Capitolo 10 - III

546 83 11
                                    


Come spesso succedeva la mattina Melania chiamò di nuovo.
Mi urtò vedere il suo nome sullo schermo del telefono, l'unico nome che ormai volevo aver sempre in mente era quello di Isi.
Dormii bene quella notte, finalmente sapevo che anche lei ricambiava il mio interesse, anche se da parte mia semplice interesse non era, io mi ero proprio innamorato.
Mi ero totalmente dimenticato di tutto, che dimenticai anche Melania e il suo passato con lei, come avevo fatto a far passare tutto quel tempo e a non menzionare mai, neanche una volta che era stato sposato e che la donna che sulla carta era ancora mia moglie mi creava non pochi problemi.
Dovevo parlarle, altrimenti la situazione, già difficile, sarebbe diventata insostenibile.
Ma non ci riuscii per tutto il giorno, provai ma la paura di perderla mi faceva fare sempre un passo indietro. Avrei voluto un consiglio, ma di chi? L'unico che poteva darmelo, Michele, era all'oscuro di tutto.
Decisi che dopo la festa di Antonio avrei confessato.
La sera della festa era nervoso, era dalla mattina che non la vedevo e non riuscivo più a gestire il tempo che sembrava scorresse lentissimo.
Quando scese la scalinata della villa, era una visione, mi tolse persino il respiro, quanto era bella.
Non potevo credere che quella donna fosse nella mia vita, non potevo più privarmi della sua presenza, dei suoi baci, delle sue parole, avrei fatto di tutto per tenerla stretta a me.
Anche se, non avevo fatto bene i conti con il mio passato, per quanto si vogliano nascondere i propri segreti tornano sempre a galla.
Quello per cui mi ero angosciato tutto il giorno si era avverato, la paura di perderla me l'aveva fatta perdere realmente.
Melania era apparsa spiattellandole tutti i miei segreti in faccia.
Isi mi guardava spaesata e spaventata e io non sapevo cosa dirle. Non avevo neanche il coraggio di ricambiare il suo sguardo triste, deluso e arrabbiato.
Provai a spiegarle ma non voleva ascoltarmi, tentai in tutti i modi di fermarla, mentre provava ad andar via, nonostante Michele tentasse di bloccarmi, ero nel panico più totale.
Finalmente si fermò, si voltò verso di me. Ricordo ancora quello sguardo frustrato.

"John lo capisci o no che non voglio parlarti. Mi hai spezzato il cuore!" Si avvicinò, provò a sfogare tutta la mia rabbia su di me. Mi spinse, mi colpi sul petto, più e più volte, non feci nulla rimasi fermo a incassare lasciandole sfogare tutta la sua rabbia.

Stavo per abbracciarla, così da bloccarla per poterle dirle che ero un vile e che non avrei mai voluto farla stare così male, ma Dario me la portò via. Fu la cosa più dolorosa di quella serata vederla andar via con lui.
Mi lasciai andare a terra sconfortato.

"Ho sbagliato tutto!" Dissi disperato, seduto per terra con la testa tra le gambe.

"Non è una semplice frequentazione John, tu ne sei innamorato!" Disse Michele stupito ma allo stesso tempo infastidito.

"Si. Perdutamente"

"Perché non me ne hai parlato"

"Avevo paura che avresti frainteso. Sapevo che siete amici e pensavo che non accettassi, che potessi pensare che volevo solo divertirmi con lei. Invece io l'ho amata dal primo giorno che l'ho vista in quella biblioteca."

"Era lei la ragazza di cui mi hai raccontato quel giorno?" Chiese meravigliato.

"Si proprio lei."

"John dovevi dirmelo ti avrei aiutato, cos'è non ti fidi più di me?"
"No è di me che non mi fido, infatti guarda che casino ho combinato. Mi dispiace Michele!"
Ero dispiaciuto per tutto, per aver perso Isi, per la mia amicizia con Michele, per aver avuto un passato.
Un passato ingombrante con cui non avevo fatto i conti.

Quando rientrai vidi Sara parlare con un medico, mi precipitai subito.
"Dottore la prego ci dia notizie!"
"Guardate al momento l'unica notizia certa che posso darvi è che la paziente non è a rischio di vita, su questo potete stare tranquilli. Stiamo facendo degli accertamenti, l'incidente è stato brutto abbiamo bisogno di approfondire alcune cose. Comunque vi ribadisco di stare tranquilli. Scusate ora devo rientrare."
Finalmente una notizia che anche se vaga diventava una luce enorme alla fine del tunnel. Sara dopo ascoltate le parole del dottore non riusciva a calmarsi, le troppe emozioni la stavano travolgendo.
L'abbracciai era l'unica cosa che in quel momento poteva calmare entrambi.

"John mi dispiace tanto!"

"Perché? Non è colpa tua."

"E invece si, avrei dovuto fermarla, ma non ho fatto in tempo. Mi ero ripromessa che l'avrei protetta e invece è successo davanti ai miei occhi"
L'abbracciai, era sconvolta. "Sara non è colpa tua, non lo devi neanche pensare. Sei una bella persona e una splendida sorella, Isi non potrebbe essere più fortunata. Non angosciarti ti prego."
L'unico a doversi sentire in colpa era io. Erano solo a causa mia e del mio passato quel susseguirsi di orribili eventi.
Non volevo dirlo a voce alta perché sarebbe diventato realtà, ma se le fosse successo qualcosa non era a causa di nessuno se non la mia.
Avrei dovuto proteggerla, prenderla come facevo sempre quando per la sua sbadataggine inciampava o rischiava di cadere, la prendevo sempre e invece quella volta non ero stato pronto.

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora