Capitolo 21 - III

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Sara si alzò dalla sua sedia e si mise seduta accanto a me, rivedevo il sorriso sul suo volto.
"Quando pensi ce la faranno vedere?" Dopo che il medico aveva confermato il buono stato di salute di Isi la perdita di concentrazione non mi aveva fatto ascoltare con attenzione più alcuna parola.
Ancora in quel momento non riuscivo a stare fermo, dondolavo in maniera frenetica la gamba per far scaricare tutta l'adrenalina accumulata.
"Penso tra pochissimo ci chiameranno, la stanno portando in camera. "
"Bene!"
"Ah John dimenticavo di darti questo, me l'hanno consegnato appena arrivati in ospedale"
Allungò la mano lasciando nel mio palmo l'anello di fidanzamento.
"Come mai la collana non c'è, non te l'hanno data?"
"Credo che non l'abbiano notata, quell'anello non puoi non vederlo, se fosse stato perso sarebbe stato un bel problema. Non penso vogliano rischiare denunce."
"Certo, quindi pensi che la collana ce è ancora al suo collo?"
"Credo di sì"
Lo speravo con tutto me stesso, non ero mai stato un tipo scaramantico ma pensare che quella collana, con i due ciondoli portafortuna, fosse ancora la suo collo mi faceva sentire meglio, in maniera astratta continuavo ad essere accanto a lei.
Per Isi quell'oggetto aveva avuto non solo un effetto consolatrice e rassicurante, ma aveva sempre ripetuto che portandola percepiva che io fossi sempre accanto a lei, in qualsiasi momento.

Fu grazie a quella collana che capii che stava bleffando.
Rianalizzando l'intera serata al bancone bar dell'albergo un dubbio in particolare si fece largo tra i tanti. Quella sera, su l'uscio della porta di casa di Rania, Isi avrebbe voluto dire tutt'altro.
Per un attimo era riuscita a convincermi, per un susseguirsi di incomprensioni, che lei non mi voleva più, ma appena rividi nella mia testa il momento in cui, con quanto affetto, stringeva la collana le che le avevo regalato, le cose cambiarono, mi fu chiaro cosa fare.
Come Isi scrisse nella lettera la nostra storia era una partita a carte ma quella volta sarebbe stato diverso, avrei fatto all in, avrei messo in gioco tutta la posta pur di riaverla.
Non sarei andato via da Istanbul fino a quando Isi non avesse capito che ero lì per lei, che la volevo, la desideravo e che l'amavo con tutto me stesso.
Il giorno dopo tornai a casa sua ma non trovai nessuno, andai al locale pensando di trovarla ma non c'era neanche lì.
Riuscii però a parlare con la sua amica Alice, lei mi ascoltò e alla fine mi raccontò che tutto quello che Isi mi aveva fatto credere la sera precedente era tutta una grande menzogna. Lei era sconvolta quanto me, spaventata quanto me e si sentiva in colpa, aveva capito di aver sbagliato ad essere scappata e era convinta di avermi perso per sempre.
"Sono contenta che sei rimasto! Se potrò aiutarvi a risistemare le cose sarò felice di farlo, ma per favore questa volta siate onesti l'uno con l'altra!" Mi confidò Alice.
"Però se mi permetti questa volta facciamo a modo mio. Tu resta qui vado io a vedere che fine ha fatto!"
Così feci! Piantonai quel bar aspettando che Alice riuscisse a riportarla da me.


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