapere a Leila che lei aveva avuto ragione su tante cose ma su una aveva sbagliato. Lui mi amava veramente, non era un amore momentaneo o una semplice infatuazione ma un amore sincero, viscerale e intenso.
Era molto rammaricato che il suo passato lo avesse condizionato nel gestire la nostra relazione, voleva rassicurarla che se io gli avessi ridato fiducia, lui mi avrebbe protetta da qualsiasi inganno, problema o ingiustizia e avrebbe vissuto solo per rendermi felice. Inoltre la cosa che la colpì di più fu che lui la pregò di continuare a far parte della nostra vita, nel caso in cui avessi deciso di perdonarlo, gli sarebbe dispiaciuto non essere riuscito a chiarirsi con una delle persone più importanti della mia vita.
"Quindi ora è tutto ok tra di voi?" Chiesi per avere un ulteriore conferma.
"Puoi stare tranquilla, più che ok!"
"Vi disturbo?" Si avvicinò John.
"No in realtà parlavamo di te e di quante te ne ho dette!" Scherzò Leila.
"Mi ha massacrato!" Sorrise John facendo un occhiolino a Leila.
Avevo tolto un altro peso dal mio cuore, finalmente la mia vita era tornata come prima, anzi meglio di prima, avevo tutte le persone più importanti riunite nella stessa stanza, l'uomo che amavo al mio fianco e un nuovo anno che stava per iniziare nel migliore dei modi.

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora