Capitolo 2 - II : Ricominciare

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Mi ero imposta, da quando ero arrivata a Istanbul, di pensare alla mia storia come un qualcosa che non fosse mai esistito, come se fosse stato tutto frutto della mia immaginazione, e che lui fosse stato solo un uomo che io avevo idealizzato nei miei sogni. Avevo cancellato di punto in bianco tutta la mia vita precedente, volevo ricominciare da zero.
L'unico ricordo reale che mi rimaneva di lui era la sua collana e una foto che avevamo scattato al matrimonio di Michele, non riuscii a cancellarla. Era bellissimo, la stessa Alice quando lo vide non riuscì a trattenersi dal fare commenti. Ero abituata, sapevo l'effetto che aveva sulle donne, lo stesso che aveva sempre avuto su di me. Dovevo provare a mutare la mia visione della vita, ad accettare un nuovo inizio. Anche le persone intorno a me cominciarono a spronarmi a farlo, forse anche più del previsto. Alice era forse anche più caparbia di mia sorella.
"Senti Isi a questo punto direi che è ora di voltare pagina. C'è Berk che ti potrebbe aiutare! Non aspetta altro che portarti fuori a cena, potresti provare!"
Sussultai dalla sedia. Non me ne ero mai accorta, non pensavo che lui fosse interessato. Berk era un amico di Alice e suo marito Mete ma anche di mia sorella e Alex, soprattutto di mio cognato, poiché erano anche colleghi. Era un ragazzo gentile, simpatico anche bello, alto e slanciato, carnagione olivastra, capelli scuri ma occhi chiari, aveva gli stessi colori di Alice, tant'è che all'inizio lo avevo scambiato per un suo parente.
Mi sembrò strano pensare che un altro uomo potesse entrare nella mia vita, non ero pronta e forse non lo sarei mai stata, nessuno poteva sostituire John. Quando parlavo di incominciare da zero, intendevo lavorando su me stessa, concentrandomi sulle mie priorità, di certo non trovando un altro uomo. Ma sia mia sorella che Alice insistevano nel dire di dare a Berk almeno una possibilità. Le pregai di non interferire ma non riuscivano a farsi da parte.
Una sera Rania e Alex lasciarono Anna dai nonni e vennero al locale per bere qualcosa e trascinarono con loro Berk, che povero, era ignaro di tutto.
Capii subito che avevano qualcosa in mente, le sentivo parlucchiare alle mie spalle ma non potevo dar loro retta perché troppo piena di lavoro. Poi il loro intrigo prese piede.
"Berk ascolta, mia sorella insiste a voler tornare da sola a casa, mi farebbe stare più tranquilla se la riaccompagnassi tu? Questa sera Alice ha un impegno e noi torniamo prima, dobbiamo riprendere Anna dai nonni"
Feci una smorfia a mia sorella, me l'avrebbe pagata.
"Grazie ma non serve! Casa è così vicina, posso andare sola, al massimo prenderò un taxi. Non serve che ti disturbi Berk"
"Nessun disturbo ti accompagno io!"
Pestai un piede a Alice da dietro il bancone "Questa me la pagate!" Le bisbigliai, ma lei continuò a ridacchiare.
Mi lasciarono da sola al locale e fui costretta a dare a Berk la possibilità di accompagnarmi.
Avevo una fame matta, avevo cenato prestissimo e lo stomaco mi brontolava, la cucina del locale aveva chiuso e non mi andava di risporcare tutto. Presi iniziativa, fu il mio stomaco a obbligarmi, chiesi a Berk se gentilmente voleva fermarsi al caffe vicino, facevano dei baklava al pistacchio da perderci la testa.
Fu felice di accontentarmi, entrammo dentro e ne ordinammo due accompagnati da un thè caldo.
Avevo pensato che fosse timido, in realtà era solo riservato, perché l'uomo che scoprì quella sera era simpatico e divertente. Mi fece piacere chiacchierare con lui, tra l'altro parlava italiano, aveva vissuto per un po' a Milano terminata l'Università, mi sentii solo in difficoltà quando mi chiese per quale motivo mi fossi trasferita a Istanbul.
"È una storia lunga!"
"Ho tempo!"
"Diciamo una storia d'amore finita male"
"Direi molto male se alla fine ti sei trasferita" Cercò di sdrammatizzare, apprezzai quel suo modo di fare.
"Si potrebbe dire che Istanbul è diventata un po' la mia terapia, invece di andare da un psicologo, sono venuta qui!" Sorrisi
"E come procede la terapia?"
"Alti e bassi. Diciamo la fase della Negazione è passata, quella della Rabbia anche, sto aspettando di arrivare alla fase dell'Accettazione"
"Come si chiama l'uomo in questione?"
"Non ha un nome."
"Come non ha un nome?" Chiese divertito della mia stravaganza
"Non lo nomino da quasi tre mesi, ho vietato a tutti di nominarlo."
"Ok...! Vediamo se ho capito bene, sei scappata da Napoli e sei venuta in questa città, perché un uomo senza nome ti ha fatto soffrire a tal punto da non riuscire a parlarne. Inoltre sei convinta che Istanbul possa essere la terapia giusta per poter superare tutta questa confusione! Sei una ragazza molto bizzarra!"
"Credimi lo so, me lo dicono in tanti!"
Senza volerlo avevamo trascorso un paio d'ore insieme, erano volate e sinceramente non mi ero sentita per niente in difficoltà. È pur vero che lui, a parte chiacchierare in maniera amichevole, non mi aveva mai messo in situazioni imbarazzanti.
Se fosse stato diversamente non avrebbe trovato terreno fertile, il mio cuore era chiuso con una doppia mandata e non c'era modo di farlo riaprire tanto facilmente.
Nonostante Berk fosse un ragazzo bello e piacevole non mi aveva trasmesso nessun tipo di slancio.
Niente a che vedere con le emozioni che provai la prima volta che conobbi John. Ancora non riuscivo a capacitarmi di quanta intensità ci fosse stata nella nostra storia, ero riuscita farmi stravolgere, in maniera quasi irreversibile la vita da lui, talmente tanto che ormai qualsiasi cosa facessi era una continua associazione a quello che eravamo o che forse saremmo diventati.
Nel mio letto prima di addormentarmi spesso mi passavano davanti alcuni momenti con John. Arrivavano così, nonostante mi sforzavo di non ricordare a volte rispuntavano dal niente.
Io e John sul divano, io che provavo a fare una treccia con i suoi capelli e lui che rideva a crepapelle per la mia testardaggine nel fare esperimenti con la sua capigliatura. Provai a distogliere quel pensiero ma mi addormentai con la percezione che lui fosse nel letto con me che mi accarezzava il braccio.

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