Capitolo 18

649 105 22
                                    

Raggiunsi gli altri in spiaggia. Non mi andava di rovinarmi l'intera giornata pensando ai suoi sbalzi d'umore.
Mi sistemai subito vicino a Leila, poggiai a terra l'asciugamano e mi misi seduta con un'aria un po' scocciata.
"Pecchè tieni sta faccia appesa?"
"C'è Dario!" La guardai arricciando il naso per il disappunto.
"Sta qui? Proprio qui?"
"Eh proprio qui! È l'avvocato del sig. Antonio!"
"Ma pensa!" Leila ne rimase sorpresa quanto me.
"E che ti ha detto?"
"Abbiamo scambiato solo due parole al volo, niente di che."
"E ora è andato via?"
"No, e questa sera, ciliegina sulla torta, dovrò cenare con lui, il sig. Antonio e il sig. Masi nel ristorante dell'albergo!" Negl'ultimi tempi quando parlavo con lei mi sforzavo a chiamare John con l'appellativo di signore, mi rimproverava ogni volta che lo chiamavo per nome, mi ribadiva sempre che era il nostro capo.
"Ah però! Quindi non ci sarai sta sera?"
"Eh no, che devo fare!" Feci spallucce "Senti vado a farmi un bagno!"
Entrai in acqua, il mare era calmo, cristallino e l'acqua era fresca al punto giusto, ottima per schiarirsi le idee.
Nuotai spensierata, amavo nuotare sin da bambina. Mio padre ci aveva insegnato già da molto piccole, per lui era indispensabile che noi sapessimo nuotare. Amava il mare in maniera viscerale, in ogni nostra vacanza non potevano mancare il rumore delle onde e il profumo di pesce alla brace che lui stesso pescava con tanta pazienza.
Senza accorgermene mi ero allontana abbastanza dalla riva. Il fondale non era altissimo quindi non mi preoccupai più di tanto, riuscivo a vedere bene cosa ci fosse sotto di me e se mi impegnavo, riuscivo a toccare anche con la punta dei piedi. Mi fermai per godermi il panorama della costa.
Vidi un'altra persona nuotare a stile libero, molto fluida e veloce, lo riconobbi subito dal colore dei suoi capelli. Prima di riuscire a capire cosa dovessi fare John mi aveva già raggiunto, provai comunque ad allontanarmi dalla sua traiettoria.
"Isi fermati!"
"Cos'è ora mi parli?" Ribattei mentre provavo a rimanere a galla agitandomi con le braccia.
"Vieni appoggiati a me!"
"Non mi serve sto uscendo"
"Cavolo, ti fermi!"
"Non sei il mio capo ovunque io mi trovi! Non puoi darmi ordini in continuazione!"
"Quanto sei cocciuta!" Si avvicinò portando il mio braccio intorno al suo collo. Non aveva problemi a bloccarmi, toccava perfettamente e il suo fisico atletico era in grado di sostnere entrambi.
Mi guardai intorno per paura che qualcuno ci vedesse.
"Non ci guarda nessuno, siamo troppo lontani"
"Me lo auguro, non vorrei che si facciano strane idee! Non vorrei diventare il nuovo pettegolezzo del giorno. Odio i chiacchiericci!"
"Ma guarda un po' odi che si parli di te? Potevi dirlo al tuo amichetto oggi, prima che mettesse in piazza i tuoi segreti!"
Provai a liberarmi ma appena percepì il mio movimento mi strinse ancora di più a lui tanto da poter vedere bene il suo sguardo irritato.
"Allora giusto per chiarire io non ho segreti, quella con il mio amichetto è una storia vecchia"
"Non mi sembra che lui sia dello stesso parere. Dovreste confrontarvi a questo punto!"
"Non devo confrontarmi proprio con nessuno"
"Dai che non vedi l'ora che arrivi questa sera!"
"Basta lasciami o mi metto urlare" Cominciai ad agitarmi talmente tanto che riuscii a liberarmi e veloce nuotai per tornare a riva.
Come una furia e affannata dalla nuotata andai verso di Leila che chiacchierava con Denise.
"Leila io ritorno su!"
"E adesso che è successo?" Alzò le braccia al cielo.
"Poi ti racconto!" Mentre infilavo la camicia cercavo invano le infradito.
"Mamma mia Isi guarda sto spettacolo prima di andare"
"Cosa devo guardare?" Mi voltai e Denise senza farsi notare indicò John che usciva dal mare.
Trovare qualche difetto nel suo aspetto fisico era impossibile, era cosi sexy da lasciare senza fiato chiunque soprattutto quando con un gesto apparentemente innocuo slegò i capelli e li mosse con per togliere l'acqua.
"Mi sembra Nettuno che esce dalle acque!" Aggiunse Leila anche lei molto impressionata.
