Capitolo 53: Ischia

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Mentre ero in macchina ripensai alle parole di Sara, lei aveva ragione su tutto ma non era facile per me stare lontana da lui e fui costretta ad ammettere che quella storia dell’amicizia era una grande stronzata. Con noi c’era anche Lucia e sentirla parlare per tutto il tragitto di quanto fosse bello John, di quanto fosse bravo John, di come avrebbe approfittato per stare con lui in quei due giorni, mi stava mandano in tilt.
Non potevo immaginare di trascorrere l'intero weekend a vedere un’altra donna appiccicata a lui e soprattutto non poter fare nulla. Cosa le potevo dire a Lucia? Proprio un bel niente, non avevo alcun diritto, le amiche non ne hanno.
Arrivati al molo avevo i nervi a fior di pelle, erano passate da poco le nove del mattino e già non la sopportavo più e vederla buttarsi addosso a John appena scesa dalla macchina mi trasformò nella persona più antipatica sulla faccia della terra.
Lui gentile mi venne incontro per aiutarmi con le mie cose ma io sfogai su di lui tutta la mia frustrazione.
“Faccio sola grazie. Vai ad aiutare qualcun'altra” indicai con il viso Lucia “ne sarà contenta!”
“Buongiorno comunque. Ti sei svegliata bene da quello che vedo!”
“Molto bene in realtà, è stato il viaggio in macchina a snervarmi”
“E cosa c’entro io, scusa?”
“Cosa c’entri? Si è parlato solo di te! Vedrai che bel weekend ha in mente per te la sorella di Chiara!”
E a conferma di quanto stessi dicendo Lucia lo chiamò.
“Vai, su vai!”
“Vuoi veramente che vada? Fai sul serio?”
Sbuffò mentre mi guardava entrare in barca, goffa con tutti i bagagli tra le mani che mi intralciavano.
Arrivammo a Ischia in pochissimo tempo, durante la traversata John provò spesso a cercarmi ma Lucia gli rimase attaccata come una cozza e io evitati di stare nelle loro vicinanze per non innervosirmi troppo. Fortunatamente erano venuti con noi oltre Michele e Chiara anche Leila e Simone, che ormai sembravano fare coppia fissa poi Denise e qualche altro collega.
Erano tutti eccitatissimi e molto lusingati del fatto che il loro capo gli avesse proposto di andare con lui su quella meravigliosa barca. Tutti lo adoravano, lui era un capo anomalo, si poneva con i suoi dipendenti con atteggiamenti piuche amichevoli, senza incutere alcun tipo di soggezione. Differente era suo fratello Raoul. Benché gentile e sempre disponibile non aveva mai creato dei rapporti più stretti con nessuno dei suoi dipendenti, partecipava alle riunioni con molta professionalità, utilizzava la sua segretaria come interlocutrice per qualsiasi situazione e raramente usciva dal suo ufficio. L’unico momento più confidenziale era quando decideva di prendere il caffè in caffetteria e si intratteneva con pochissimi a scambiare qualche parola sulla partita del Napoli, ma niente di più.
Attraccata la barca una serie di mini van aspettavano per portarci alla villa. Non avevo idea di come apparisse quella residenza ma immagini che fosse abbastanza grande da poter ospitare il nostro piccolo gruppo dell’ufficio e qualche amicizia di Chiara. E infatti non mi sbagliai, era enorme con almeno sei stanze, alcune doppie alcune singole altre triple.
Due stanze al piano inferiore e quattro nel piano superiore.
L’esterno era bellissimo, un enorme spazio pavimentato con un antico cotto, un tavolone enorme al centro, su cui avrebbero potuto mangiare almeno venti persone, fiori e piante grasse ovunque anche sopra dei lungi muretti di pietra. Nonostante fosse tutto da copertina la cosa più bella per me rimaneva sempre una sola, la vista del mare. Senza ombra di dubbio quello era un posto meraviglioso dove trascorrere le vacanze. L’acceso al mare non era privato ma lo diventava considerando che l’unico passaggio sembrava essere via mare oppure attraverso la villa di Michele.
Come in una gita scolastica le stanze erano state assegnata dai futuri sposi. Scoprii che sia la mia che quella di John erano al primo piano, sottolineerei le uniche stanze al primo paino, di certo non una coincidenza ma un astuto piano di Michele. Leila e Simone avrebbero condiviso la stanza così come Lucia e Chiara, Michele invece avrebbe trascorso la notte in albergo per rispettare la tradizione. Gli altri si sistemarono nelle rimanenti stanze sempre al secondo piano.

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