Capitolo 12 - III

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Mi ricordo la faccia che fece quando entrarono Chiara con sua sorella Lucia nel mio ufficio.
La chiamava Barbie, invece di chiamarla con il suo nome, era convinta che lei mi potesse interessare, non lo ammetteva ma dal suo modo di fare, dalle sue parole era evidente che pensasse quello.
Non capiva che l'unica invece che volevo era solo lei.
Michele mi svelò in anticipo i sui piani, avevano deciso con Chiara di voler radunare tutti gli amici nella villa di Ischia e mi chiese se avessi delle preferenze riguardo il pernottamento. Andare a dormire in albergo o rimanere con tutti gli altri, isi compresa nella villa.

"Ultimamente perdi colpi, caro cugino. Pensi veramente che verrei a dormire con te in albergo?"

"No, ma considerando quanto veloce cambiano le cose con voi è meglio sempre chiedere! Comunque pensavo che le uniche camere al primo piano siamo proprio quelle giuste per te e Isi. Sono distanti da tutte le altre, la cucina è vicinissima, hanno il bagno in camera e sono proprio attaccate."

"Oh ora ti riconosco"

"È gelosa di Lucia lo sai?" Disse Michele divertito.

"Ho percepito qualcosa, ma è troppo orgogliosa per ammetterlo!"

"La chiama Barbie, ha detto anche che lei alle sue barbie da piccola staccava le teste. Credo che a Ischia ne vedremo delle belle"

Mi rincuorarono le parole di Michele e soprattutto mi divertiva il rapporto che aveva con Isi, sembravano due eterni bambini sempre pronti a stuzzicarsi e a confabulare dietro l'angolo.
Non provai mai gelosia della loro amicizia anzi ero felice che Isi fosse circondata solo da persone valide che le volevano bene sinceramente.
A Ischia non mi sembrò vero di passare del tempo insieme, anche se Lucia continuava a darmi il tormento e a dirla tutta lo dava anche a Isi ma in maniera diversa, non mi piaceva come la trattava. In un momento in cui per caso entrai in cucina sentii una loro conversazione.

"Isabella ma ti devi ancora cambiare o verrai così alla festa, un po' bohemien?" Disse perfida Lucia.

"Verrò così!" Le rispose Isi con tutta la sua spontaneità. Perché quello che le altre donne non riuscivano a capire era che lei era bella a prescindere da cosa indossasse, perché era la semplicità il suo punto di forza e comunque a parte tutto a me sembrava stupenda con quel vestito a fiori.
La desideravo e la barzelletta sull'amicizia che ci raccontavamo non faceva più tanto ridere, vedevo che anche lei mi cercava, mi seguiva con lo sguardo e se poteva tentava un contatto fisico.

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