"A me sembra più uno stronzo!" Quell'affermazione fece svanire l'effetto erotico di quel momento.
Mi guardarono come se avessi detto un'eresia o una bestemmia.
"Scusate sono arrabbiata, mi tocca lavorare anche oggi, ecco perché ce l'ho con lui!"
Buttai lì una bugia volante tanto oramai una in più una in meno che differenza facevano. Senza dare ulteriori spiegazioni mi sbrigai ad andare via prima.
A metà via me lo trovai dietro, me ne accorsi dal suo passo veloce e ben piantato ma soprattutto perché continuava a chiamarmi con quel suo tono autoritario.
"Isi ti fermi! Non posso correrti dietro tutto il giorno!"
"E allora non farlo" Urlai mentre con grande affanno continuavo a camminare spedita.
Sembrava quasi che ce l'avessi fatta ma fu l'attesa dell'ascensore a fregarmi.
"Hai finito di fare la ragazzina?"
"Guarda neanche ti rispondo..." Lì per lì decisi di ignorarlo poi ci ripesai "Una cosa la voglio sapere... Che cosa vuoi da me? Cos'è quest'ossessione per il mio ex?"
"Nessuna ossessione, pura curiosità! Dovrò pur sapere che ti tipo di rapporti ci sono tra le persone con cui lavoro!" Il suo arrampicarsi sugli specchi mi stava innervosendo da matti.
"E questo come influirebbe sul lavoro?"
"Bè... Se ad esempio tu e quello lì non siete più in buoni rapporti potrebbero esserci problemi anche tra me e Antonio!" Era surreale quanto si stesse rendendo ridicolo pur di non ammettere che era geloso.
"Guarda puoi dormire tranquillo, siamo in ottimi rapporti. Lo vedrai tu stesso questa sera!"
"Bene ne sono molto felice! È' un bene che non ci siamo problemi all'interno dell'ufficio!"
Nel frattempo entrai in ascensore e lui dopo un attimo di esitazione continuò a seguirmi.
"Comunque a questo punto è bene chiarire e rimettere nella giusta posizione il nostro rapporto. Tu sei il capo io la tua dipendente, il nostro rapporto si limiterà solo a livello professionale perché a quanto pare già si sono creati troppi malintesi!"
"Non potrei essere più d'accordo!" Rispose serio senza guardami.
Di punto in bianco calò un distacco tra noi due, nonostante fossimo in uno spazio ristretto la distanza era ormai netta. Mi ero veramente stufata di quel suo carattere lunatico e di quegli atteggiamenti prima seducenti e poi scostanti.
Le porte dell'ascensore si aprirono sulla hall dell'albergo, solo in quel momento mi ricordai di non aver preso le chiavi della stanza.
"Cavolo!" Sbuffai.
"Cosa c'è?"
"Non ho le chiavi della camera!"
"Dai te le prendo io alla reception, dimmi il numero!"
"No, non serve!"
"Ma sei impossibile, tu oggi mi farai scoppiare la testa! Dove pensi di andare così..." Mi indicò facendo su e giù con la mano "sei scalza, hai questa camicia ormai zuppa, mi dici questo cavolo di numero della camera o preferisci renderti ridicola?"
In effetti non aveva tutti i torti, quello era comunque un albergo a cinque stelle non uno stabilimento balneare.
"301..."
"Alleluia! Aspettami all'altro ascensore arrivo subito."
Fortunatamente fece veloc e nessuno mi notò. Prendemmo di nuovo l'ascensore insieme continuando a evitare di parlarci.
Arrivammo al mio piano e io uscii dicendo solo un banale "A sta sera".
Ma lui non riuscì a resistere "Mi raccomando Isi, questa sera è una cena di lavoro non un appuntamento romantico!"
"Non si preoccupi sig. Masi, se dovessi avere bisogno di un appuntamento romantico mi organizzerò per il dopo cena, non si preoccupi!" Ero in grado anche io di provocarlo a dovere.
Mentre le porte si chiudevano sentii che mi urlò solo un energico e furioso "Bene!"
Avrei voluto rispondergli ma era già andato via, sbattei i piedi a terra per evitare di urlare come una pazza.
Che uomo impossibile! Cos'era avevo intaccato il suo orgoglio maschile, non era più lui al centro dell'attenzione? La presenza di Dario gli aveva tolto il primato? Girava tutto intorno al suo ego smisurato, ecco cos'era. All'inizio ero convinta che fosse geloso perché realmente interessato a me, invece era palese che si trattava solo di lui. Gli piaceva stuzzicarmi e flirtare tutto lì, un puro e semplice gioco di ruoli.

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora