Capitolo 55

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L’unica cosa a cui riuscivo a pensare erano le sue braccia, il suo naso e la sua bocca sul mio collo e le mie gambe che sfioravano le sue, a mala pena riuscii a nuotare per tornare a riva.
Fortunatamente nessuno fu in grado di vederci così da lontano ma appena sotto l’ombrellone sentii pungente su di me lo sguardo minaccioso di Lucia, non aveva accettato di buon grado la confidenza che John mi dedicava. La stessa Denise era sempre più confusa, per lei era un po' inusuale vedere il sig. Masi comportarsi così. Tutti lo chiamavano sig. Masi, solo io e Michele lo chiamavamo John, ma lui era suo cugino ed era giustificato, nel mio caso invece era strano. Inoltre mi aveva appena preso in braccio e gettato in acqua, cosa particolarmente stravagante secondo Denise. Le provai a spiegare che lo aveva fatto con me solo perché gli ero capitata a tiro ma lei non era una scema e chiuse la conversazione con un bel “Ma staremo a vedere!”
Passai tutto il tempo in spiaggia a venerare con lo sguardo quel fisico perfetto e notai che non ero la sola. Lucia era indaffaratissima a mettersi in mostra, non lo mollava un attimo e ogni volta che lui mi rivolgeva semplici attenzioni, come tenergli gli occhiali o passargli l’acqua, vedevo che la sua rabbia cresceva a dismisura. Per non parlare di quando, anche con mia grande sorpresa, mi chiese di mettergli la crema sulle spalle. Lo aveva chiesto con una tale naturalezza che sembrava un qualcosa di abitudinario, che andava ben oltre il rapporto capo dipendente. 
Quelli che conoscevano la verità erano pochi, Chiara era troppo riservata per parlare di me e John a chiunque, Michele se fossimo tornati insieme sarebbe stato felicissimo e non si azzarda a chiedere per paura di rovinare tutto, Leila era l’unica che mi guardava con apprensione.
In un momento in cui rimanemmo sole ne approfitto per parlarmi.
“Isi devi dirmi qualcosa?”
“No…” svagai giocherellando con la sabbia.
“Isi non asciugherò di nuovo le tue lacrime!”
“Leila siamo amici te l’ho detto, stiamo cercando di avere un rapporto normale, niente di più!”
“E tu lo guardi così un amico? Tu ne sei perdutamente innamorata Isi!” Mi rimproverò.
Mi prese il mento obbligandomi a guardarla negl’occhi “Questa volta devi essere sicura, non devi fare passi falsi. Non posso obbligarti a non amarlo e non voglio, perché alla fine penso che sia una brava persona e che anche lui non riesca a stare senza di te, è evidente, però tutelati.”
“Veramente non ce l’hai con me?” Chiesi sollevata.
“Ce l’ho con te solo se continui a propinarmi ancora questa storia dell’amicizia, siete ridicoli. Se proprio vi volete, tirate fuori le palle, chiaritevi una volta del tutto e assicuratevi che questa volta non ci siano catastrofi all’orizzonte” 
Non riuscivo a credere alle mie orecchie, Leila mi spronava a farmi avanti con John. Era così evidente che era arrivato il momento di prendere una decisione, ma quando? Non volevo rovinare quei giorni di festa a nessuno, se solo fosse andato storto qualcosa sarebbe stato un gran problema, in fondo John era il testimone e io la damigella. Avrei affrontato la situazione di petto subito dopo il matrimonio. Avrei confessato che lo amavo, che lo desideravo e che ero disposta a ricominciare da capo. Leila diceva che era evidente che anche lui mi voleva, sì sicuramente me lo aveva dimostrato in più occasioni, ma non bastava più che lui mi volesse e basta, mi serviva che ricambiasse il mio stesso sentimento. Non avrei accettato di stare vicino a un uomo che provava solo attrazione o un flebile affetto. 
Ero pronta a tutto, sarebbe stato il chiarimento definitivo, avrebbe dato inizio o fine a qualcosa che era diventato troppo precario.

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