Capitolo 11 - II

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Eravamo su un sentiero senza fine, le mie ragioni volevano prevaricare sulle sue.
Il suo tono tornò calmo ma più sconfortato di prima "Tu scappi sempre, sei scappata quando hai saputo di Melania e sei scappata tre mesi fa. Non ho saputo più nulla di te, non un messaggio, non una chiamata, eri diventata un fantasma. Perché Isi?" Mi guardò dritto negl'occhi.
"Volevo essere un fantasma! Perché amare una persona come io ho amato te ti riempie la vita ma può anche svuotartela. Non ero più in grado di starti vicino sapendo che a poco a poco avresti smesso di amarmi!"
"Come potevi essere certa di questo?" Si alzò in piedi e si mise sovrastante davanti a me.
"Mi hai chiesto di sposarti e dopo neanche ventiquattr'ore mi hai detto che era tutto messo in discussione. Mi hai trattata come se fossi una qualunque."
Mi guardava serio e amareggiato sembrava non condividere quello che dicevo.
"È vero per un attimo ho messo tutto in discussione ma non nella maniera che pensi te. Ho voluto inconsciamente proteggerti da una vita che non meritavi. Io ti avevo promesso un amore intenso ed esclusivo e non potevo più donartelo, sarebbe arrivato un figlio non tuo, Melania sarebbe tornata contro il mio volere nella mia vita e tu avresti dovuto affrontare tutto quello. Io ti avrei privata del nostro tempo insieme, della spensieratezza che meritavamo, per darti in cambio problemi e basta. Ma dopo un po' che camminavo nel quartiere ho capito anche che non potevo prendere una decisione per entrambi e che se la tua volontà era quella di rimanermi accanto, allora insieme saremmo stati in grado di risolvere tutto, di proteggerci a vicenda." Fece un mezzo sorriso nervoso e quasi ironico "E poi quando sono tornato invece di trovare te ho trovato una bella lettera d'addio."
Rimanemmo un po' in silenzio probabilmente ognuno a ripensare alle parole dell'altro e a rendersi conto di quanto il destino era stato beffardo con noi.
"Perché non hai provato a metterti in contatto con me, per dirmi che avevate scoperto tutto l'inganno di Dario e Melania?"
"Perché non ero in grado di parlartene, anzi non ero in grado di parlare con nessuno. Ho vissuto un mese devastante. Non potevo credere che avevo perso la persona più importante della mia vita per un inganno di merda."
Gli versai un altro po' di whisky e lo versai anche a me. Non ero più in grado di guardarlo negl'occhi, mi resi conto improvvisamente che avevo sbagliato tanto anch'io, che avevo preso delle decisioni forse troppo drastiche, ma nel momento in cui le presi ero delusa e amareggiata dalla sua poca fiducia nel nostro rapporto, nel nostro amore.
Provavo a guardarlo furtivamente e vedevo solo un uomo silenzioso e triste. Teneva il bicchiere tra le mani e guardava dritto davanti a sé.
"John perché sei venuto fin qui?" Gli rifeci la stessa domanda.
Mi guardò con un sorriso dolce.
"Non era giusto che finisse così, senza neanche un addio, senza neanche poterci spiegare! Non ci meritiamo solo rancore e parole non dette dopo tutto quello che è stato! Se proprio vorrai ricominciare da zero almeno non avrai un ricordo così terribile di me e della nostra storia."
Speravo in una risposta diversa, speravo che fosse venuto per dirmi che mi amava, che voleva chiarire e col tempo tornare ad essere quello che eravamo. Speravo che volesse riportarmi con lui a Napoli.
Lo guardai fingendo un sorriso di consenso. Non aveva più senso continuare a litigare.
Forse perché esausti o forse perché ci eravamo confessati tutto non c'era più rabbia o astio nei nostri toni.
"Dove alloggi?"
"Al Radisson, qui a Ortakoy!"
"Giusto dimentico sempre che sei ricco!" Gli sfilai un sorriso, era una cosa che lo divertiva.
Si alzò e in quel momento capii che stava finendo tutto. Un magone mi prese alla gola, avrei voluto dirgli di rimanere e invece gli chiesi quando sarebbe andato via.
"Ho l'aereo tra un po'" Non aveva bisogno neanche di aspettare un taxi perché aveva affittato una macchina, sarebbe andato diretto all'aeroporto.
Prese il suo giaccone e lo indossò ma non lo guardai bene, ero distratta dall'idea che non lo avrei più rivisto, che erano i nostri ultimi minuti insieme, quando l'osservai meglio lo riconobbi,  era lo stesso dell'uomo che era salito in taxi la sera prima.
"Ma allora eri tu ieri sera?" Chiesi disorientata.
Annui e fece un mezzo sorriso. "Cosa mi ha tradito?"
"Il tuo profumo. Perché non ti sei voltato quando ti ho chiamato?"
"Perché non ero pronto!" Allungò la sua mano e mi spostò una ciocca di capelli per metterla dietro l'orecchio "Eri così bella dietro quel bancone che ancora non riesco a credere che una volta eri mia." Perché doveva essere così difficile, perché invece di urlargli con tutta me stessa che lo amavo rimanevo inerme, ferma a vederlo andar via. Una marea di emozioni mi stavano sovrastando.
Per trattenere le lacrime toccai la collanina, lo facevo sempre istintivamente mi distoglieva da altri pensieri.
Lui la notò allungo le sue mani e prese il ciondolo tra le dita.
"Ancora la indossi?"
"Sempre" Riuscii solo a dire quella parola che racchiudeva un po' tutto il suo essere. L'avrei portata sempre e per sempre, perché per il resto della mia vita avrei amato lui e solo lui.
"Ah dimenticavo, questo è per te, ma aprilo solo a Natale!" Era poggiato per terra, vicino l'entrata. Mi allungò un pacchetto, grande quanto un quaderno, non troppo spesso e avvolto da una carta da pacchi.
"Buon Natale Isi!"
"Buon Natale John!"

Lo vidi andar via, non si voltò neanche una volta, salì in macchina mise in moto e sparì nella via buia.




























Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora