Prima di andare alzai il volume della musica perché la canzone che stava per iniziare era una delle mie preferite, Mi sei scoppiato dentro al cuore.
Appena trovato il libro nella mia piccola biblioteca, Alice mi chiamò. Dall'intensità della sua voce sembrava mi stesse chiamando già da un po', ma a causa della distanza e anche un po' per la musica alta non la sentii subito.
Tornai da loro cantando con molta convinzione l'intro della canzone "Io parlavo con gli amici, scherzavamo fra di noi... e tu, e tu, e tu, tu sei arrivato, m'hai guardato e allora tutto..." il libro che tenevo in mano cadde a terra, stavo per cadere anch'io se non avessi avuto lo schienale del divano a farmi da sostegno.
Appena misi piede nel salotto la prima cosa che vidi fu lo sguardo preoccupato di Alice che guardava me e veloce si spostava sull'entrata di casa.
Avanzai nella stanza e voltai lo sguardo, un tonfo al cuore.
John.
Rimase immobile a fissarmi ma io non riuscii a mantenere per più di qualche secondo i miei occhi nei suoi. Scappai in cucina e in quel momento pronunciò il mio nome "Isi...!"
Com'era strano sentire di nuovo la sua voce dopo così tanto tempo.
Alice lo bloccò e mi corse dietro per rassicurarmi.
"Vuoi che lo mandi via?"
"Cosa ci fa qui?" Non riuscivo a parlare, la mia voce era spezzata a causa del grande panico che stavo provando in quel momento.
"Non lo so, ma non credo sia qui per me tesoro!" Mi prese un bicchiere d'acqua e io lo bevvi per riprendermi dallo shock.
"Cosa dovrei fare?" Chiesi persa nelle mie insicurezze sperando che qualcuno potesse risolvere la situazione al posto mio.
"Non posso dirti cosa dovresti fare, però visto che è qui io ascolterei cos'ha da dire!"
Annuii facendo un bel respiro per trovare il coraggio di affrontarlo.
"Noi andiamo via, qualsiasi cosa ti serve chiamaci immediatamente!"
"Tamam? Iyi misin?" Chiese se era tutto ok anche Berk, lo chiese in turco forse per non farsi capire da John.
"iyiyim..." Risposi che era tutto ok, anche se le mie mani continuavano a tremare.
Sentii Alice e Berk salutare John e andare via.
Entrai in salotto, lui era in piedi di spalle che guardava il camino accesso. Non aveva i capelli legati probabilmente perché aveva indossato un cappello per il freddo, di certo era bellissimo con i capelli sciolti, notai però che erano molto più corti rispetto al solito. La sua bellezza era sempre stata il mio punto debole, per quanto mi sforzassi di trovare in lui imperfezioni non ci riuscivo e quel fascino mi tirava a lui come una calamita.
Andai verso il carello degli alcolici "Vuoi qualcosa da bere?"
"Si grazie, quello che prendi te" Rispose con voce calma.
"Io ho bisogno di qualcosa di forte" Riempii un bicchiere con del whisky e lo bevvi tutto d'un fiato, notai che mi guardò un po' colpito e poi riempii il suo bicchiere e gliel'allungai. Per prenderlo le nostre dita si sfiorarono. Quel semplice tocco mi diede la scossa e forse anche per lui fu lo stesso, vidi il suo sguardo cambiare.
Per la prima volta dopo tre mesi sentivo la sua voce e toccavo la sua pelle.
Iniziai io a parlare, non so dove trovai il coraggio ma arrivò tutto insieme.
"Immagino sia stato Michele a dirti dove fossi."
"Veramente no, sono state le tue sorelle."
"Come?" Quella notizia mi stupì.
"Volevano parlarmi, così ieri mattina ci siamo incontrati, Michele ha fatto da tramite. Mi hanno detto che sei a conoscenza di tutto quello che è successo, insomma di tutto il labirinto di bugie che Dario e Melania avevano messo in piedi..."
"Si ne sono a conoscenza, non grazie a te! Che ci fai qui John?" Andai dritta al punto.
"Volevo vedere come stavi?"
"Ma guarda un po', ti interessa sapere come sto!" Mormorai tra me ma lui continuò facendo finta di non aver sentito la mia provocazione.
"Le tue sorelle mi hanno detto che non tornerai più a causa mia. Non devi, tanto io andrò via, non lavorerò più in agenzia. Se è veramente per me che non torni a Napoli, al tuo lavoro, alla tua vita di sempre non ti preoccupare io non ci sarò più."
"Cosa significava, io non ci sarò più..."
"Quello che hai sentito, torno in America!"
Una fitta al cuore. Il pensiero che lui si trasferisse così lontano mi mise una paura folle, ma nonostante fossi stravolta mantenni comunque un atteggiamento risoluto, in fondo avevo un orgoglio da preservare.
"Le mie sorelle ti hanno riferito male, io non torno per causa tua, io non torno e basta. Non posso più vivere a Napoli pensando che la mia vita poteva essere in un modo e che invece non lo sarà più. Rimarrò qui e ne comincio una nuova da zero."
Mi guardava fisso.
"Come stai? Non mi hai risposto!" Chiese di nuovo, sembrava fosse l'unica frase che riuscisse a dire. Mi sforzai di mantenere la conversazione su toni pacati e civili, ma non ci riuscii.
"Quanta preoccupazione!" Risi sarcastica "Se ti premeva tanto, potevi trovare il modo di contattarmi un mese fa quando hai scoperto tutto, non aspettare che per senso di sincerità e lealtà me lo confidasse Michele. Ormai è tardi preoccuparsi di dove vivrò, di come sto o sono stata."
"Non mi sembra che in questi tre mesi anche tu ti sia preoccupata di me e di come potessi stare, sei stata capace solo a scappare" Bevve tutto in un sorso e sbatte il bicchiere sul tavolo abbandonando anche lui quella finta parvenza di calma che aveva tenuto fino a qualche secondo prima.
Rimasi impietrita dalla sua voce piena di risentimento.
Gli ribadii quello che avevo scritto nella lettera, non ero fuggita da lui ma dalle sue parole.
"Avevi messo in discussione il nostro rapporto, la nostra vita insieme, il nostro futuro matrimonio. Ricordo le parole precise: tutto è sfumato, tutto è dissolto." Gli urlai contro "Pensavi veramente che sarei rimasta dopo quello che avevi detto? A fare cosa? A tentare di stare vicina a un uomo che già non mi voleva più! Avrei fatto di tutto per te anche crescere il figlio di un'altra, ma non mi hai voluto" Gli puntai il dito "Tu non mi hai voluto!"
"Sono tornato dopo un'ora!" Urlò anche lui "Un'ora ti rendi conto!" Chiuse gli occhi probabilmente per non perdere la testa "Sono tornato per dirti che mi dispiaceva che avevo parlato senza senso, in preda alla paura, che la mia vita avrebbe avuto senso solo se c'eri te al mio fianco ad aiutarmi in tutte le mie difficoltà. Ma tu non c'eri!" Avvilito sprofondò nel divano.
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Era di Maggio
Chick-LitIsabella, per tutti Isi, è una giovane e vivace trentenne che vive e lavora a Napoli, città che adora. Un po' per pigrizia, un po' per le tante attenzioni della sorella Sara, continua a vivere con lei e suo cognato. In una calda giornata di maggio I...