Non avevo mai dato peso al suo arrivo in ufficio, di solito ero alla mia scrivania oppure a svolgere qualche lavoro in giro, mi accorsi che il pubblico femminile rimaneva immobile a guardare la sua involontaria sfilata. Non faceva nulla di eclatante se non camminare ma era talmente bello che toglieva il fiato.
Mi ricordai di colpo di essere ancora molto arrabbiata, tolsi lo sguardo su lui, non si meritava tutta quell'attenzione, mi voltai veloce e continuai a bere il mio caffe.
Denise invece rimase guardarlo come se non avesse mai visto un uomo prima di allora.
"Smettila, un po' di dignità su!" Cercai di dissuaderla.
Sbuffò contrariata.
"E poi Denise alla fine mi sembra un po' sopravvalutato il sig. Masi, si ha un bell'aspetto, ma..."
"Bell'aspetto Isi ma non l 'hai visto?"
"Si ok ma oltre l'aspetto cos'ha? Credimi ha un caratteraccio!"
Denise fece un colpetto di tosse ma non le diedi importanza e continuai, avevo bisogno di sfogare un po' di rabbia, esagerai attribuendogli aggettivi e appellativi inventati e negativi.
Continuai a stra parlare per almeno un altro minuto fino a quando Denise non mi fece capire in maniera evidente che lui fosse proprio dietro di me.
"Potresti venire nel mio ufficio!" Disse serio.
Non mi voltai, neanche in quel momento, continuai a guardare Denise cercando di sembrare disinvolta, lei sconvolta continuava a guardarmi allibita. Appena John si allontanò si sentì in dovere di tranquillizzarmi, mi disse che probabilmente non mi avrebbe licenziato e che tutto si sarebbe sistemato. Ma lei non poteva sapere che non era quello a preoccuparmi, anzi magari mi avesse licenziata sarebbe stata una liberazione. Non sapeva che non mi aveva chiesto di seguirlo per rimproverarmi ma per affrontare problemi decisamente più gravi.
Non volevo andare ma ero obbligata, non avevo scelta. Come mi sarei giustificata con i colleghi se non fossi andata, soprattutto dopo aver fatto quella figuraccia parlando così di lui.
Con il mio passo da lumaca riuscii ad arrivare al suo ufficio. Lui era al computer si accorse di me solo dopo che riuscii ad aprire la porta.
"Cosa diavolo ti sei combinata?" Scattò in pedi dalla sedia, venendomi incontro.
"Non serve, faccio sola!" Risposi seria tentando di bloccarlo alzando una stampella.
"Isi per favore, fatti aiutare!"
"Ho detto non serve!"
Riuscii ad avvicinarmi alla scrivania scortata dalla sua supervisione, era molto preoccupato.
"Siediti per favore!"
"Sto bene in piedi"
"Perché sei cosi testarda!" Colpì con un pugno leggero la scrivania.
"Cosa voleva sig. Masi?"
"Parlare con te!"
"Di cosa?"
"Di noi..." Disse quasi supplicando.
"Ok me ne vado!" Provai a girarmi per andare via ma ero troppo lenta e lui mi raggiunse prima. Si mise tra me e la porta come un muro ostacolandomi con ilsuo corpo.
"Vorrei essere chiara sig. Masi"
"Ti prego non chiamarmi così!"
"Invece la chiamerò così da oggi in poi, perché lei è il mio capo e l'unico rapporto che avremo sarà professionale!"
"Ma tu devi ascoltarmi!"
"C'è altro? Vorrei andare!" Dissi senza guardarlo in faccia.
Non riuscì a trattenersi, non rispose ma sapendo che non avrei potuto bloccarlo ne approfittò per accarezzarmi una guancia. Vorrei poter dire che non mi fece effetto, ma non fu così, quel semplice tocco mi fece ricordare in un lampo quanto mi emozionava e quanto mi sarebbe mancato tutto quello che era stato.
STAI LEGGENDO
Era di Maggio
ChickLitIsabella, per tutti Isi, è una giovane e vivace trentenne che vive e lavora a Napoli, città che adora. Un po' per pigrizia, un po' per le tante attenzioni della sorella Sara, continua a vivere con lei e suo cognato. In una calda giornata di maggio I...