Capitolo 68

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John mi obbligò a non prendere impegni per quella domenica, mi consigliò di indossare qualcosa di semplice, il posto in cui saremmo andati era molto informale.
Indossai un jeans, una t-shirt e portai con me legato alla vita un cardigan, ormai l’estate stava finendo e anche se il giorno era ancora caldo la sera non riuscivo più a uscire senza giubbetto.
Disse di aspettare fuori il cancello sarebbe arrivato in pochissimo tempo, era uscito prima, aveva delle cose da sbrigare e io ne approfittai per riposarmi e fare le cose con calma.
Cominciai a trovare una sistemazione alle mie cose.
John aveva convertito la sala hobby come mia stanza personale.
Ne avrei potuto farne quel che volevo ma per pigrizia e negligenza la utilizzavo come deposito della mia roba.
Mi rimproverava spesso, diceva di prendermi un giorno libero e utilizzarlo per finire di portare tutte le mie cose e sistemarle, ma per me giorno libero significava passare ogni momento con lui, tutto il resto era uno spreco di tempo.
Aspettai neanche cinque minuti quando vidi a inizio strada un faro, sicuramente saremmo andati con il suo scooterone. Invece mi sbagliai, era venuto a prendermi con il mio motorino. Ne rimasi felicissima, mi era così mancato.
Tornammo alla stessa pizzeria di quando uscimmo insieme la prima volta e finito di cenare mi portò alla stessa pasticceria per prendere un babà.
Mi colpirono quella serie ripetuta di scelte “Stiamo ripercorrendo il viale dei ricordi?” Gli chiesi mentre mangiavamo il dolce seduti sull’identica panchina sul lungomare.
“Cos’è non ti piace replicare! Io ho un bel ricordo di quella sera, è stato il nostro primo appuntamento”
“Ah quindi era un appuntamento quello? Non eravamo ancora solo capo e dipendente?”
“Sì, ma io già da quella sera avrei voluto fare questo…” Mi baciò dolcemente.
Andai a buttare le cartacce nel cestino più vicino e quando tornai lo trovai in piedi vicino la panchina che camminava avanti e indietro nervoso.
“Cos’hai John?”
Non rispose, mi prese le mani e mi spostò davanti a lui, lo guardavo stupita di quel suo atteggiamento stravagante. Poi fece un gesto che mai avrei immaginato.
Si inginocchiò tenendo sempre più stretta la mia mano sinistra e il mio cuore cominciò a battere all’impazzata.
“Isi mi vuoi sposare?”
Senza darmi il tempo di rispondere cominciò a parlare a raffica, disse che l’amore che provava per me era tanto da non poter aspettare oltre, che non poteva immaginare una vita senza di me, che voleva avermi al suo fianco per sempre, che voleva poter dire a tutti che non ero una semplice compagna ma sua moglie, l’unica donna della sua vita. Sapeva che stava correndo molto e che se avessi avuto bisogno di tempo lui me l’avrebbe concesso e aspettato ma allo stesso tempo non riusciva più a rimandare la cosa.
Lo fermai, bloccai quel flusso di frasi romantiche che mi stava dedicando ma che mi provavano della possibilità di rispondere alla domanda più esclusiva che mi avessero fai fatto.
“Sì!”
"Intendi sì mi sposi?"
Sì ti sposo!" Urlai felice.
Lui si alzò, mi abbracciò e mi tirò su facendomi girare in aria.
Quando mi rimise giù mi baciò mentre ripeteva che l’avevo reso l’uomo più felice del mondo.
“Mancherebbe solo una cosa..."
Cosa..."
"Un anello, ma non ho avuto modo di prenderlo e non volevo accontentarmi di uno qualsiasi.”
“Non fa niente, a me basta sapere che è tutto vero!”
“Eccome se lo è! Voglio comunque regalarti una cosa a cui tengo molto” Si tolse la collanina che portava sempre al collo, era fina e leggera per essere una collana da uomo, aveva un piccolo ciondolo, una rosa dei venti “Non l’ho mai tolta, me la regalò mio nonno, mi disse che se mai avessi perso la rotta, se avessi perso me stesso, avrei avuto lei a guidarmi e a portarmi fortuna. Ma ora non ne ho più bisogno, ci sei tu a guidarmi, sei tu che detti la mia rotta.”
Alzai i capelli e mi feci mettere la collana. Mi affezionai subito a quell'oggetto, fu la cosa a cui tenni di più e da cui mai mi separai.

Era di MaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora